Degenkolb muratore per rivincere sul pavé

15.01.2021
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John Degenkolb è così concentrato sulla Roubaix, che quando gli chiedono se ci sarà differenza nel correrla senza pubblico, ci pensa un attimo e poi dice che «soprattutto nel Carrefour de l’Arbre, il pubblico di solito protegge i corridori dal vento trasversale e questo potrebbe essere un problema». Poi si sveglia dal trance agonistico e aggiunge che correre senza l’odore delle patatine e il baccano della gente sarà sicuramente una cosa diversa.

Da Javea a Roubaix

Il ritiro della Lotto Soudal a Javea (Spagna) procede regolarmente, con i corridori divisi in gruppi di otto, cercando di tirare fuori il meglio da una situazione scomoda anche logisticamente. E visto che questo è il giorno di Degenkolb, ne abbiamo approfittato per fargli un po’ di domande, riallacciando il filo dal tremendo incidente del 2016, quando un’auto piombò sui corridori proprio nel ritiro spagnolo dell’allora Giant-Alpecin e il tedesco ne uscì con una lesione permanente all’indice della mano sinistra, che negli anni a seguire gli ha complicato la vita all’inverosimile.

Sempre bel tempo a Javea, ma è capitato anche di dover fare i rulli
A Javea è capitato anche di dover fare i rulli

«Forse per questo amo tanto quel velodromo – dice – perché nel 2015 avevo vinto la Roubaix. Nel 2016 ho avuto l’incidente e sono entrato davvero in un brutto tunnel. E alla fine la luce è venuta nella forma della tappa di Roubaix del Tour, un traguardo che inseguivo da una vita ed è arrivato in quel velodromo. Per me ha significato tanto. Era la mia corsa preferita, ma dopo tutto quello che è successo, Roubaix è anche il mio luogo preferito».

Il 2020 doveva ripartire dal Tour, invece primo giorno, caduta e addio…

La caduta di Nizza è stata una brutta esperienza. Negli altri anni mi era capitato di vedere corridori che andavano a casa così presto, ma non avrei mai creduto che toccasse a me. Seduto in aeroporto quel giorno, avevo una grandissima frustrazione. Una sensazione orribile lasciare la squadra, senza poterli aiutare. In due giorni, abbiamo perso anche Gilbert. Speravo di recuperare e ho fatto di tutto per tornare. La tappa vinta al Lussemburgo mi ha ridato fiducia.

Con quale spirito riparti?

Sarà importante andare alla partenza delle corse. Non solo per i corridori, anche per voi giornalisti. Tutti quelli che seguono il ciclismo vogliono ripartire e tutte le gare saranno speciali. Nel 2020 avevano la sensazione che ogni occasione potesse essere l’ultima, così davamo il 110 per cento e il livello è stato altissimo.

Aver chiuso così tardi ha cambiato la tua preparazione invernale?

La cosa che più è cambiata è stata che, tornato a casa, anziché stendermi da qualche parte a non fare niente, ho aiutato nei lavori di casa. Ero in cortile a preparare i mattoni. Mentalmente mi è servito davvero per staccare, perché mi sono divertito a costruire qualcosa per me e la mia famiglia. E quando sono salito sulla bici, il fatto di essermi tenuto in attività mi ha fatto sentire bene.

Degenkolb e Gilbert sono tra le punte di diamante della Lotto Soudal
Degenkolb e Gilbert punte di diamante Lotto Soudal
Parli di Roubaix e bisogna per forza tirare in ballo Van der Poel e Van Aert…

Dovrò provare a batterli e non sarà facile. Sembra che si dividano le corse, ma sono battibili. Il segreto sarà non cercare il testa a testa, perché hanno un grande livello, ma giocare con l’esperienza e la tattica. E ho fiducia che si potrà fare un grande risultato. Non ho paura di correre contro tutti questi ragazzini. Il tempo corre in fretta. Sono stato giovane anche io 10 anni fa e so che le prime vittorie sono sempre difficili da replicare. Non credo che il mio tempo sia finito, insomma, bisogna provare ogni volta, perché ogni volta è diversa.

Cambia qualcosa a tuo vantaggio il fatto che si arrivi in velodromo?

Cambia molto, è più complicato e devi stare freddo. C’è un video della mia Roubaix in cui per ridere mettono in evidenza quante volte mi volto per vedere se arriva qualcuno. Mi sono girato per almeno 20 volte. In pista puoi essere il più forte, ma se sbagli, hai perso la corsa.

Eppure Caleb Ewan, che è pure giovane, dice che finché ci saranno quei due in circolazione, per lui la Sanremo sarà interdetta…

Ma io non sono Caleb Ewan e non sono un velocista. Sono un uomo da classiche molto veloce e alla Sanremo niente è impossibile. Ci sono almeno 15 scenari diversi ed è il motivo per cui mi piace tanto. Abbiamo il sole oppure il vento. L’ho vinta, so di cosa parlo. Anche per quel giorno ho grandi ambizioni e grandi ricordi.