Quando punta un obiettivo ce ne sono pochi di cecchini come Filippo Ganna. Di questi tempi usare questa parola, cecchino, lo ammettiamo, ci piace poco, però rende bene l’idea.
Pista e strada non fa differenza per Pippo. Ma stavolta il discorso è diverso: di mezzo non c’è il cronometro, sia esso per il parquet o per l’asfalto. Stavolta ci sono di mezzo due corse in linea, due monumenti: la Sanremo e la Roubaix.
Due corse sulle quali l’asso piemontese ha puntato il dito e che più di altre strizzano l’occhio agli specialisti. Però Ganna con le sue caratteristiche fisiche rientra pienamente nell’identikit richiesto per affrontarle al meglio: fisico possente e un’immensa dose di watt.
Prima di pensare però alla corsa del pavè, concentriamoci sull’imminente Milano-Sanremo, in programma questo sabato. Si sa che in Ineos-Grenadiers si ragiona obiettivo per obiettivo.
Filippo, che risposte ti ha dato questa Tirreno-Adriatico?
Beh, diciamo che abbiamo visto che tra qui e la Parigi-Nizza ci sono stati molti ammalati quindi speriamo di arrivare bene alla Sanremo, perché come ogni anno, ci sono tante influenze, tanti problemi di stomaco (il riferimento è a suoi compagni Carapaz, Viviani e Geoghegan Hart, ndr), casi di Covid…. siamo un po’ tutti decimati. Ma per ora tutto bene.
Ti abbiamo visto spesso tenere duro. Hai cercato di stare davanti anche quando il percorso non era adatto a te: è chiaro che stavi lavorando per altro…
Di sicuro serviva fare un po’ di ore, un po’ di volume e di qualità. Quindi oltre al classico allenamento a casa, abbiamo usato i giorni della Tirreno-Adriatico per testarci, per cercare di rimanere con i migliori come Tadej Pogacar. Poi, ovvio, quando si arriva su certe pendenze come quelle dei muri e del Carpegna è dura. Non si può avere un rapporto peso/potenza come il suo. Però…
Questo “però” ci piace tanto, sai Pippo! Sei soddisfatto quindi della tua condizione? Sei dove vorresti essere?
Sono soddisfatto della condizione – sorride – e sono felice di quello che è stato fatto sin qui. Poi che dire: ogni atleta è sempre ambizioso. Ho una buona forma, ma non è ancora come vorrei. C’è sempre quel qualcosa che non va bene, quel qualcosa da migliorare. Bisogna sempre andare a cercare la perfezione.
Prima, Filippo, hai parlato di Pogacar, di rapporto peso/potenza. E allora facciamo un “gioco”. Tadej attacca sul Poggio, Ganna lo segue e gli scatta in faccia sull’Aurelia…
Ditemi che sala cinematografica e andiamo a vedere insieme questo film!
Però su una salita come il Poggio, che dura 6′-7′ (o forse anche meno), la forza per seguirlo ce l’hai. Su certe pendenze e con certe durate di scalata, i watt contano molto più del peso…
Bisogna sempre ponderare bene certi attacchi, perché alla fine quando arrivi ai 300 chilometri tutto può succedere e tutto conta. Conta anche se hai fatto “una pausa”, se hai lavorato appena un po’ meno nei chilometri precedenti. Vedremo, vedremo…. Intanto pensiamo ad essere tutti insieme là sabato in gara. Pogacar, io… e di non ammalarci nel frattempo.
L’occhio di Rizzato
E qui bisogna fare un inciso affatto secondario. Sul discorso del lavoro fatto da Ganna, trovano riscontro delle considerazioni di Stefano Rizzato, giornalista della Rai che segue la corsa dalla moto. Rizzato è nel gruppo: scruta i corridori, li guarda in faccia, vede come si muovono.
«Ho visto più volte Pippo tenere duro in salita – ci ha detto e ha ribadito in diretta tv – E spingeva proprio per quella durata di tempo che è la scalata del Poggio». Le nostre supposizioni pertanto erano più che fondate.
Pippo, a proposito di sale cinematografiche, ma il filmato di Cancellara che parte sull’Aurelia lo hai mai visto?
Ci sono tanti bei video sulla Sanremo. Consideriamo però che negli ultimi anni non c’è mai stato lo stesso vincitore. Questo per dire che è una corsa molto aperta.
Sei andato a vederlo il finale della Classicissima?
No, è sempre quello, dai. L’ho fatto solo in gara e lo farò di nuovo sabato.
Quanto è stato importante averla fatta in quel modo l’anno scorso? Essere arrivato davanti sul Poggio…
Ho lavorato tanto per i miei colleghi e sì… è stato un test in più, mettiamola così. So cosa mi aspetta.