Elena Cecchini è di nuovo in Belgio. La campionessa del Team Sd Workx, in pratica si è fatta tutta, ma proprio tutta la campagna del Nord. Questa mattina inizia anche la caccia alle prove delle Ardenne: Freccia, fra pochissimo, e Liegi domenica.
«Peccato – si toglie subito un sassolino Elena (e giustamente aggiungiamo noi) – che ci siano orari di partenza assurdi. Alle 8,35 la Freccia e alle 8,40 la Liegi, da Bastogne. Oltre che non ci sarà nessuno, si tratta anche di motivazioni tecniche. Fa freddo, bisogna alzarsi alle 5 per fare una buona colazione. Insomma, non è un allenamento».
Elena, come accennato, stai facendo tutte le gare del Nord: muri, pavè e cotes…
In pratica sì. E stata un primavera strana, perché sono fuori da fine febbraio ma alla fine ho fatto solo 7-8 corse, però tutte importanti. Queste classiche sono stancanti. Alcune richiedono anche due giorni di recupero pieni. E non è facile perché di testa senti il bisogno di staccare, anche se magari fisicamente stai bene. Ma si sa che quando la testa fa fatica, poi tutto il resto non gira al meglio. Io sono “sul pezzo” da fine novembre.
Più qualità che quantità dunque…
Esatto. Con il team è stata fatta questa scelta di puntare a tutte gare di prima fascia e per questo non ne ho fatte tante. Riguardo alle Ardenne, invece, in qualche modo sono stata io a propormi.
Come mai?
Perché sapevo che avrei potuto dare il mio supporto. Anche se non sono proprio le mie gare ho detto alla squadra: «Se c’è bisogno, io ci sono». E poi c’era anche la volontà di allungare un po’ la lista delle gare da mettere nelle gambe, visto che a maggio mi aspetta un periodo di preparazione.
Hai parlato di scelta di gare di primo livello. Con Lotte Kopecky e Demi Vollering avete praticamente vinto tutto. C’è questo senso d’imbattibilità stile Pogacar? Lo avvertite intorno a voi?
Vi dico questo e lo dico con umiltà. In ogni ritiro, abbiamo fatto allenamenti di qualità. Lavori pesanti e tanta quantità. Ricordo che durante uno di questi camp ho detto a Danny Stam (diesse e team manager della Sd Workx, ndr): «Alle classiche andremo forte». Lui mi ha chiesto il perché. Gli ho risposto: «Al termine di ogni allenamento sono sfinita. Soffro tanto, ma vedo anche che io sto bene. Esprimo dei bei valori». Ormai un po’ di esperienza per capire le cose ce l’ho e infatti…
Cecchini profeta in patria, insomma!
Riguardo al senso d’imbattibilità non ci sentiamo imbattibili. Abbiamo anche perso come a Roubaix, per esempio. Siamo consapevoli che è un periodo. Non sarà tutto l’anno così. Ad un certo punto gli stati di forma si livelleranno. Per esempio già per la Liegi vedo un team Trek-Segafredo super competitivo. Come si dice: vincere, aiuta a vincere. E chi, come me, deve aiutare lo fa con piacere. In squadra c’è sintonia. Stiamo facendo qualcosa di straordinario, è vero, ma dobbiamo goderci il momento. Sapendo, come ho detto, che non sarà sempre così.
Chiarissima…
Al Fiandre ho parlato con Anna Van der Breggen e lei mi ha detto di essere preoccupata perché sentiva di avere gli occhi addosso. Mi diceva: «Quando c’è una riunione di diesse o altri direttori parlano, arriviamo noi della Sd Workx e l’ambiente s’irrigidisce. E’ come se avessimo tutto il gruppo contro». In parte la sentiamo anche noi atlete questa tipologia di pressione.
Prima, Elena, hai parlato di maggio come un mese di preparazione per te. Cosa ci puoi dire?
Dopo la Liegi, andrò una settimana a casa per staccare un po’ e poi salirò a Livigno per tre settimane. Lì ci saranno Barbara Guarischi e altre ragazze. Poi vorrei scendere e fare il Turingen. E sarebbe importante farlo perché il Women’s Tour è saltato e so che altre gare sono in difficoltà finanziarie. In ogni caso da lì inizierò poi a fare dei lavori specifici in vista del Giro, degli italiani… Senza contare che con il mondiale ad agosto diventa una stagione un po’ strana.
Un bel cambiamento…
Ci voleva per me, ma certo è un bel caos organizzativo. Vedo che mette pressione alle Federazioni. Ma credo che per le atlete sia bello. In più il percorso scozzese è anche adatto alle mie caratteristiche. L’obiettivo è fare bene al mondiale. Arrivarci in condizione.
E come farai per arrivare al meglio a quegli appuntamenti?
Con delle gare, con gli specifici e con il dietro motore. Il fatto che alcune corse potrebbero saltare mi consente d’impostare l’altura in un certo modo. Ovvero curando davvero la base, l’endurance, senza per forza dover inserire dei lavori intensi verso la fine del ritiro. Sarà un’altura al 101%, in cui bisognerà ascoltare molto il proprio corpo. Diversa. Stimolante.
Sin qui hai aiutato molto le tue compagne. Le tue gambe e la tua esperienza sono state messe al loro servizio: ma questa estate ci sarà più spazio per Elena Cecchini?
Sì, sì… Una cosa speciale della Sd Workx è che si può avere la propria occasione. E’ palese che in un team come il nostro ci sono almeno quattro super leader, ma è altrettanto vero che se al Giro per esempio mi ritrovo in fuga magari mi lasciano spazio. O se dico: «Oggi vorrei fare la tappa», loro mi supporteranno. Chiaro che in classiche così importanti come quelle Nord, che tra l’altro per loro sono come dei mondiali – credetemi – ci si mette a loro disposizione.
Danno più garanzie…
Certo, ma anche per noi che dobbiamo aiutarle c’è un approccio diverso. Poi un conto è una classica: corsa secca di un giorno. Un conto è una corsa a tappe. Sai che non tutti i giorni puoi essere sul pezzo, anche la tua capitana può essere meno concentrata. Insomma, cambia tutto per lei e anche per te che devi aiutare.