I mondiali su pista di Glasgow sembrano ancora lontani, ma considerando la posta in gioco, Marco Villa non sta certamente con le mani in mano. Il cammino di avvicinamento è iniziato già da tempo, le tappe di Nations Cup sono state avare di soddisfazioni, la qualificazione olimpica non sarà in pericolo, ma il tecnico azzurro già pensa a come arrivarci, a Parigi 2024.
A tutto ciò si aggiungano gli infortuni, mai così concentrati per la nazionale italiana, soprattutto al femminile. Proprio per questo Villa deve fare i conti con giornate mai semplici.
«C’è chi sta facendo recupero, chi ha ripreso a correre, chi è ancora in “bacino di carenaggio”. Bisogna affrontare mille situazioni, manca un mese e mezzo e dobbiamo organizzarci».


L’infortunio della Balsamo è stato l’ultima mazzata…
Non c’è solo il suo infortunio, anche quello della Guazzini, metà del quartetto campione del mondo è in piena convalescenza. Per quest’ultima per fortuna le notizie sono confortanti, ha ripreso e probabilmente farà il Tour, ma certamente sarà a ridosso dei mondiali e ci sarà poco tempo per rifinire i sincronismi, questa è la cosa che più mi preoccupa.
E per la Balsamo?
Elisa non ha ancora cominciato a fare i rulli. Sono stato da lei – racconta Villa – e l’ho sentita comunque positiva e carica. Non le ho chiesto i tempi di ripresa, deve stare tranquilla e seguire i normali passi. La conosco ormai dallo scorso anno e so che quando può riprendere, ci mette poco ad acquisire la condizione, infatti ad inizio stagione è sempre una delle più pronte. Per questo è una che, a prescindere da quel che ha potuto fare, deve essere sempre parte del gruppo.


Il problema d’altro canto non riguarda solo te, ad esempio la Gran Bretagna ha a che fare con la frattura della clavicola di Hayter…
Sappiamo che fa parte del gioco, ho sempre detto che avere un gruppo numeroso impone certe scelte, ma in situazioni come questa è anche un vantaggio, permette di riuscire a trovare comunque una soluzione.
Il mondiale di quest’anno però è di difficile gestione, accomunando tutte le discipline.
Questo è un problema relativo, vorrei ricordare che con una situazione del genere abbiamo vinto un oro olimpico e segnato il record del mondo, nel senso che Ganna solo 5 giorni prima aveva fatto la cronometro. Bisogna però dare a ogni prova il giusto peso – prosegue Villa – in Inghilterra non si sono certo lamentati perché Pidcock invece di fare l’Olimpiade su strada ha vinto quella di mtb. Un oro è un oro… Io non ho mai obbligato nessuno, prendo chi ha voglia.


Ti sono giunte voci di rinuncia da parte dei moschettieri del quartetto?
Ricordo bene quanto avvenne subito dopo Tokyo: i ragazzi fecero un patto fra loro e si ripromisero di fare di tutto per arrivare a Parigi e riconfermarsi. Ganna ha detto chiaramente che vuole puntare sulla crono di Glasgow e sulla pista e a me va benissimo. Io comunque devo lavorare in comune accordo con i programmi che i ragazzi hanno stilato con i rispettivi team manager, non ho mai messo becco su questo e mai lo farò. Mi adatto. D’altronde quando i ragazzi vincono su strada sono il primo ad essere orgoglioso, vedi quel che Milan ha fatto al Giro d’Italia.
Il programma però è complicato…
Su questo bisogna fare dei distinguo. Il problema per Pippo nell’abbinare strada e pista è che non ha tempi di recupero per fare non tanto il quartetto, quanto la prova individuale su pista, ma può rinunciare a quest’ultima che non è specialità olimpica. Io guardando il programma sono convinto che la difficoltà maggiore è invece abbinare la corsa in linea della domenica con la cronometro del venerdì successivo.


Spiegati meglio…
La domenica i corridori affrontano 270 chilometri, il che significa che nei due giorni successivi non puoi fare praticamente nulla. Ma arrivi troppo sotto la gara contro il tempo senza aver potuto fare i necessari lavori specifici nelle giornate immediatamente precedenti, non hai il tempo materiale. Il problema non è l’abbinamento pista-strada, ma strada-strada…
Sarà necessario fare un piano comune con Bennati…
Non solo con lui, anche con Velo, Amadori, Sangalli… Abbiamo sempre lavorato di comune accordo, poi c’è un team manager come Amadio che tiene le fila. Questo anzi aiuta molto nella gestione dell’evento.
Pensi che rispetto al quartetto, le altre specialità avranno quest’anno minor peso, pensando alle necessità della qualificazione olimpica?
No, ma è chiaro che ogni federazione deve fare i conti con quel che ha. Mi spiego meglio: noi abbiamo un quartetto da qualificare e partiamo da quello, una nazione come il Portogallo ad esempio ha fortissimi elementi per madison e omnium e quindi privilegia quelli. Noi però lo sappiamo da tempo, abbiamo gente forte che lavora sia per il quartetto che per altre specialità, magari avremo anche grandi specialisti delle altre discipline che, proprio per le esigenze di qualificazione olimpica, potranno restare fuori oppure rientrare attraverso la riserva del quartetto. Le regole del lavoro le conosciamo dal post Tokyo e ci siamo adeguati.