«Sulla strada ci sono cumuli di neve come in montagna – dice Aru – non ne ho mai vista tanta insieme. Anche Gasparotto che è qui da quasi dieci anni mi ha detto che così è la prima volta».
Felice e leggero come un bimbo per la firma con la Qhubeka-Assos, Fabio è rientrato da una ciaspolata di dieci ore. Dietro casa c’è un monte di 1.500 metri e assieme a Davide Orrico ha provato a raggiungere la vetta. Si sono arresi poco prima per le cattive condizioni del meteo e questo non gli è andato giù. Certe volte in montagna è bene non scherzare.
Le parole di Scinto
Mentre l’accordo era ormai in dirittura di arrivo, saputo della sua voglia di riscatto, hanno provato a conquistarlo Scinto, che per primo ha avuto l’idea, poi Reverberi e Savio. Uno con la sua storia vale l’investimento, perché poi si racconti quello che s’è fatto per rilanciarlo. La sensazione però è che Fabio non abbia mai voluto ripartire da una professional.
«Ho ascoltato tutti – dice – e le parole di Scinto mi sono piaciute. Ci sono stati amici che hanno provato a convincermi per altre soluzioni, ma l’accordo con l’attuale Ntt è arrivato prima che uscisse la notizia. Sono stati tanto in difficoltà. Lo sponsor li ha mollati senza preavviso. Tanti corridori sono stati lasciati liberi, il prossimo sarà un anno di ripartenza. Il primo step sarà l’incontro con i preparatori su Zoom. Faremo il ritiro a gennaio, ma qui in Ticino siamo un bel gruppetto, con Nizzolo, Pozzo e Simon Clarke. E l’opera di Qhubeka Charity è stata decisiva. Sono stato alcune volte in Madagascar, ho toccato con mano certi problemi e capire cosa ci sia dietro questa squadra mi rende orgoglioso».
Solo un anno
Il suo contratto ha durata di un anno e di più forse neppure sarebbe stato possibile, vista la situazione della squadra e tutto quello che Fabio dovrà dimostrare.
«Mi sta bene così – dice Aru – non è un fatto di soldi e credo che non avrei firmato per tre anni, dopo l’esperienza con la Uae. Non sai mai come ti trovi per un periodo così lungo e se va male liberarsi non è facile. Mi hanno convinto le parole di Douglas Ryder. Non quelle prima che firmassi, ma quelle dopo. Zero castelli in aria, ma grande entusiasmo per il progetto. Non lo conoscevo, sembra una persona davvero a modo. Mi ha anche detto che se volessi, sarei liberissimo di fare anche qualche gara di ciclocross. Michieletto da Scorzè mi ha già invitato. E la cosa onestamente mi stuzzica. Sarebbe un bel modo per ripartire su strada avendo già addosso qualche bello sforzo. Delle bici Bmc mi hanno detto tutti benissimo, soprattutto Pozzovivo con cui capita spesso di allenarsi. Assos ha ottimo materiale. Credo di aver fatto la scelta giusta».
Natale a casa
Fra una parola e l’altra sul ciclismo, entrano anche le battute sulla famiglia e presto si capisce il motivo per cui parli così piano.
«La bimba sta dormendo – dice Aru – stiamo cercando di darle degli orari più giusti, perché in certi giorni ci fa impazzire. Adesso si è addormentata, per questo parlo piano. Adesso c’è anche da capire cosa fare per Natale. Non riesco a scendere in Sardegna e nemmeno a Torino dai genitori di Valentina. Dovremmo andare prima del 20 dicembre e tornare dopo il 7 gennaio, ma mi sembra troppo. Spero che qua non continui a nevicare per tutto il tempo. Le strade sono pulite, ma per allenarmi ho anche la gravel. Non potrà andare avanti tanto a lungo, no? E per la palestra ho fatto un investimento. Ho quattro macchine in casa, riesco a fare tutto bene…».
Stima per Matxin
Non hai avuto paura di doverti accontentare? Il fatto di firmare così tardi può essere stato uno stress, certo minore tuttavia avendo la solidità economica per aspettare. Fabio ha spesso ribadito la seccatura verso chi in questo periodo gli ha fatto i conti in tasca, ma il fattore va comunque tenuto in considerazione.
«Non ho mai avuto questa paura – ribadisce Aru – anche se capisco che dicembre sia parecchio avanti. Avevo zero pensieri, perché sono stato vicino anche ad altre realtà. Lo avete visto, c’era anche l’Astana e prendo atto della nuova politica sui giovani. Per quello che so, Martinelli e anche altri sarebbero stati contenti di riavermi. Ma sono cambiate parecchie cose e va bene così. Quel che mi premeva era voltare pagina.
«Parlando della Uae Team Emirates, non posso usare la parola finalmente. E’ vero che sul piano delle prestazioni sono stati degli anni orribili, ma non ho avuto soltanto esperienza negative. Certo ho sbagliato alcuni passaggi, ma non l’ho fatto da solo. Già sono sardo, quindi chiuso. Capire di essermi fidato delle persone sbagliate, ha lasciato delle cicatrici. Per fortuna però ho incontrato anche degli uomini in gamba. Un nome su tutti è quello di Matxin, davvero una brava persona, che con me è stato eccezionale.
«Il primo anno fu un disastro per tante cose, ma rispetto ad allora l’ambiente della squadra è migliorato tanto. Da arrivare quinto al Tour con una tappa vinta e la maglia tricolore, a una stagione così brutta, qualcosa evidentemente non andava. E le ultime uscite dopo il mio ritiro dal Tour hanno confermato che non tutto è ancora ben chiaro. Perché Saronni ha usato quelle parole, che hanno messo in dubbio tutta la gestione tecnica e la scelta di portarmi al Tour?».
E’ parso anche a noi il modo di colpire altri, di togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Segno di un equilibrio interno che ancora in certi momenti vacilla.
Un’ultima cosa, prima di lasciare voi alla domenica e Fabio e la sua gravel all’allenamento con Ulissi e Nibali. Stasera vedrete Aru nuovamente in diretta Instagram con Lello Ferrara. A modo suo, anche quel novello Pulcinella ha avuto un ruolo in questa storia.