I plantari customizzati e personalizzati in base alle individualità. Torniamo a scrivere di un argomento che non conosce epoca, tornato alla ribalta per via di una ricerca sempre più strenua delle performance.
I vantaggi, gli eventuali svantaggi e cosa è necessario considerare quando ci si affida a specialisti che operano nell’ambito dei plantari personalizzati. Abbiamo chiesto un approfondimento al dottor Giuliano Carrara, podologo podoiatra, della Podoclinica Carrara di Leffe (Bergamo) che, non di rado, si confronta con le richieste di atleti professionisti di primo piano.


Quali sono i motivi principali che spingono un ciclista ad avere un plantare personalizzato?
Sono diversi, ma quelli principali sono 6. Il primo è un dolore persistente, che resta tale anche dopo il cambio delle scarpe e visita bikefitting. Normalmente lo stesso dolore ci concentra sul ginocchio, si manifesta tramite una fascite plantare, metatarsalgia e formicolii.
Gli altri?
In sequenza sono da considerare la perdita di fluidità e di potenza durante la pedalata, differenze esistenti tra i piedi e le gambe, semplice desiderio di migliorare comfort e prestazioni. Con l’utilizzo di un plantare personalizzato si contrasta una eventuale instabilità del piede, talvolta accentuata dai pedali moderni e c’è anche un discorso di prevenzione degli infortuni.


Attraverso l’utilizzo di un plantare fatto su misura si può migliorare la performance con una resa atletica migliore?
Sì, principalmente grazie ad una maggiore stabilità. I plantari personalizzati rendono i piedi più stabili e rigidi al momento giusto, riducono la dispersione di energia e permettono di trasmettere meglio la forza sul pedale. Se alla base c’è un problema di appoggio, la sua correzione porta a vantaggi non trascurabili. Studi scientifici confermano guadagni tra il 2 e il 5 % di potenza sostenibile, oltre a ridurre la stanchezza.
E’ riuscito a quantificare i miglioramenti di un ciclista che usa i plantari costruiti sulle sue esigenze?
Certamente. Il feedback dei ciclisti è costante e inequivocabile. Dopo aver indossato il plantare definitivo i riscontri più comuni sono: «Il ginocchio non entra più verso l’interno», «Non sento più quella pressione sotto le dita», «Dopo 4-5 ore non ho più dolore», «La pedalata è molto più stabile e potente». Sono le risposte che ricevo, settimana dopo settimana, sconfinano nella soddisfazione e nel benessere, per me è una gratificazione.


Su quali distretti influisce principalmente un plantare ben progettato?
Il miglioramento parte dal mesopiede. Quando il mesopiede è stabile e si blocca correttamente, caviglia, ginocchio, anca e schiena lavorano con meno stress. Se invece “cede”, tutto il corpo compensa e prima o poi arriva il dolore, soprattutto al ginocchio o alla fascia ileotibiale.
C’è differenza tra sostegno dell’arco plantare e stimolazione della zona cuboide?
Sono due correzioni completamente diverse. Il sostegno dell’arco interno serve a chi ha il piede piatto e tende a “crollare” verso l’interno. La stimolazione del cuboide, consiste in un piccolo rialzo laterale di 3/6 millimetri, serve a chi ha il piede cavo o molto rigido.






Come funziona?
Aiuta il mesopiede a diventare rigido esattamente quando si spinge forte, precisamente tra le ore 2 e le 5 del giro di pedivella. Impedisce al carico di spostarsi di lato e riduce dolori laterali e tendiniti peroneali. E’ importante considerare che, l’uso della correzione sbagliata è il motivo principale per cui molti plantari non funzionano in bici.
Il plantare deve solo sostenere o anche permettere la corretta espansione e distensione del piede nella scarpa?
Deve fare entrambe le cose. Sostiene dove serve, ma lascia spazio perché l’avampiede si allarghi leggermente, con un range di 4/7 millimetri, in modo che le dita possano estendersi completamente. Personalmente uso sempre un leggero rialzo in punta, prende il nome di toe spring e, se necessario, si porta a scaricare le teste metatarsali. I plantari troppo pieni o troppo stretti provocano formicolii e “piedi caldi”.


Le solette commerciali o termoformate che troviamo oggi in commercio possono sostituire un plantare personalizzato?
No. Sono costruite su forme standard e non tengono conto delle caratteristiche individuali del piede. Nella maggior parte dei casi non risolvono il problema e, se la correzione è sbagliata per quel piede, possono addirittura peggiorarlo.
In che modo?
Aumentano la pressione, spostano il carico o mascherano il problema. Personalmente non le consiglio mai come soluzione terapeutica o prestazionale. Quando c’è dolore, instabilità, asimmetria o ricerca di prestazioni serie, l’unica strada efficace è il plantare su calco individuale dopo una visita biomeccanica podologica completa.


Quali materiali utilizza per realizzare i suoi plantari per i ciclisti?
Dopo un’attenta valutazione che comprende visita biomeccanica podologica, videografia posturale, baropodometria statica, dinamica e soprattutto durante la pedalata reale con la bici del cliente, utilizzo solo due tecnologie, sempre su calco individuale del piede. Plantare in EVA medicale ad alta densità fresato CAD-CAM: lo scelgo per il 95 % dei casi. E’ rigido, leggerissimo, ha uno spessore minimo. L’altra soluzione è la stampa 3D in nylon caricato al carbonio. Quest’ultima è riservata a chi sviluppa potenze molto elevate o necessita di correzioni importanti. Il rivestimento superiore è sempre in EVA per evitare micro-movimenti e garantire comfort anche dopo centinaia di chilometri.