Calo di rendimento, non è per forza mononucleosi

04.07.2023
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CHIANCIANO TERME – «Ho bisogno di un giornalista per far passare un messaggio sulla mononucleosi». Carlo Guardascione, medico del Team Jayco-AlUla, ci ferma prima della crono di apertura del Giro d’Italia Donne, quella che sarà annullata per maltempo. Solo che ancora non piove e ci prestiamo volentieri alla sua richiesta. Il varesino è uno dei medici più esperti e attenti, non è tipo da perdere tempo.

Qual è il problema?

Noto che negli ultimi tempi moltissimi atleti – parlo di categorie giovanili, quindi esordienti, allievi, juniores e le loro famiglie – sono allarmati in maniera spropositata e non troppo corretta per le conseguenze di un’infezione da mononucleosi. Fanno parecchia confusione fra avere la mononucleosi in atto, quindi in corpo, oppure averla fatta in passato.

Carlo Guardascione è varesino e lavora nel Team Jayco-AlUla con cui sta seguendo il Giro Donne
Carlo Guardascione è varesino e lavora nel Team Jayco-AlUla con cui sta seguendo il Giro Donne
In che senso?

E’ sufficiente che un corridore non renda per 15 giorni oppure abbia un calo di rendimento, che in quell’età è molto fisiologico, che subito scatta l’allarme (la foto di apertura proviene dalla pagina Facebook del Giro della Lunigiana). Avrà preso la mononucleosi? E così mi trovo a rispondere a moltissime telefonate, a moltissime mail, a fare moltissime visite, per spiegare che la mononucleosi è una malattia virale che non ha alcuna cura sulla specifica, ma soltanto terapie di supporto.

Quali sono i segni del calo di rendimento?

Non riescono più a finire le corse e non sono più brillanti come prima. Quelli bravi non sono più performanti e quello che prima andava più piano adesso va più forte. Potrebbero esserci tante motivazioni, invece vanno tutti diretti sulla mononucleosi.

Si sente spesso come motivazione, anche da parte dei diesse, il fatto che dalle analisi emerge che l’abbiano avuta in passato, ma senza accorgersene.

Una volta che sia stata contratta, anche anni prima, la mononucleosi lascia una memoria immunologica. All’esame di laboratorio risulta dalle immunoglobuline IgG per il virus di Epstein Barr, che è il virus della mononucleosi. Quindi se un giovane l’ha avuta nel passato, magari in maniera asintomatica e senza accorgersi, avrà sempre queste immunoglobuline positive per tutta la vita. Oltre ai genitori, anche i direttori sportivi dovrebbero farci sopra una riflessione.

Affinché si possa dire che la mononucleosi è in atto occorre un valore alto delle immunoglobuline (foto Mela Rossa)
Affinché si possa dire che la mononucleosi è in atto occorre un valore alto delle immunoglobuline (foto Mela Rossa)
E queste non sono il segno della malattia in atto, giusto?

Sono solo la memoria immunologica della malattia pregressa. La malattia in atto è determinata soltanto dalla presenza in maniera corposa di anticorpi IgM, che non trovo nel 90 per cento di questi atleti. Per cui l’allarme mononucleosi va sicuramente ridotto. Le motivazioni di un calo di rendimento possono essere molteplici, soprattutto nelle categorie giovanili.

Quali ad esempio?

La scarsità di recupero perché c’è troppo allenamento o magari, al contrario, si ha una preparazione insufficiente. C’è l’approccio con le temperature molto alte di questo periodo, che necessitano periodi di adattamento importanti. L’alimentazione non sempre corretta, anche e soprattutto sul piano dell’idratazione che è sempre sottostimata e sottovalutata da tantissimi atleti. Per cui talvolta le cause di questo scarso rendimento andrebbero cercate in ambiti che non c’entrano niente con la mononucleosi.

In ogni caso, di fronte a certe richieste, è obbligatorio fare degli esami?

Se non conosco lo storico del ragazzo, chiedo un controllo ematologico, anche se 99 volte su 100 non porta a grandi scoperte.

A Cavendish fu diagnosticata la mononucleosi nell’aprile 2017. Sfinito dopo le corse, impiegò un anno per uscirne e torno alla vittoria a inizio 2018
A Cavendish fu diagnosticata la mononucleosi nell’aprile 2017. Sfinito dopo le corse, impiegò un anno per uscirne e torno alla vittoria a inizio 2018
E’ possibile che il fatto di pensare subito alla mononucleosi sia una conseguenza degli anni del Covid?

Sì, sicuramente. C’è un po’ la paura del virus, la consapevolezza che esiste e può essere invalidante. Io però vorrei riportare il discorso in un ambito di logica, di correttezza e di razionalità. E’ come la varicella: se l’hai fatta una volta nella vita, non la fai più. Ci sono delle eccezioni, ma stiamo parlando veramente di un caso su un milione.

In che modo invece il calo di rendimento, anche in atleti di alto livello, può essere imputabile al virus preso di recente?

Ci sono tracce diverse. Se un individuo l’ha fatta in maniera molto importante, con della sintomatologia seria quindi non soltanto la stanchezza, ma anche con linfonodi gonfi ed epatosplenomegalia (ingrandimento simultaneo del fegato e della milza, ndr), il valore di immunoglobuline IgG rimane molto alto. Ma l’hai comunque superata, l’unica cosa è avere le attenzioni necessarie per non trascinarsela a lungo per tutta la stagione.