Preparazione a distanza, Androni Giocattoli e Michele Bartoli. Cosa hanno in comune queste tre cose? Michele Bartoli è uno dei preparatori che segue alcuni corridori dell’Androni Giocattoli.
Bene, risolto l’arcano cerchiamo di capire con il grande ex corridore toscano come gestisce questo compito che, come lui, svolgono tantissimi altri tecnici, tanto più in tempi di covid.
Scambio d’informazioni
«Ogni team oggi ha il suo responsabile di riferimento che si occupa della preparazione degli atleti – spiega Bartoli – Io parlo molto con Giovanni Ellena, uno dei direttori sportivi dell’Androni. Con Giovanni siamo molto vicini e ci sentiamo tutte le settimane. Vuole tenersi informato su come procede il lavoro.
«E’ chiaro che il preparatore segue anche quelle che sono le direttive della squadra in base al programma che hanno per i singoli corridori e non sempre questo coincide con il miglior cammino ipotetico. Quindi con alcuni corridori devo anticipare e con altri devo ritardare il top della forma, in vista di questo o quell’appuntamento».
Tre sudamericani
Nel gruppetto di atleti dell’Androni che segue Bartoli ci sono anche tre sudamericani: i colombiani Oscar Restrepo e Santiago Umba e l’ecuadoriano Jefferson Cepeda. La preparazione non è sempre facile…
«Restrepo lo seguo dallo scorso anno. E’ un corridore di livello. Come altri colombiani alcuni sono già a pronti e con altri si parte da zero (o quasi). E forse proprio per questo sono tra i più forti al mondo: da giovani non hanno stress. Crescono solo a sensazioni, il che è buono per conoscersi e imparare a gestirsi. Anche perché gli stress da bambini o poco più poi si pagano. Ci sono dei nostri giovani che già hanno un bagaglio d’informazioni talmente ampio che finiscono col perdersi.
«Anche per questo io ho voluto la Michele Bartoli Academy, la mia squadra di ciclocross, perché quello è il modo più naturale per imparare a guidare, ad adattarsi, a stare in soglia… La mia idea è di portare, nel tempo, queste attitudini su strada. Ma con il tempo, ripeto, altrimenti finisco per essere uno di coloro che io stesso critico.
«A parte questa divagazione, Restrepo ha una buona base di partenza. Può essere tra i più forti. Io gli ho detto: ma dove sei stato fino adesso con i valori che hai? Il giorno in cui ha vinto Sagan al Giro, lui non era al top e pure è rimasto con i migliori fino alla fine. Bisogna fargli credere quello che vale.
«Cepeda anche è bravo, ma rispetto a Restrepo è più acerbo. E Umba è “acerbissimo”! Lui ancora non l’ho conosciuto. Gli ho chiesto se avesse fatto dei test e mi ha detto di no. Mi ha detto però che conosceva i suoi battiti quando era a tutta, così mi ha mandato uno screenshot del computerino e sulla base di questo – quasi sorride Michele – ho stilato per lui una sorta di programma sulle intensità. Ma è un qualcosa di molto empirico. A breve quando riceverà il materiale nuovo ci lavoreremo su».
E gli italiani?
«Luca Chirico e Alessandro Bisolti, sono due buoni corridori. Hanno buone capacità, ma con loro il lavoro è più metodologico, più mentale che fisico. Bisolti ha un passato non facile, non è mai riuscito a fare un anno pieno, ha un potenziale che deve tirare fuori al massimo ancora. Chirico deve insistere sui suoi punti certi. Non sono campioni, ma in questo ciclismo ci possono stare.
«Sono io che spesso chiedo ai direttori sportivi. Loro sono i miei occhi sul corridore, tanto più in questi allenamenti a distanza e soprattutto quando sono alle gare. Se poi trovi un ds come Ellena che sa comunicare e conosce la materia, il mio compito diventa più produttivo. Con lui parliamo dei ragazzi, di quello di cui ha bisogno la squadra. E in base a questo correggiamo il tiro. Sono io che spesso faccio domande. Se per esempio analizzo dei dati e vedo che quel corridore in quel momento sta soffrendo più del dovuto chiedo a Giovanni: come lo hai visto? Perché? Com’era il colpo di pedale? Il suo parere va a compensare i numeri».