Giro Next Gen: otto tappe e devo team favoriti. Parola a Valoti

18.04.2024
6 min
Salva

ROMA – La Città Eterna propone un “ordinario disordinato giorno” infrasettimanale, con gente che va e che viene. Autobus, metro, macchine. E mentre in basso scorre il traffico di Via Veneto, nei piani alti del bellissimo Palazzo degli Specchi viene presentato il Giro Next Gen (in apertura foto LaPresse). E’ questa la sede del Ministero del Made in Italy.

E pochi “prodotti” sono più Made in Italy di un Giro ciclistico. Anche se questo per ovvi motivi non può abbracciare l’intero territorio, ricalca molte eccellenze della Penisola. Ogni tappa non è stata cucita in modo casuale. Dall’aspetto tecnico dei percorsi, a quello degli sponsor.

Da sinistra: Federico Eichberg, Cordiano Dagnoni, Adolfo Urso, Paolo Bellino, Giulio Grosjacques e Lino Ferrari (foto LaPresse)
Da sinistra: Federico Eichberg, Cordiano Dagnoni, Adolfo Urso, Paolo Bellino, Giulio Grosjacques e Lino Ferrari

Quasi mille chilometri

Scopriamolo dunque questo Giro Next Gen 2024. Otto tappe per un totale di 986 chilometri e 13.000 metri di dislivello. Una cronometro individuale e tre arrivi in salita per determinare l’erede di Staune-Mittet, ieri uno dei 44 superstiti della Freccia Vallone.

Si partirà il 9 giugno davanti all’Università di Aosta e si arriverà il 16 giugno a Forlimpopoli, in Romagna. Romagna che nell’estate che verrà sarà la capitale del ciclismo, visto che oltre al Giro Next Gen ospiterà anche quello Donne, quello dei professionisti e persino il Tour de France. 

«La prossima edizione sarà caratterizzata da otto tappe spettacolari – ha dichiarato il direttore Mauro Vegni, il quale però non era presente a Roma – che offriranno opportunità a tutte le tipologie di corridori. Crediamo che il vincitore finale sarà un atleta completo e che possa portare avanti la tradizione dei grandi nomi che fanno parte dell’albo d’oro di questa corsa».

Corsa più aperta

Rispetto all’edizione passata, la prima dell’era Rcs, i chilometri sono circa 70 in meno, mentre i metri di ascesa verticale crescono di un migliaio. Su carta sembra un po’ più abbordabile di quello del 2023, con più tappe mosse e senza una salita monster, stile Stelvio. Questo potrebbe lasciare più aperta la classifica. Il cerchio potrà non essere chiuso alla portata degli stretti scalatori puri.

Durante la presentazione, Lino Ferrari, ha fatto notare un aspetto interessante: «La tappa finale di Forlimpopoli affronta più volte il Bertinoro (storica prima scalata della Nove Colli, ndr) e se i distacchi non dovessero essere ampi questo strappo potrebbe essere un perfetto trampolino di lancio per sparigliare le carte.

«Mentre la frazione più dura è la Borgo Virgilio-Fosse con i 145 chilometri e oltre 3.200 metri di dislivello. I nove chilometri finali sono davvero tosti».

Juan Ayuso a colloquio con Gianluca Valoti: era il 2021 e lo spagnolo guidato dal diesse bergamasco dominò quel “baby Giro”
Juan Ayuso a colloquio con Gianluca Valoti: era il 2021 e lo spagnolo guidato dal diesse bergamasco dominò quel “baby Giro”

E se questo è il prossimo Giro Next Gen, con Gianluca Valoti (ultimo direttore sportivo italiano ad averlo vinto, con Juan Ayuso) cerchiamo di farne una disamina tecnica. Ecco dunque le impressioni del tecnico della MBH Bank-Colpack.

Gianluca che Giro Netx Gen ti sembra?

Un Giro in cui bisognerà farsi trovare pronti sin dall’inizio. In attesa dei percorsi ufficiali e guardando le località di arrivo, già dopo tre tappe la classifica potrebbe ben delineata. Si parte con una crono e, almeno per quel che ci riguarda, bisognerà perdere meno secondi possibili. E alla terza frazione c’è Pian della Mussa, salita che conosciamo in quanto classica del dilettantismo.

Che salita è?

Una salita molto lunga, quasi 20 chilometri, e impegnativa. La prima parte è un grande vallonato pedalabile che sale, ma gli ultimi 7 chilometri sono alquanto tosti. Per questo dico che già nelle prime tre frazioni ci si gioca il Giro.

Insomma, come si suol dire, magari non si sa chi lo vince, ma si sa chi lo perde. Le altre due scalate sono Fosse e Zocca.

Una è nel veronese e la conosco poco, l’altra mi dicono sia una salita appenninica abbastanza dura. Bisognerà vedere bene anche come si arriva a queste salite finali, che percorso si farà prima. Mentre trovo interessante l’ultima tappa col Bertinoro.

Perché?

Perché questo è uno strappo classico. Ripetuto più volte può fare danni. E può farli anche perché arriva a fine Giro, le forze potrebbero iniziare a mancare e tutto potrebbe essere in bilico. Magari i ragazzi dei Devo Team potranno essere più abituati alle corse a tappe, ma sono pur sempre otto giorni di corsa consecutivi. Ci potrebbero essere dunque dei bei distacchi.

E poi?

E poi cosa dire. Anche se non siamo certi dell’invito, siamo comunque contenti di vedere che una tappa partirà da Bergamo, la nostra città.

Il Giro Next Gen 2023 è stato vinto dalla Jumbo-Visma Development di Johannes Staune-Mittet (foto LaPresse)
Il Giro Next Gen 2023 è stato vinto dalla Jumbo-Visma Development di Johannes Staune-Mittet (foto LaPresse)
Rispetto allo scorso anno il percorso sembra essere più equilibrato. Manca lo spauracchio stile Stelvio, ma ci sono più tappe mosse e due che si annunciano allo sprint…

Non so mica se poi si arriverà davvero allo sprint. Anche lo scorso anno doveva essere così e invece arrivò la fuga persino in pianura. Le squadre saranno composte da 6 elementi, la corsa dovrebbe essere più controllabile, ma al tempo stesso stiamo parlando di una corsa under 23. Un corsa in cui c’è battaglia dall’inizio alla fine.

Abbiamo più volte accennato ai devo team: restano i favoriti indiscussi?

Direi di sì, sono nettamente avvantaggiati. Sono più abituati a fare corse a tappe e a tenere certi ritmi. Anche noi da parte nostra cercheremo di arrivare al massimo al Giro Next Gen. Ci arriveremo con tre corse a tappe, abbiamo già fatto un ritiro in quota e un altro lo faremo a maggio. 

Gianluca, come detto, sei stato l’ultimo direttore a vincere il Giro. Hai visto cosa significasse avere tra le mani un ragazzo come Ayuso. Quali sono dunque i nomi in assoluto più accreditati?

Direi i primi tre dell’ultima Liegi Under 23 (Joseph Blackmore, Robin Orins e Jorgen Nordhagen, ndr), in particolare l’inglese e il norvegese. Nordhagen, lo sciatore di fondo, è in una squadra la Visma-Lease a Bike Development che lo ha vinto l’anno scorso con Staune-Mittet e magari il suo gruppo ha un po’ di esperienza. Senza contare che lui e la sua squadra possono disporre delle risorse e delle informazioni del team principale.