Villemur sur Tarn, grazioso paesino del Sud della Francia non distante da Tolosa. Colline dolci, campi ordinati, strade che sono un invito ad andare in bici: è da qui che parte la stagione del CPS Professional Team, la squadra juniores nata dalla fusione di tre società: il Cps appunto, una parte della Franco Ballerini e della Nuova Arma di Taggia.
Per i ragazzi di Clemente Cavaliere, Andrea Bardelli e Gianluca Oddone è la classica esperienza all’estero che tanto viene millantata in Italia. Stavolta ci si prova.
Pensate che per venire in Francia hanno dovuto chiedere un permesso speciale alla FCI, visto che in Italia la stagione degli juniores scatta a marzo. Non solo, ma la gara francese, la Challenge Anthony Perez, è una due giorni e chissà per quale stramba norma i ragazzi possono fare un solo di giorno di corsa ciascuno. Pertanto si è partiti con dieci atleti e due vetture, col risultato di far lievitare i costi.
C’è Skjelmose
Partenza ieri. Da Sanremo ci ritrova e si parte alla volta della Francia. I cantautori italiani nella pen drive dell’ammiraglia per diesse e giornalista! E le cuffiette nelle orecchie dei ragazzi, che ascoltano tutt’altra musica.
Ma quando non c’è la musica il ciclismo è l’argomento che tiene banco. I watt, gli allenamenti di Van Aert su Strava, qualche domanda sui nostri articoli, la vittoria di Molano al UAE Tour e un’ammiraglia della Trek-Segafredo incontrata in autostrada. Sbirciando si riconosce Mattias Skjelmose, il quale saluta divertito e compiaciuto.
Il danese, classe 2000, magari pensava a quando era lui il ragazzino che viaggiava con i compagni. E i ragazzi del CPS sognano di essere al suo posto fra una manciata di stagioni.
Si arriva che ormai è sera. Per l’occasione è stata affittata una graziosa villetta in campagna. La Francia, togliendo Parigi e qualche altra città, è caratterizzata “da uno splendido nulla”. E qui il nulla è composto da campagne, boschi silenziosi e colline dolci.
Si cena. Qualcuno si preoccupa che non ci sia abbastanza pasta per tutti. Poi alla spicciolata, dopo aver lavato i piatti, tutti vanno a dormire. Non sono neanche le 22, mentre Bardelli e Luciano Cordone controllano il percorso per l’allenamento dell’indomani, cioè di stamattina.
Risveglio freddo
Il cielo è grigio e ci sono cinque gradi. A colazione i ragazzi parlano su come si vestiranno. Chi ha un solo paio di gambali non vuole rischiare di bagnarlo in vista della gara. E poi c’è chi sceglie i puntali, chi i copriscarpa interi.
Durante il trasferimento si parla del menu del pranzo. Riso o pasta con tonno? E poi le carote vanno bene per tutti? Sono i ragazzi stessi a decidere cosa mangeranno… anche perché sono (anche) loro che cucinano. Già questo è uno step verso la crescita e l’autonomia. Parliamo di gente che ha 17-18 anni.
Bardelli spiega il percorso che si andrà a fare. E’ l’anello del sabato. Quello più duro della due giorni. E difatti non c’è un metro di pianura. Senza contare che ci sono due strappi cattivi. Uno è a circa due terzi dell’anello: misura un chilometro scarso al 15% ed è seguito da un falsopiano. L’altro è quello dell’arrivo: una salita di un chilometro con gli ultimi 200 metri al 20% o giù di lì.
I ragazzi pedalano. Osservano con attenzione. Qualcuno ne esce più convinto e dice che attaccherà, altri sono un pelo “intimoriti” da quelle strappate. Tanto più che il parterre si annuncia bello tosto e già di livello internazionale.
Relax…
Al rientro si pranza tutti insieme. E sempre tutti insieme si riordina la casa. Poi il relax. Una piccola passeggiata in mezzo a questo “nulla di campagna” o sdraiati sul letto…
E’ interessante ascoltare i ragazzi. Come scherzano, come parlano delle loro gare, come commentano quelle dei pro’. Oggi per esempio, al Gran Camino ha vinto Vingegaard e subito si è finiti allo scontro del Tour con Pogacar. Chi sarà favorito?
Sul gruppo WhatsApp, che guarda caso si chiama Francia, viene inviato il programma. E questo dice che alle 15:30 si devono lavare le bici, almeno quelle che corrono domani.
E riunione
Alle 17 ecco il momento clou: la riunione. Bardelli la nomina sin da prima della partenza per la Francia. E così con un quarto d’ora di anticipo sono tutti a raccolta nella sala da pranzo dominata da un grande camino, dove qualcuno prova a cuocere una patata al cartoccio. E’ la merenda al posto della crostata.
In riunione Oddone siede a capotavola vicino a Bardelli, che parla. Insiste molto sul fatto che è un’esperienza per il futuro, ma anche che si può fare risultato vista la buona preparazione invernale effettuata. Poi passa alla tattica e al percorso, con tutti i dati scaricati da TrainingPeaks.
Spiega i punti pericolosi, quelli decisivi e quando bisogna stare attenti. «Occhio a questi tre chilometri – e li indica sull’altimetria – perché sulle salite sono tutti attenti, ma è in questi dove ci si può rilassare che potrebbe partire la fuga buona. E qui poi non ci sono team che vanno a chiudere. E’ corsa libera».
Ad ogni corridore viene e assegnato il numero di qualche outsider particolarmente pericoloso. In linea di massima sono quelli gli atleti da controllare. Poi è chiaro che la corsa potrà prendere una piega differente, ma di base le direttive sono: controllare i ragazzi indicati e cercare di essere compatti nelle prime posizioni, soprattutto al primo e al penultimo giro, quello che si presume possa essere decisivo.
Tutto sembra pronto dunque. Le scelte sono state fatte. Domani saranno di scena i ragazzi che meglio vanno in salita e domenica quelli più veloci. Chi non corre andrà alla scoperta del tracciato di dopodomani. Non resta che cenare e riposare bene.
Fra poche ore ci si attacca il numero sulla schiena. E la prima corsa della stagione ha sempre un fascino particolare.