Evenepoel scatta ancora. Stringe bene la prima curva e poi si rilancia verso la seconda, dopo la quale c’è l’arrivo. Ciccone ha battezzato la sua ruota da quando il campione del mondo ha aperto il gas e non la molla nemmeno questa volta. Per chi lo conosce è facile pensare che voglia dedicare la vittoria all’amico Cataldo e per questo è disposto ad andare a fondo nella sofferenza. Ma queste sono parole, sulla bici hanno un altro suono e ben altro sapore. Eppure l’ennesima accelerazione di Remco non scava buchi, fra le ruote non c’è luce e quando il belga allarga la linea entrando nell’ultima curva, Ciccone si infila lesto come una saetta. Le mani questa volta sono basse sul manubrio, la lezione di Tortoreto ha trovato la giusta considerazione.
Il rettilineo è breve e si apre davanti. Evenepoel è indietro, Roglic tenta la rimonta, ma non guadagna neanche un centimetro. Ciccone conquista l’arrivo di Vallter, località sciistica oltre i duemila metri. E anche se nel suo palmares ci sono tappe del Giro e la maglia gialla del Tour, visti i rivali che ha battuto, per l’abruzzese si tratta della più bella vittoria.
«Siamo partiti con il piede giusto – sorride con lo sguardo sicuro – e oggi è stata una vittoria molto particolare. Dopo la caduta di Cataldo, avevo promesso alla squadra che avrei vinto per lui e farlo così, con questi corridori, è ancora più bello. Quindi oggi la dedico a Dario e gli auguriamo tutti di rimettersi il prima possibile».


Racconta, cosa hai combinato?
L’ultima salita è stata davvero molto veloce e nella mia testa ho cercato di fare del mio meglio per rimanere agganciato. Segui, segui, segui. Nell’ultimo chilometro ho cercato di ragionare e di non sbagliare niente.
Infatti è sembrato un finale perfetto.
Non so dove ho trovato le forse per fare l’ultimo sprint negli ultimi 50 metri, ma ora sono davvero felice. Voglio godermi questo giorno e domani iniziamo a pensare al resto della corsa.
Eri venuto per fare classifica?
No, l’idea principale era puntare a una tappa. Ma per come si è messa finora, potrei anche lottare per la classifica. La vivrò giorno per giorno e senza stress. La squadra è forte per ogni tipo di corsa (dopo aver perso ieri Cataldo, la Trek-Segafredo oggi ha perso per caduta anche Elissonde, ndr).


Gli attacchi di Evenepoel facevano male?
Sappiamo tutti che quando si muove Remco, devi seguirlo, ma devi avere le gambe per farlo, quindi non è facile. E’ facile saperlo, ma è difficile farlo. Oggi è andata bene, ho avuto le gambe che servivano.
Questa volta in volata è andata bene…
Ne avevo persa qualcuna nelle ultime settimane (il riferimento proprio al giorno di Tortoreto lo fa sorridere, ndr), ma sapevo di stare bene. E ho fatto tutto nel modo giusto.
Come è stata l’ultima salita?
L’abbiamo fatta veramente molto forte. Il Bahrain l’ha presa subito con un ritmo veramente fortissimo. Poi il passo è calato verso la metà, quando è andato via Chaves. Io comunque sapevo quello che dovevo fare. Sapevo che avrei corso solo sulle ruote di Evenepoel e di Roglic e così ho fatto. Mi sono giocato le mie carte fino alla fine.


Evenepoel ha continuato a scattare sino in cima.
E’ andato veramente fortissimo, negli ultimi metri ero al limite. Però quando vedi il traguardo, riesci a trovare qualche energia per sprintare e dare il 100 per cento.
Il fatto di essere oltre i duemila ha inciso?
Mi sono sempre trovato bene in altura e mi piace molto arrivare su queste salite molto lunghe, ma regolari e soprattutto sopra i 2.000 metri. Quindi sapevo che oggi potevamo giocarci una buona occasione e farlo così con i migliori al mondo per me è una grande soddisfazione. Non ho paura di dire che sia la vittoria più bella della mia carriera.