Il Tour de l’Avenir Femmes appena concluso è solo l’ultima tappa del suo percorso di crescita esponenziale. Da qualche mese Gaia Masetti si è calata in una stabile dimensione nella quale pare trovarsi a proprio agio. Te ne accorgi ogni volta che le parli a scapito dei suoi appena ventuno anni di età.
Se il 2022 era stato l’anno del passaggio all’estero nella AG Insurance-Soudal-Quick Step, con tutto quello che comporta per un’atleta giovane, questa stagione per la ragazza di Fiorano Modenese (in apertura, foto Vaucouleur) ha decretato un netto salto di qualità. La vera fine dell’ambientamento agonistico c’è stato probabilmente il 5 maggio quando Masetti ha conquistato in solitaria La Classique Morbihan ed il giorno successivo ha centrato una top 10 da capitana. Si sa, la vittoria è un interruttore che accende la forma psicofisica del corridore e le sue relative speranze. Ed è stato così anche per Gaia finora. Durante il suo rientro dalla Francia con la nazionale U23, ne abbiamo parlato con lei, che ci ha anche anticipato un’importante notizia del suo futuro.
All’Avenir Femmes l’Italia è stata protagonista. Da dove vogliamo cominciare?
Iniziamo dalla fine, visto che è più fresca. All’ultima tappa forse ci aspettavamo tutte noi qualcosa in più. Dovevamo tenere chiusa la gara. Il nostro piano prevedeva che Realini dovesse attaccare sulla prima salita, il Col de Saisies. In effetti è andata così e quando lei a 5 chilometri dal gpm è scattata la corsa è esplosa e c’è stata subito selezione. Nel gruppo dietro eravamo in una ventina dove Barale ed io siamo riuscite a restare agganciate. Invece nella successiva discesa Van Anrooij, Shackley e Van Empel hanno attaccato Gaia, sapendo che quello è il suo punto debole. Lei stessa lo sa. In fondo alla discesa Barale ed io abbiamo tirato per ricucire sulle tre di testa e riportare Gaia davanti. E c’eravamo riuscite…
Cosa è successo da lì in poi?
Praticamente lo stesso copione di prima. Il Cormet de Roselend era lungo 20 chilometri pertanto Realini è riuscita ad scattare nuovamente e staccare tutte ai meno 5. Ma nella seguente discesa Van Anrooij, che la conosce bene visto che è sua compagna di squadra, l’ha attaccata da sola e si è involata verso il traguardo e verso la vittoria dell’Avenir. Peccato, Gaia ha pagato gli scatti continui, gli sforzi della tappa precedente, quella che ha vinto (a Megeve, ndr) e forse non era nella sua giornata migliore. Ma al netto di questo, lei è andata molto forte e noi siamo soddisfatte di come abbiamo corso. Non potevamo fare di più.
Venendo a te, nella terza frazione avevi centrato un bel terzo posto…
E’ stato un piazzamento che un po’ mi rammarica, chiaramente, ma che tuttavia mi rende felice perché non me lo aspettavo. Il finale della tappa era piuttosto mosso altimetricamente, non proprio adattissimo alle mie caratteristiche. Però quando ho visto che ero nel gruppo di testa e che mi sentivo bene, abbiamo deciso che avrei fatto io lo sprint. E’ andato così ma come dicevo prima, sono contenta.
Sei stata sempre nel vivo di tutte le tappe, anche le ultime di montagna. Sei sorpresa del tuo rendimento oppure no?
Dopo la fine del Giro Donne sapevo che avrei disputato l’Avenir Femmes e quindi ho cominciato subito a concentrarmi. Ho lavorato davvero tanto e molto duramente. Sapevo a cosa sarei andata incontro anche perché alcune tappe le conoscevo un po’. Ero consapevole che sarei andata in Francia per lavorare per Gaia (Realini, ndr) ma mi sono preparata come se fossi io a curare la generale. In ogni caso sapevo anche che avrei avuto la possibilità di giocarmi le mie carte. In tutto questo devo ringraziare il mio preparatore Gaetano Zanetti (che è anche il diesse della Arvedi Cycling, ndr) che mi segue ormai da diversi anni. Sono arrivata alla fine del programma di lavoro che quasi piangevo dalla fatica fatta, ma devo dire che ne è valsa la pena e che ho sentito tanto i benefici.
Torni dall’Avenir Femmes con qualche riferimento in più?
Posso dire che rientro dalla Francia con un ulteriore grande bagaglio di esperienza, ma non spiazzata più di tanto. In questo senso mi sento di aver fatto un salto triplo in avanti. Ho notato che da una gara all’altra mi sentivo più pronta sotto il profilo della consapevolezza. L’anno scorso ho fatto tante classiche del Nord e quando corri in sequenza gare come Amstel, Freccia Vallone e Liegi o Fiandre e Roubaix, cresci per forza di cose. Senti i benefici e ti accorgi che la differenza rispetto alle settimane precedenti c’è. Poi va detto che correndo all’estero si prendono belle batoste che fanno bene per la tua crescita (sorride, ndr).
Quindi non hai mai rimpianto la scelta di andare in una formazione belga.
No, assolutamente. Sì, forse qualcuno può avere pensato inizialmente ad una scommessa, ma ribadisco che un anno all’estero vale come cinque in una squadra italiana. Se una ragazza vuole fare del ciclismo il suo mestiere, allora deve andare all’estero. E questo è sempre stato il mio obiettivo da quando corro. Nella mia squadra sto completando il mio processo di crescita, mi sento molto maturata. Con i miei tecnici ne parliamo spesso. Qui alla AG Insurance-Soudal-QuickStep mi trovo molto bene, tanto che da pochi giorni abbiamo allungato il mio contratto di altre due stagioni (quindi fino al 2025, ndr). Inoltre l’anno prossimo dovremmo ottenere la licenza WT grazie ai punti conquistati, anche se devo dire che finora siamo stati un team continental sui generis per qualità ed organizzazione.
Facendo un passo indietro di qualche mese, la vittoria di maggio a Morbihan cosa ha rappresentato per Gaia Masetti?
Mi ha sbloccato, finalmente direi (sorride, ndr). Ci voleva quel successo, per tanti motivi. Ed è arrivata per una serie di circostanze. Un po’ di fortuna ma è vero anche che ero in giornata di grazia. Di sicuro è stata una vittoria che mi aveva dato tanto morale e che mi era servita per guardare agli obiettivi successivi con più fiducia. Il campionato italiano, il Giro Donne, l’Avenir Femmes sono andati bene. Ora invece ci sono quelli della seconda parte di stagione, un paio di essi ancora con la maglia azzurra.
Come ti presenti a queste nuove sfide?
Starò a casa qualche giorno per recuperare e poi continuare con gli allenamenti. Con la nazionale U23 farò il Watersley Ladies Challenge (dal 15 al 17 settembre, ndr). Correremo nel sud dell’Olanda, una zona con qualche rilievo e che conosco piuttosto bene. Spero di poter avere più spazio per giocarmi le mie carte. Poi resteremo su per l’europeo (la prova in linea ci sarà il 22 settembre, ndr). Sarà la mia prima volta che lo correrò e sarà la mia prima volta anche sul Vamberg.
Un percorso che ti si addice?
So che il Vamberg è una collinetta artificiale dove c’è anche del pavè e so che è adatta alle mie caratteristiche. Non so se sarò una punta, ma voglio farmi trovare pronta come ho fatto ultimamente. Ho avuto la riprova che quando ti prepari a dovere e ti presenti alle gare con un’ottima condizione, puoi fare risultato e grandi prestazioni anche sui terreni più difficili.