Silvia Persico tra strada e ciclocross non perde mai la voglia di andare in bici, seguire i propri sogni e rendere orgogliosi i suoi fratelli. Sono cinque e tutti hanno corso in bicicletta. A volte pensa a quando da ragazzini andavano a casa della nonna in montagna e tra loro facevano le gare che, naturalmente, era sempre lei a vincere.
Com’è nata la tua passione per il ciclismo ?
Ho cominciato quando avevo sette anni un po’ per caso. Vicino casa mia c’era una pista dove vedevo allenarsi sempre diversi ciclisti. Così, il giorno del mio compleanno chiesi ai miei se potevo ricevere come regalo una bici da corsa. Una richiesta, forse, un po’ inusuale da pare di una bambina. I miei ebbero alcune difficoltà nel trovarne una della mia misura, decisero di iscrivermi in una squadra e trovarono subito quella adatta a me. Da quel momento non ho più smesso. Il ciclocross invece l’ho scoperto più tardi tramite Arzeni, il mio preparatore.
Cinque figli, tutti siete saliti su una bici da corsa…
Ho cominciato prima io, poi mio fratello maggiore Andrea, poi Simone, Davide e Chiara la più piccola. Davide è l’unico che ha continuato a correre ed adesso è alla Colpack, mio fratello maggiore fa l’architetto, Simone ha avuto sempre la testa al calcio e Chiara ha provato tanti sport diversi, ma non trova il suo. Penso che faticare non faccia per loro.
Cosa pensavano i vostri genitori nel vedervi praticare lo stesso sport?
Mia mamma Gabriella era molto contenta, soprattutto perché mio padre Gianfranco facendo il fruttivendolo lavorava anche la domenica e raramente veniva con noi. Per lei averci tutti insieme era molto più semplice a livello di organizzazione familiare.
Le gare domenicali…
Erano puro divertimento! Siamo sempre stati molto affiatati e ci siamo sempre supportati, cosa che continuiamo a fare. In quelle mattine, fin quando non arrivava il turno della nostra categoria stavamo nel campetto, ma non ci isolavamo tra noi, anzi, stavamo sempre con gli altri compagni di squadra e giocavamo tutti insieme. Una domenica abbiamo vinto tutti quanti e siamo tornati a casa con tre mazzi di fiori. Mio fratello Andrea era quello più sfortunato, spesso si piazzava… ma vinceva raramente. I miei genitori non ci mettevano mai pressioni, loro volevano vederci felici e non badavano tantissimo al risultato. Cosa più che giusta.
Cosa rappresenti per i tuoi fratelli ?
Un punto di riferimento, almeno lo spero. Sono soprattutto consapevole e felice di esserlo oggi per Davide che sta seguendo la mia stessa strada. Quando possiamo ci alleniamo insieme, ma ormai lui è più forte di me e inizia a farmi faticare sul serio (ride, ndr).
Un momento passato con la tua famiglia…
Il mercoledì sera quando eravamo piccolini andavamo nella pista ciclabile vicino casa e ci divertivamo da matti. Venivano anche i nostri genitori ed era praticamente l’unico momento che condividevamo tutti insieme. Lo ricordo come se fosse ieri. Un altro momento che sicuramente mi è rimasto nel cuore è stato quando arrivai quarta al campionato del mondo in Danimarca. Sono venuti tutti quanti per farmi il tifo. Avere loro lì, è stato speciale. Era il mio primo risultato importante ed erano strafelici di quello che avevo fatto.
Ciclocross o ciclismo su strada ?
Nel ciclismo è fondamentale saper sopportare la fatica e soprattutto saper fare tanti sacrifici. Le gare su strada a mio parere sono molto impegnative, soprattutto per il fatto che sono molto lunghe. Il ciclocross è sì impegnativo, ma è comunque una gara secca di 45 minuti circa. Forse preferisco il ciclocross perché è una disciplina individuale, siamo solo io e la mia bici. Su strada la maggior parte delle volte devo lavorare per qualcun’altra. Tirare una volata può essere bello, ma non dà la stessa soddisfazione di una vittoria di ciclocross.
Chi rappresenta per te un punto di riferimento ?
Nella vita in generale mio fratello Andrea è un pilastro importante. Mi aiuta quando ho periodi brutti e lo stimo molto per tutto quello che fa. Per quanto riguarda lo sport… Sagan e la Vos, sono i numeri uno. Peter non si fa tante paranoie, non pensa troppo, è molto spontaneo e spesso tendo ad essere come lui. Della Vos mi piace il suo modo di correre, di stare in bici e di far gruppo.