Scrivendo di Prologo qualche giorno fa, avevamo parlato della scelta della sella, come questa avvenga e su quali basi. Stavolta passiamo allo step successivo, vale a dire il montaggio. E lo facciamo ancora con l’aiuto di un meccanico e di un biomeccanico.
Il meccanico in questione è Gabriele Tosello dell’Astana-Qazaqstan, uno dei numerosi team che utilizzano selle Prologo. Il biomeccanico (e coach) è ancora Andrea Fusaz, con il quale di fatto abbiamo continuato il discorso della volta scorsa.
Meccanico, parla Tosello
Partiamo da Tosello. Il “Toso” ne ha di esperienza in merito, non a caso è il capo dei meccanici in casa Astana. Anche lui come come Ronny Baron ci ha parlato della qualità di queste selle. Apparentemente il montaggio di una sella sembra cosa banale, e magari lo è anche, tuttavia vanno considerati diversi aspetti, primo dei quali il serraggio.
Gabriele, Prologo vi dà delle indicazioni in merito?
Ci danno delle indicazioni sul montaggio chiaramente, poi siamo noi meccanici che prestiamo grande attenzione soprattutto per quel riguarda lo scafo, “il telaietto” in carbonio e il suo serraggio. Serraggio che deve essere fatto con la chiave dinamometrica. In questa fase bisogna prestare attenzione. La stretta deve avvenire in modo omogeneo e contemporaneo. Con Wilier siamo fortunati perché abbiamo un tipo di reggisella che ha una vite sola e non ha bisogno di un serraggio fortissimo. Noi chiudiamo a 10 N/m, che non è poi così tanto per una sella.
Utilizzate il vecchio trucco della carta vetrata oppure non ce n’è bisogno?
No, non ne abbiamo bisogno perché di base le selle Prologo hanno un buon grip e il nostro reggisella, come detto, si combina bene con queste selle. E comunque ormai non si usa praticamente più.
Varia il montaggio da modello a modello?
No, questo anche grazie al nostro reggisella che dalla Wilier Filante, alla Zero e fino alla bici da crono è lo stesso, magari per altri team con altri serraggi può cambiare.
Può sembrare una domanda banale, ma quanto si impiega a montare una sella?
Mediamente 10 minuti. Merito anche degli strumenti che ormai abbiamo, come la dima: riusciamo subito a metterla perfettamente nella posizione indicata.
Quali sono le richieste quando montate le selle?
Quando cambi la sella, l’unico problema è che la precedente è un pochino più morbida. Mettiamo la nuova alla stessa altezza, con gli stessi angoli, lo stesso arretramento, però alla seduta qualcuno sente la differenza. Credono di essere più alti, ma così non è. E allora è capitato che i più sensibili, vedi Felline o Luis Leon Sanchez, se la siano fatta abbassare di mezzo millimetro. E dopo due, tre giorni l’abbiano rialzata. Ma sono i super sensibili… E’ anche un fatto psicologico.
Quante selle vi fornisce Prologo ad inizio anno?
Circa 300, considerate che tra WorldTour e continental abbiamo 270 bici montate. In più nel corso della stagione c’è qualche reintegro e si arriva a 350-360 selle. Per fortuna gli atleti hanno le idee chiare e siamo riusciti a ridurre drasticamente il numero dei modelli rispetto al passato.
E quali sono quelli che vanno per la maggiore in casa Astana?
La Prologo M5 Scrath, sia nella versione tradizionale che in quella Pas (col foro in mezzo, ndr) e la Dimension. In più c’è la Dimension Tri per la crono.
Con i tecnici di Prologo di cosa parlate?
Prima di tutto chiedono se c’è qualche qualche richiesta particolare da parte dei corridori e se qualcuno ha qualche problema, ma il più delle volte ci annunciano i nuovi modelli in arrivo o qualche modello in particolare per questo o quell’atleta. Una cosa che vorrei dire è che con Prologo abbiamo problemi zero, a partire dai prodotti. E non lo dico perché li usiamo noi, ma perché sono davvero selle valide.
I loro tecnici ritirano mai delle selle? Magari per analizzarne il consumo, l’usura…
Ogni tanto gli diamo qualche sella. Quelle che in gergo si dicono “sfondate”, cioè che si sono imbarcate. Ma ormai, con Prologo soprattutto, non succede più. Sì, la sella perde un minimo di rigidità, di efficienza, ma è più un aspetto legato all’imbottitura che alla struttura. Di selle difettose ce ne sarà a dire tanto l’uno per cento. Per dire: quest’anno ancora nessuna è tornata indietro e lo scorso ce ne sono state 2 su 350, niente in pratica.
In effetti..
E poi sempre in seguito a delle botte, solitamente buche, avvenute in corsa. Il telaietto si era parzialmente scollato e allora le hanno ritirate, le hanno analizzate… Ma ripeto: questo era avvenuto dopo traumi importanti.
Biomeccanico, tocca a Fusaz
Ma per un buon montaggio finale, un pro’ non può esimersi dall’esame del biomeccanico. Visto che Andrea Fusaz, del CTF Lab, aveva l’argomento “bello caldo”, siamo tornati dal lui. Va ricordato però che Prologo, proprio per la scelta e la conseguente messa in posizione della sella, ha messo a punto il sistema Prologo MyOwn Pressure Map.
Andrea, l’altra volta si parlava soprattutto del posizionamento dell’atleta? In questo caso, dopo il montaggio si parla della “messa in bolla”, se è corretto dire così…
Io non parlerei più di messa in bolla, quanto farei piuttosto riferimento alla flessibilità della persona. Flessibilità del bacino: la capacità di stare ruotato o meno col bacino. In base a questa ognuno ha bisogno di un’inclinazione differente.
Vai avanti…
C’è chi è più bloccato e chi è meno. C’è chi sente molto la punta della sella, chi invece no. Chi sente la punta della sella di norma ha una retroversione importante e a quel punto bisogna adattarlo. Bisogna adattare la sella a questa retroversione cercando di ridurla abbassando la punta. Al contrario, c’è chi riesce a stare completamente in antiversione sulla sella, per cui la sella stessa può essere messa più “in bolla”. Detto questo, io ritengo che almeno un grado di inclinazione con la punta verso il basso debba esserci.
Perché si sfrutta meglio la spinta posteriore e si è più liberi davanti, chiaro. Quindi non c’è più “l’obbligo” di stare in bolla?
Direi di no, è molto più importante riuscire a valutare le esigenze e le caratteristiche di chi utilizza la sella, in modo da consigliarlo al meglio sia per la sella stessa che per la sua posizione (inclinazione, arretramento, altezza). E non a caso sono del parere che se cambi sella devi rifare un posizionamento generale. Un diverso tipo di seduta significa un diverso tipo di spinta. Quindi ci saranno dei muscoli che lavoreranno in maniera diversa, ci sarà il bacino che potrà essere più o meno libero.
Facciamo un esempio con dei modelli?
Per esempio, una Dimension che è una sella più piatta, tende a tenere il bacino un po’ più fermo nel movimento verticale. Mentre una sella come la Scratch permette al bacino di muoversi di più. Se quindi prendo in considerazione queste due selle e le metto nella stessa posizione, la persona che ci si piegherà sopra non pedalerà allo stesso modo. Di conseguenza devo adattare la posizione.
Come vi coordinate con il meccanico?
Essendo atleti evoluti, più di qualcuno ha la sua posizione di partenza e preferisce mantenerla. Chi vuole approfondire il discorso, prima passa dal biomeccanico. Infine i meccanici riportano in maniera fedelissima tutto quello che viene fatto in studio.