La Maryland Cycling Classic, disputata domenica scorsa a Baltimora potrebbe rappresentare una pietra miliare nel rilancio del ciclismo d’oltre Atlantico. La gara americana infatti ambisce senza mezzi termini a entrare nel WorldTour come classica di richiamo per i grandi campioni che agiscono in Europa, ma certamente c’è molto da ragionare su com’è andata l’edizione 2022. L’ordine d’arrivo della gara, che ha richiamato molti corridori in preparazione per le due classiche WT in Canada, lascia un po’ interdetti.
Volata a 5 per assegnare la vittoria con successo per il qualificato belga della Israel Premier Tech Vanmarcke e un ottimo Andrea Piccolo finito quinto a 6”. Poi altri 7 atleti nello spazio di un minuto e mezzo e si apre a quel punto una voragine, con arrivi spezzettati. In 46 sono rientrati nel tempo massimo, in 42 hanno chiuso oltre, 21 i ritirati. C’è da chiedersi che cosa è successo e a raccontarlo è Davide Baldaccini, presente con il Team Corratec, anche lui arrivato nel gruppo fuori i limiti orari.


Quattro WorldTour in gara
«E’ stata una gara particolare – racconta il 24enne di San Giovanni Bianco appena rientrato dagli Usa – erano presenti 4 formazioni WorldTour, un campo partenti molto qualificato, ma la corsa si è sviluppata in maniera strana. Appena partiti si è sviluppata una fuga di una quindicina di corridori che poi è quella che è andata all’arrivo. Dietro inizialmente la BikeExchange ha provato a organizzare l’inseguimento, ma poi si è instaurata una sorta di anarchia, si correva come fra i dilettanti con scatti e controscatti».
Vi siete accorti che la corsa stava sfuggendo di mano, a voi del team come a tutti gli altri?
Sì e non posso dire che non ci abbiamo provato. Io stesso a un certo punto sono partito insieme a un altro corridore, siamo arrivati a una quarantina di secondi dai primi rimanendo a bagnomaria per una decina di chilometri, ma poi ci hanno riassorbito. Il vantaggio è andato sempre aumentando perché davanti correvano dandosi cambi regolari, dietro non si è organizzato il minimo inseguimento.


Com’era il percorso?
Impegnativo. Quasi 197 chilometri con un dislivello di 2.200 metri e passa. Non c’erano grandi salite, ma era un continuo saliscendi, pianura neanche a parlarne, non si respirava mai. La cosa che mi ha colpito è stata l’estrema attenzione organizzativa: percorso completamente libero da traffico e ostacoli, tantissima gente soprattutto nel circuito finale nel centro di Baltimora, da affrontare più volte, con un grande tifo.
Avete avuto occasione per vedere da vicino la città?
Noi siamo arrivati al giovedì e, salvo i giri in bici, abbiamo potuto fare solo una veloce passeggiata nel centro città proprio perché avevamo in zona l’hotel. Ci siamo rifatti al ritorno quando abbiamo fatto scalo a New York, con un giro di 4 ore per la Big Apple.


Anche se il risultato non è stato positivo, con che spirito sei tornato dall’America?
E’ stata una bella esperienza, sicuramente. Ero già stato quest’anno dall’altra parte dell’Atlantico, in Venezuela e a Guadalupa, mai però negli Usa, secondo me si possono fare belle gare da quelle parti.
Come giudichi la tua stagione fino a oggi?
E’ stata davvero difficile. Avevo iniziato alla Vuelta al Tachira, ma dopo un paio di tappe ho avuto un brutto virus intestinale che mi ha completamente fermato per una settimana. Sono ripartito dalla Turchia, alla Coppi e Bartali sono incappato come altri nella bronchite ed ecco un altro stop, poi in Guadalupa dopo che avevo fatto 6° nella terza tappa ecco un altro virus. Non sono mai riuscito ad avere un minimo di continuità, anche se di giorni di gara ne ho fatti quasi una quarantina.


Come ti trovi al Team Corratec?
Molto bene, non ci fanno mancare davvero nulla e a ben guardare non si può neanche definire un team continental, perché facciamo un’attività molto qualificata. Il calendario è ricco di gare internazionali, si viaggia molto e si cura ogni aspetto della nostra attività con grande professionalità. In un anno ho davvero girato il mondo, dal Venezuela ai Caraibi, dalla Turchia alla Romania, chi può dire altrettanto?
Che cosa ti attende ora?
Domenica si va al GP di Fourmies, classica storica del calendario francese, poi faremo tutte le gare del calendario italiano. Ci saranno tante classiche e tante occasioni per mettersi in mostra. Come detto mi trovo bene, ma a 24 anni vorrei fare il salto in una professional, ma posso riuscirci solo ottenendo risultati. Non ho un procuratore e la mia unica arma sono i numeri…