Tonelli e Rivi in fuga fino al Poggio. Come le band che aprono il concerto delle rockstar, anche alla Sanremo le professional hanno scelto la fuga come solo modo per avere ribalta e inquadrature. E’ l’unico spazio che viene loro concesso dalle WorldTour, per la disciplina non scritta e non necessariamente elegante che vige nel gruppo. Fa eccezione la Alpecin-Fenix che alla massima categoria approderà presto per merito. Per il resto, il gruppo esige che i più… piccoli restino al loro posto nelle retrovie. Al punto che l’undicesimo posto di Albanese e quel Fiorelli capace di prendere la Cipressa in venticinquesima posizione sono da annotare tra i fatti rilevanti della giornata.
Ieri lo scampolo di maggior gloria è spettato a Samuele Rivi e Alessandro Tonelli, partiti dall’inizio e capaci con il passare dei chilometri e delle ore di liberarsi dei due corridori della Drone Hopper, dei due Astana e di Conca, stremato dai crampi.
Un conto aperto
Alessandro Tonelli corre con la Bardiani-Csf-Faizané, ha 29 anni ed è professionista dal 2015. Con la Sanremo aveva un conto aperto e ieri probabilmente ne ha saldato una parte.
«Non pensavo di arrivare così avanti – ha detto dopo la doccia e poggiandosi all’ammiraglia – volevo almeno scollinare la Cipressa, perché è il quarto anno di fila che andavo in fuga e ogni anno sono arrivato più avanti. L’anno scorso mi hanno preso a metà salita, quest’anno volevo scollinarla, invece sono arrivato alle prime curve del Poggio, meglio di così non poteva andare…».
Ricordi lontani
Rivi di anni ne ha 23 ed è professionista dallo scorso anno con la Eolo-Kometa. Lui la Sanremo l’aveva vista solo in televisione e quando si è ritrovato nella fuga, ha pensato che il gruppo avrebbe lasciato minuti a grappoli.
«Invece non ci hanno lasciato tanto spazio – ha ammesso – mi ricordavo quando le guardavo in tv, che alla fuga lasciavano anche 12 minuti. Invece ne abbiamo avuti al massimo 7, perciò mi sono detto che ci avrebbero preso presto e mi sarebbe toccato fare fatica anche dopo. La mattina mi hanno lasciato via libera, non vedevo l’ora. E’ stata una sorpresa arrivare così lontano, lo è stato per tutti. Il Poggio sarebbe stato comunque decisivo…».
Destini intrecciati
Dal momento dell’attacco, la loro giornata è stata parallela e intrecciata da scelte comuni. Come quando si sono resi conto che il resto della compagnia non aveva più gambe.
TONELLI: «Abbiamo sempre collaborato, poi la fatica si è fatta sentire e gli altri hanno iniziato a saltare i cambi. E’ salito un po’ di nervosismo, così Rivi ha voluto fare forte il Capo Berta e si sono rimescolate le carte. Sulla Cipressa invece ho accelerato io da metà in poi e siamo rimasti in due. Ho anche provato a staccarlo, ma non ci sono riuscito, però è stato meglio così, perché tra Cipressa e Poggio ci siamo dati due cambi».
RIVI: «Si è visto che cominciavano a tirare poco. Non avevano grandi gambe, però portarseli in giro non fa mai piacere. Abbiamo accelerato un po’ perché il gruppo si avvicinava. La visibilità in tv per una squadra come la nostra è sempre utile».
Un giorno lunghissimo
Una giornata interminabile, da dividere in frazioni per farla passare meglio. Anche se il vento ha reso ogni corsa frenetica e anche il tempo alla fine è passato.
TONELLI: «Quand’è così, si parla o vado nei miei pensieri e basta. Questa volta siamo stati molto fortunati, perché c’era vento a favore e siamo andati veloce. La prima parte mi è passata molto veloce fino al Turchino. Mi sembrava di non andare avanti da Genova ad Albenga e poi è volata. Sul Poggio non mi ero accorto che li avevo a ruota. Ho fatto la curva larga e nel rilanciare mi sono guardato dietro e c’era Laporte che tirava. Fuga finita. Se fossimo stati due in più, potevamo pensare di arrivare, ma così era impossibile».
RIVI: «Non abbiamo parlato tantissimo, un po’ sul Turchino, perché c’erano le condizioni migliori per fare due chiacchiere, per il resto siamo andati forte tutto il tempo. Il vento non è mai stato del tutto a favore. Siamo partiti ed era laterale, poi ci sono stati dei tratti a favore, ma sul mare e lungo la costa non era sempre da dietro. A volte venivano delle ventate contro che rendevano l’azione non troppo regolare. A tratti andavamo a 40 all’ora, a volte a 55. Era un po’ strano. Questo ha reso la corsa più facile soprattutto per noi in fuga, perché ci ha permesso di avere un ritmo più alto e il gruppo avrebbe dovuto andare troppo forte per chiuderci subito. Anche con un minuto in più non sarei riuscito ad arrivare davanti, ma è stato bello così».
Entrambi sono ripartiti acclamati dai compagni e dai tifosi che li hanno riconosciuti. Per Rivi si tratterà ora di correre la Coppi e Bartali, Tonelli andrà al Nord. Di certo le loro immagini rimarranno ancora per un po’ negli occhi del pubblico che ha seguito la diretta integrale e dei tifosi che lungo la strada aspettavano la corsa. Una fuga così non passa inosservata, degno antipasto per un finale da gran gourmet.