Sarà la Isolmant-Premac-Vittoria di Giovanni Fidanza la squadra che accoglierà Francesca Baroni e Gaia Realini, due fra le più forti specialiste azzurre del ciclocross, tra le elite su strada. Ma se la prima compirà 22 anni e ha già una struttura fisica più matura, l’abruzzese ha due anni in meno e ancora più strada da fare. L’aspetto singolare dell’arrivo di Baroni alla corte del bergamasco è che l’idea è stata di Mario Cipollini.
«Mario è sempre molto disponibile con me – ha spiegato Francesca – va in bici sulle mie stesse strade e spesso ci incontriamo. Sapendo che stavo cercando squadra, mi ha messo in contatto con il suo amico Fidanza e così…».
Debutto a Loano
“Fido” conferma e intanto lavora alla messa in moto della stagione, che prenderà il via il 20 con una videopresentazione, proseguirà il 27 febbraio a Loano con il debutto effettivo e andrà avanti con un ritiro fino alla Strade Bianche.
«Conoscevo Francesca – dice – perché ha la stessa età di mia figlia Martina, per cui negli ultimi due anni l’ho sempre vista, anche se negli ultimi mesi è cresciuta davvero tanto rispetto alle rivali, alla Casasola per esempio. Nel cross ha dimostrato di avere grandi doti. Ho avuto modo di seguirla al Giro Rosa. E sebbene fosse duro, l’ha finito in crescendo di condizione.
Pensi che continueranno con il cross?
Non è che lo penso, ne sono sicuro. Quando hanno firmato il contratto, entrambe lo hanno posto come condizione, per cui la loro stagione è stata disegnata in funzione di questo. Nell’accordo c’è scritto anche che continueranno a lavorare con Guerciotti, con cui hanno sempre collaborato. Ma al di là di questo, a me piace che facciano più discipline. Anche all’estero, le più forti corrono praticamente tutto l’anno, programmando bene gli appuntamenti.
Non sono troppi 12 mesi di attività?
E’ ovvio che facendo il cross, su strada non puoi fare un programma di 8 mesi. Per questo, sia Francesca che Gaia Realini faranno un bell’inizio di stagione, cercando di sfruttare la condizione del cross. Poi, arrivate al Trofeo Binda di Cittiglio, si fermeranno per riprogrammare la preparazione fino ai campionati italiani di fine giugno e il Giro Rosa di luglio. Queste per noi sono le corse più importanti.
E il finale di stagione?
Dal mio punto di vista e per quello che ci siamo detti, da agosto in poi riprenderanno a lavorare in vista del cross.
Anche se il mondiale è nelle Fiandre?
Il seguito è tutto da vedere. Perché è vero che sono abituate a grandi sforzi, ma sono giovani. Nessuno esclude niente, ma vediamo.
Anche per la strada Francesca Baroni continuerà a lavorare con Pino Toni?
Sì, sarebbe inutile cambiare. Se si trova bene e ha fiducia, soprattutto se è arrivata con lui a un certo livello, non serve stravolgerle le abitudini.
Invece Realini?
Anche Gaia ha il suo preparatore, che è Francesco Masciarelli. E’ importante che mantengano i loro punti di riferimento, con il patto che ci si confronti con la squadra e si concordino i percorsi di lavoro.
Si può immaginare quali margini abbiano entrambe?
Sono giovani, vanno messe alla prova. Francesca dà la sensazione di essere più potente, ma anche Gaia, che pure è così minuta, ha tanta forza. L’ho vista l’anno scorso al Giro delle Marche e nella tappa più dura si è mossa davvero bene. Per entrambe c’è la sicurezza di una squadra che ha 3 anni di sponsorizzazione assicurati. Gli sponsor sono appassionati e sono entrati nella società per farla crescere, permettendomi di occuparmi bene della parte tecnica e di portare avanti questo gruppo di ragazze.
Di solito la resistenza alla multidisciplina inizia dai direttori sportivi più esperti come te…
Io invece ho una diversa visione del ciclismo, forse perché da corridore ho sempre fatto pista e l’ho mollata quando ho cominciato a fare Giro, Tour e classiche. E perché in Italia non c’è stata per anni una pista coperta, altrimenti d’inverno sarei andato ancora. Un anno ho fatto anche il Master Cross, organizzato da Antonio Saronni, il fratello di Giuseppe. Fu nell’inverno fra il 1988 e il 1989, perché poi passai professionista e ricordo che mi trovai subito bene. Diciamo che da pro’ un po’ mollai, perché correvamo in squadre di 16 corridori e facevamo fino a 100 gare all’anno. Oggi è più facile programmare, in tutte le categorie, sapendo che cross e pista servono anche per la strada. Certi sforzi che fai in gara, in allenamento non riesci a raggiungerli. E così la condizione aumenta.