La gravidanza delle atlete (in apertura Elinor Barker in una foto Instagram), approfondita con l’esperienza vissuta da Marta Bastianelli, ci ha dato alcuni spunti. La velocista 35enne della UAE Team ADQ ha spiegato il suo percorso a cavallo della maternità e l’argomento stavolta lo abbiamo voluto girare a Massimo Besnati, medico di base al servizio del ciclismo professionistico per più di trent’anni.
Per il dottore di Busto Arsizio – che ora segue le nazionali femminili e maschili della pista junior e U23 – l’aspetto soggettivo influisce in ogni gravidanza tra le donne agoniste e non, ma tuttavia ci sono delle buone regole che andrebbero osservate per non compromettere il periodo della gestazione ed il successivo ritorno alle proprie attività sportive.
Dottor Besnati è cambiata la concezione della gravidanza nel ciclismo?
Tantissimo, per fortuna. Partendo da un discorso più generale, una volta le donne associavano la maternità quasi ad una malattia quando si chiedeva la loro anamnesi. Invece è un evento piacevole che, ritornando nel caso specifico del ciclismo, non compromette la carriera. Certo, bisogna mostrare molta attenzione durante le progressione dei nove mesi.
Lizzie Deignan dopo la prima figlia ha vinto, tra le tante, gare importanti come Liegi e Roubaix, così come fece Bastianelli. C’è un motivo “scientifico”?
Anche in questo caso facciamo un ragionamento più ampio. Le atlete migliorano col passare del tempo, indipendentemente dalla maternità. E’ una regola che vale per tutte. Qualche anno fa la Artsana (azienda che distribuisce prodotti sanitari e per l’infanzia, ndr) aveva condotto uno studio per vedere se lo sport durante la gravidanza facesse bene o meno alle donne. La risposta fu positiva. Anzi, le atlete testate in quel periodo registrarono dei miglioramenti delle performance rispetto a prima. E torniamo a quello che dicevo prima. L’attività sportiva non incide negativamente sulla gravidanza come si pensava prima. O meglio, fino ad un certo punto.
Bastianelli ci ha detto che aveva smesso di pedalare mentre Deignan e Blaak hanno pedalato durante i primi mesi di gravidanza o fatto esercizi in palestra. C’è il rischio di qualche contro-indicazione?
Dipende da donna a donna e da sport a sport. Ad esempio corse, salti o attività che possano dare contraccolpi vanno evitati all’inizio della gestazione. Si sconsigliano certi movimenti per la loro meccanica. Pedalare non è sbagliato però col passare del tempo può diventare pericoloso per la formazione del feto. La posizione sulla sella provoca una compressione e di conseguenza potrebbe aumentare la contrattilità uterina. Personalmente farei attenzione anche agli squat fatti con un bilanciere scarico. Ripeto, tutto è soggettivo, anche se parlando di atlete di alto livello so che sono seguite da figure specifiche. Non so se esista già, ma credo che in futuro troveremo sempre più preparatori atletici specializzati nella gravidanza.
Come si possono dividere quei nove mesi?
Non ci sono differenze da una donna non agonista, ma sostanzialmente direi in tre fasi. La prima è quella dei tre mesi iniziali ed è la più delicata per i motivi che dicevo prima. La seconda potremmo definirla di mantenimento. Dal quarto mese in avanti il feto è al sicuro e volendo non ci sarebbero limitazioni, se non per l’ingombro della pancia. La terza fase è quella del pre-parto. Anche in quel caso bisognerebbe evitare ulteriori sforzi e attendere gli ultimi giorni con serenità. A margine di tutto ciò, converrebbe non lasciarsi andare troppo. Troppi chili, oltre ad un affaticamento fisico, sarebbero difficili da smaltire per chi vuole tornare a correre subito.
Recentemente Omer Shapira (campionessa israeliana della EF Education, ndr) ha dichiarato di non aver preso subito bene la notizia della gravidanza perché vedeva il suo corpo cambiare e non si piaceva più. Come si valuta dal punto di vista psicologico?
Come in tutte le gravidanze ci sono sbalzi d’umore o ormonali. Tant’è che la depressione post-parto è una vera e propria patologia per cui proseguono gli studi. La ciclista non è diversa da una donna normale. Conta tanto l’ambiente che si ha attorno. Il sostegno psicologico è fondamentale. Sapendo già che sforzi andrà a fare quando tornerà, possiamo dire che per la ciclista quella può essere una grande motivazione per mantenere un buon morale. Anche perché le cicliste partono tutte da una buona dose di grinta e attributi facendo quello sport. Poi ha ragione Bastianelli quando dice che il nostro fisico ha memoria. Anche quello aiuta moralmente a tornare in forma più in fretta e stare meglio.
Consiglierebbe pertanto ad una ciclista di affrontare la gravidanza nel pieno della sua attività?
Certamente. Ribadisco tuttavia che è soggettivo visto che è un momento delicato per la donna, quindi non bisogna forzare i tempi. Va fatta quando una se la sente. Però mi sento di dire che una ciclista, considerando che può avere in media 10/15 anni di carriera ad alto livello, può permettersi a metà una o addirittura due gravidanze come è successo a Deignan.