«Sentiamoci prima di mezzogiorno ché poi devo concentrarmi per le gare». La cosa che colpisce di primo impatto di Alessio Delle Vedove è la sua maturità, a soli 18 anni. Stiamo parlando di uno dei maggiori talenti del panorama junior italiano, già vincitore per 7 volte in questa stagione su strada ma che si sta distinguendo anche su pista, avendo pilotato il quartetto del Veneto al titolo italiano di categoria con contorno di altre tre medaglie individuali (inseguimento, madison e eliminazione). Un corridore poliedrico, come ormai consuetudine – finalmente – anche nel movimento giovanile italiano.
C’è un fattore che sta portando il ragazzo della Borgo Molino Vigna Fiorita alla ribalta e non è dato, come si sarebbe portati a pensare, alle sue vittorie (in apertura quella a San Biagio di Callalta, foto Scanferla). La maturità di Alessio si vede in corsa ed emerge non solo dalla sua regolarità (quando non vince è sempre comunque piazzato) ma dalla sua condotta in gara, una sorta di vero regista in corsa, il braccio operante di tutte le strategie decise dal team di Cristian Pavanello. Se la squadra veneta è in primissimo piano e colleziona successi con molti suoi tesserati (ben 15 finora), lo si deve anche, forse soprattutto, a questa capacità.
Quando facciamo presente la cosa a Delle Vedove, non si tira indietro: «In gara non rimango sulle mie, chiedo sempre ai compagni come va, comunichiamo molto su come condurre la corsa. Loro spesso mi chiedono consigli. Io corro innanzitutto per la squadra e anzi nella parte finale di stagione ho intenzione di lavorare soprattutto per gli altri».


Proviamo a ricostruire chi è Alessio Delle Vedove…
Un ragazzino che ha trovato subito nel ciclismo la sua passione, tanto che gareggio sin da quando ero G1. Da bambino giocavo anche a calcio, ma non mi divertivo così tanto come con la bici. Quasi non riesco a farne a meno. Finora mi sono dedicato di più alla strada, ma dai tricolori di Noto mi interessa per il momento di più la pista perché sono convinto che a europei e mondiali possiamo fare davvero bene con il quartetto dell’inseguimento.
Andiamo un po’ più in là: a fine stagione ci sarà il passaggio di categoria…
Lo so e non posso nascondere che ci penso spesso. Non con paura, questo sia chiaro, per me è una motivazione. Entrare fra gli Under 23 significa anche cambiare prospettive, cominciare a vivere quest’attività un po’ più come un lavoro. Significa mettersi davvero in gioco. Intanto il primo passo è scegliere la squadra giusta: di offerte me ne sono arrivate tante ma non ho ancora scelto, a fine stagione vedremo che cosa fare, ora voglio concentrarmi sulle gare perché c’è tanto in ballo.
Vittoria in volata al Memorial Nicoli a Treviglio (foto Bicitv) Successo anche nella cronocoppie di Porto S.Elpidio, con Favero (foto Bicitv) A Noto Alessio ha portato il Veneto al titolo del quartetto (foto FCI)
Vittoria in volata al Memorial Nicoli a Treviglio (foto Bicitv) Successo anche nella cronocoppie di Porto S.Elpidio, con Favero (foto Bicitv) A Noto Alessio ha portato il Veneto al titolo del quartetto (foto FCI)
Molti corridori alla tua età e con un curriculum simile penserebbero già, o sarebbero indotti a pensare al professionismo.
Non è il mio caso. Io voglio prendermi i miei tempi, fare la gavetta fra gli Under 23 e provare la mia strada quando mi sentirò pronto. Vedo tanti che passano troppo presto e restano bruciati, so che in questo momento rischierei troppo, soprattutto perché non riesco ancora a raggiungere i wattaggi necessari. Ho visto ad esempio le tappe del Giro Under 23 e sinceramente vedo un livello che per me è ancora off limits, come è giusto che sia.
Parole davvero molto mature. Dovendoti però far conoscere, che corridore sei?
Sicuramente un corridore veloce, ma che si difende bene in salita, anche su dislivelli che raggiungono i 1.500-1.600 metri. In salita mi difendo bene e questo mi fa pensare di avere ancora confini inesplorati, anche per questo voglio fare i miei passi con calma, per conoscermi meglio.


Oltretutto i tuoi risultati su pista, con la propensione per le gare endurance e soprattutto per l’inseguimento (argento tricolore, battuto in finale da Luca Giaimi), fanno pensare che tu abbia buone propensioni anche per le cronometro…
Le gare a tempo sono sempre state nelle mie corde, innanzitutto mentalmente. Anche ai tricolori mi sono trovato bene, ho perso la finale per 6 decimi ma è stato tutto merito suo. Chiaramente bisogna considerare che un conto è una gara su pista, un altro quella su strada dove molto conta la resistenza, Le basi ci sono, ma bisogna capire che cosa posso diventare realmente.
Che scuola fai?
L’Istituto Tecnico a Dolo (VE), con indirizzo amministrazione, finanza e marketing. Devo dire che ho trovato nella scuola un grande supporto da parte dei professori, mi chiedono sempre delle mie gare e mi aiutano a non perdere terreno dai compagni. Alla scuola tengo molto, infatti mi voglio tenere aperte tutte le strade, se il ciclismo non sarà il mio futuro almeno avrò un piano B.


Hai detto dei professori, ma che dicono i compagni?
Sono i miei unici amici al di fuori del ciclismo, quando non ho impegni in bici cerco di passare molto tempo con loro anche perché serve per cambiare discorsi, non rimanere sempre ancorati agli stessi pensieri. Ci vado d’accordissimo e sono tutti miei tifosi.
Hai parlato di europei e mondiali su pista. Ma a quelli su strada ci pensi?
Sì, certo, spero di rientrare nel gruppo e sono pronto a lavorare per i compagni, anche se mi chiedessero di sacrificarmi per i primi chilometri. Perché sono fatto così…





