Nervo sciatico e corridori: bella gatta da pelare

28.12.2022
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«Avevo un mal di schiena tremendo, proprio nella zona lombare. Ero piegato in due perché quando non stai bene, sforzi la schiena e la prima cosa che parte è il nervo sciatico».

Con queste parole, pronunciate in Spagna alcuni giorni fa, Gianni Moscon ci aveva raccontato una delle fasi per cui, in abbinamento con l’infezione del sangue causata dal Covid, la prima parte del suo 2022 è stata un calvario. Solo che sentirlo parlare di infiammazione del nervo sciatico ha fatto scattare l’attenzione su un… acciacco che raramente si associa a un corridore professionista. Ragione per cui ci siamo rivolti a Michele Pallini, storico fisioterapista di Nibali. Il toscano è rimasto all’Astana dove avrebbe dovuto occuparsi di Lopez.

Pallini e Nibali hanno condiviso momenti indimenticabili: qui al Tour 2014
Pallini e Nibali hanno condiviso momenti indimenticabili: qui al Tour 2014
Michele, anche i corridori rischiano l’infiammazione del nervo sciatico?

E’ un argomento molto vasto, soprattutto volendo parlare di tutti i ciclisti, dal cicloamatore al professionista, e le cause possono essere diverse. Chiaramente bisogna fare subito una distinzione tra lombosciatalgia e sciatalgia. La prima proviene da una lombalgia causata da un’ernia, che ne è la causa primaria. Quando poi vai in bici, non sei allenato oppure fai degli sforzi che vanno al di sopra della tua preparazione, coinvolgi la parte lombare. Questa, contraendosi, accentua le problematiche dell’ernia e causa la lombosciatalgia. Invece nel professionista la causa più comune è la sindrome del piriforme. E sono due cose diverse. Si tratta sempre di sciatalgia, ma la lombosciatalgia colpisce soprattutto il cicloamatore rispetto al professionista. Ci sono anche dei ciclisti professionisti che ci hanno problemi di ernia, ma di solito sono dovuti all’età. 

Parliamo di professionisti allora…

La sindrome del piriforme è la compressione del nervo sciatico da parte del muscolo piriforme (in apertura, nell’immagine del dottor Marcello Zavatta), nella parte posteriore del bacino. Causa dolore ai glutei e occasionalmente, appunto, la sciatalgia. La causa è sempre un sovraccarico che può essere dovuto a degli sforzi eccessivi. Non a caso se ne può osservare l’insorgenza dopo 10-12 giorni di una grande corsa a tappe, se viene affrontata in condizioni non ottimali.

Il muscolo piriforme si trova nella parte posteriore del bacino a contatto con il nervo sciatico (immagine Fisio Science)
Il muscolo piriforme si trova nella parte posteriore del bacino a contatto con il nervo sciatico (immagine Fisio Science)
Solo questo?

Possono esserci degli altri fattori scatenanti. Una tacchetta che si sposta e ti causa una intrarotazione dell’anca, ad esempio. A volte non te ne rendi conto, perché cadi, non verifichi la posizione della tacchetta e magari continui a pedalarci. Se l’anca e il ginocchio sono ruotati, il problema è biomeccanico e può diventare causa di sciatalgia.

Di cosa parliamo?

Anatomicamente quello sciatico è il nervo più grosso che ci sia nel corpo umano e passa proprio sul piriforme. Quando viene “pinzato” tra il piriforme e gli altri muscoletti che ci sono lì intorno e che scorrono paralleli al piriforme, si può avere la sciatalgia. Per capire empiricamente la differenza tra una lombosciatalgia e la sindrome del piriforme, basta sedersi a terra e mettere il tallone del piede sul ginocchio opposto, spingendo in giù. Se hai la sindrome del piriforme senti subito dolore.

Durante un grande Giro, il massaggio quotidiano aiuta a sciogliere le contratture lombari (foto Harima Nazionale)
Durante un grande Giro, il massaggio quotidiano aiuta a sciogliere le contratture lombari (foto Harima Nazionale)
Hai parlato di insorgenza durante un Giro.

Facendo i massaggi tutti i giorni, ti accorgi che a livello lombare c’è un problema di contratture. Quindi ci lavori, ne parli col medico e fai anche dei trattamenti fisioterapici. Poi interviene anche l’osteopata, ma si può risolvere utilizzando la classica Tecar terapia, che abbiamo sempre dietro. 

Con Moscon non ha funzionato…

Se la condizione non ti permette di sopportare certi sforzi, si arriva al ritiro. Quello che è successo a Moscon è un’eccezione. Gianni veniva da un long Covìd e nonostante tutto quello che abbiamo fatto, non riusciva a venirne fuori. L’unica soluzione che ha avuto la squadra è stato fermarlo e poi si è scoperto che il problema dipendeva dal sangue. Però restando sul fronte del nervo sciatico, c’erano delle teorie per cui il Covid potrebbe provocare l’ispessimento della fascia. Perciò, non venendone a capo, con il dottor Magni si è pensato di mandarlo da un luminare di Padova. Un manipolatore fasciale professionista, che ha messo a punto una tecnica specifica. Però non è servita, per lui non era necessario questo di tipo di trattamento, ma bastava il riposo. Quanto invece a quegli studi, come per ogni cosa che riguarda il Covid, la casistica è limitata e non c’è stato il tempo di studiarla.

Nella primavera di Moscon, fra varie sofferenze, c’è stata anche l’infiammazione del nervo sciatico
Nella primavera di Moscon, fra varie sofferenze, c’è stata anche l’infiammazione del nervo sciatico
Come fa un professionista, sempre così monitorato, a finirci dentro?

Tolti i casi patologici come quello di Gianni, una fase a rischio è quando vanno da soli in ritiro a Tenerife. Lassù ogni giorno fai un’ora e mezza di salita, 3.000 metri di dislivello, e se non hai una condizione eccellente oppure fai degli sforzi superiori a quelli indicati dalle tabelle di lavoro, puoi incorrere in questo tipo di problema. La statistica dice che 99 volte su 100 dipende da sovraccarico. I problemi biomeccanici dovuti a una caduta sono invece più ricorrenti durante le gare. Lo spostamento della tacchetta in allenamento è rarissimo. In più tutti i corridori che ho seguito sono abbastanza maniaci delle scarpe e le controllano e ricontrollano mille volte. Ci sta che magari camminando un po’ la tacchetta ruoti leggermente all’interno, ma prima del problema al piriforme, inizi a sentire già qualcosa a livello del tensore. Insomma, prima di fare un danno grosso, ci sono dei sintomi che mettono in allarme. 

L’unica cura è il riposo, non potendo fare infiltrazioni?

Sì, soprattutto se la patologia viene fuori in gara. Se invece ti stai allenando, puoi diminuire l’intensità del lavoro. Vai ancora in bici, ma invece di fare delle sedute di 5 ore, le fai da un’ora e mezza e recuperi lo stesso. A casa durante l’allenamento la cosa è più risolvibile.

I ritiri in altura (qui sul Teide) se fatti in autonomia espongono al rischio di sovraccarichi (foto Astana)
I ritiri in altura (qui sul Teide) se fatti in autonomia espongono al rischio di sovraccarichi (foto Astana)
Forse una tendinite è più facile da capire?

Infatti il nervo sciatico è una problematica più subdola della tendinite. Normalmente l’insorgenza una tendinite ti dà degli avvertimenti. Prima che arrivi al tendine rotuleo, inizi ad avere problemi al vasto mediale. Lo stesso vale per il tendine d’Achille, con il tricipite surale che va in sofferenza. Quindi ci sono dei segnali che dicono di fare attenzione. Invece il mal di schiena è vigliacco, perché potresti pensare che si fermi lì. E la sindrome del piriforme devi saperla riconoscere. Per esempio, può esserci uno che pedala con un ginocchio troppo all’interno. Oppure è caduto e quindi, a livello propriocettivo, cerca di tenere il ginocchio più all’interno per sentire meno dolore. Lui pensa di aver risolto, invece ha appena iniziato ad avere problemi…