Federica Venturelli

Viaggio nel motore di Venturelli con coach Dario Giovine

28.12.2025
6 min
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BENIDORM (Spagna) – Federica Venturelli continua a tenere banco. Dopo aver ascoltato la diretta interessata e gli elogi di Elisa Longo Borghini, non potevamo non parlare anche con colui che la allena ogni giorno: il suo coach Dario Giovine.

Con il preparatore della  UAE ADQ facciamo dunque un viaggio tecnico dentro al motore di Venturelli. Un motore davvero importante. Ma che, a quanto pare – ed è questa la notizia più bella – non ha ancora smesso di crescere. Il potenziale è tanto: in chiave futura, ma anche a stretto giro. Non tra cinque o sei anni: qui si può già parlare di cronometro iridate e di grandi, anzi grandissime classiche.

Dario Giovine
Il preparatore Dario Giovine, che segue Venturelli da tre stagioni
Dario Giovine
Il preparatore Dario Giovine, che segue Venturelli da tre stagioni
Dario, innanzitutto da quanto segui Federica Venturelli?

Questo che inizia sarà il terzo anno. Ha già passato due stagioni in devo e questo sarà il primo anno WorldTour, quindi da quando è arrivata nel team.

Quindi la seguivi anche quando faceva cross?

Il primo anno che l’ho seguita è stato quello di transizione, quando ha smesso con il ciclocross. Aveva ancora fatto la Coppa del mondo, se non ricordo male proprio qui a Benidorm, e qualche uscita. Stavamo però già decidendo il percorso che l’avrebbe portata sempre più verso strada e pista.

In questi giorni si parla spesso del suo “motore grande”. Oltre ai numeri, cosa ti dice che è davvero così?

L’attitudine e l’approccio. Quando parlo di motore non mi riferisco solo ai numeri. Il motore grande di Federica è anche l’attitudine al lavoro, la precisione con cui si allena, che poi porta alle performance che abbiamo visto. E’ sempre stata una grande professionista per l’attenzione che mette in tutto, e questo si riflette anche fuori dalla bici. Per esempio nello studio ha un rendimento altissimo, come nello sport. E’ proprio la sua etica del lavoro, come persona, a fare la differenza.

La cronometro è forse la specialità che più piace a Federica Venturelli
La cronometro è forse la specialità che più piace a Federica Venturelli
Entriamo più nel tecnico: va forte su strada e va forte in pista nell’inseguimento, uno sforzo da circa quattro minuti. Come si allenano qualità così diverse?

E’ fondamentale dire che c’è una grandissima sinergia con il settore tecnico della nazionale pista. Con Diego Bragato ho un ottimo rapporto e una comunicazione continua, che secondo me è la base dei risultati. C’è chiarezza sui calendari, sugli impegni, sulle fasi di recupero e sugli allenamenti specifici. A volte seguo anche personalmente gli allenamenti in pista. Poi Federica è molto professionale nel fornire feedback. Quello che abbiamo capito è che bisogna interpretare bene le richieste fisiologiche e metaboliche della pista senza creare sovrapposizioni inutili.

Cioè?

Evitare di riproporre su strada lavori che ha già sviluppato in pista. Le qualità le ha già stimolate lì, quindi su strada cerchiamo di completare il profilo fisiologico e metabolico. Sappiamo che non è solo una pistard e non è solo una cronoman. Io, rispetto a Bragato, mi concentro più sullo sviluppo delle sue caratteristiche aerobiche, bilanciando il lavoro in base a quello che fa in pista e ai necessari recuperi.

Quindi il lavoro di endurance?

Ma non solo. Ci sono anche lavori specifici da cronometro, molto vicini alla soglia. Lavoriamo su soglia aerobica e anaerobica, sempre dopo aver lasciato il giusto recupero rispetto a un lavoro in pista che è estremamente tassante. L’obiettivo è non creare doppioni: la forza e le partenze da fermo le fa in pista, non ha senso riproporle due giorni dopo su strada.

Federica Venturelli
Secondo Giovine, Federica (prima a sinistra) ha un approccio molto serio agli impegni, siano essi sportivi o di altro genere (foto UAE ADQ)
Federica Venturelli
Secondo Giovine, Federica (prima a sinistra) ha un approccio molto serio agli impegni, siano essi sportivi o di altro genere (foto UAE ADQ)
Oggi in cosa eccelle di più: un minuto, quattro minuti, dieci minuti?

Federica ha un profilo molto completo. E’ fortissima sulle potenze critiche brevi: il minuto e i 30 secondi sono eccellenti. Ha anche un buon picco di potenza, grazie alla sua struttura fisica. E non è affatto “ferma” allo sprint. Allo stesso tempo, dai test della curva del lattato emerge un profilo aerobico molto efficiente. Questo le permette di andare forte anche in fuga da lontano, con wattaggi elevati nella parte bassa della curva.

Insomma, un motore completo?

Esatto. Il nostro lavoro è portare avanti tutti gli aspetti della performance, perché è un’atleta eclettica. Riesce a esprimersi bene anche in una cronometro da 35 minuti.

In un ciclismo sempre più specifico, non c’è il rischio che sia troppo eclettica?

Secondo me no, soprattutto vista la sua giovane età. E’ una scelta vincente sviluppare ancora un motore di base completo. Sono i primi approcci con il WorldTour e stiamo ancora scoprendo Federica. Parliamo di una classe 2005, quindi anche a livello di calendario dobbiamo sperimentare. Quando avremo chiari al 100 per cento i suoi punti di forza, potremo indirizzarla verso un certo tipo di gare. In prospettiva, una corsa a tappe con cronometro e dislivelli non estremi potrebbe anche vederla in classifica generale.

Federica Venturelli
Vista la sua altezza (180 cm), Venturelli può sfruttare leve lunghe che le garantiscono grande potenza
Federica Venturelli
Vista la sua altezza (180 cm), Venturelli può sfruttare leve lunghe che le garantiscono grande potenza
Classiche come Fiandre o Sanremo potrebbero essere adatte a lei?

Sicuramente sì. Ha potenze critiche per superare muri da cinque fino a otto minuti. Inoltre guida molto bene e in gruppo si muove con grande intelligenza.

Il passato nel cross torna utile a Venturelli…

Assolutamente sì, così come la pista. Anche se non ha ancora fatto grandi eventi di gruppo in pista, sa muoversi ed è abituata ad allenarsi insieme alle altre. In queste corse il posizionamento vale l’80 per cento del risultato finale. Per questo, vista la giovane età, è giusto non forzare una specializzazione troppo precoce.

Che ruolo può avere a livello tecnico-tattico nella squadra?

Dipende molto da chi sarà la capitana. E’ il suo primo anno WorldTour, quindi il ruolo potrà variare. Non sarà capitana in corse come Fiandre o Roubaix, ma potrà avere un ruolo di supporto molto importante, anche decisivo nei momenti in cui la corsa esplode. Se la capitana non dovesse avere le gambe giuste, Federica può diventare una soluzione. Supporto sì, ma non solo da gregaria e non solo nella prima parte di gara.

Secondo Giovine per adesso è bene far crescere l’intero motore di Venturelli e solo in un secondo momento “specializzarlo” (foto UAE ADQ)
Federica Venturelli
Secondo Giovine per adesso è bene far crescere l’intero motore di Venturelli e solo in un secondo momento “specializzarlo” (foto UAE ADQ)
Che tipo di corse farà nel corso della stagione?

La prima parte di stagione sarà più orientata sulle pietre. Per la seconda parte, quella dei Grandi Giri, stiamo valutando. Una cosa è certa: non ne farà più di uno, vogliamo preservarla. Anche noi tecnici dobbiamo capire bene le sue fasi di recupero. Con Bragato abbiamo individuato alcuni momenti per inserire l’attività su pista: ci saranno gli europei (Turchia, 1-5 febbraio), almeno una prova di Coppa del mondo e il mondiale (Cina, 14-18 ottobre).

Su quante ore di allenamento lavora mediamente?

Non è una ragazza spremuta. Ha anche l’impegno dell’Università, con laboratori che le impongono rientri al pomeriggio. Tolti i ritiri, in cui fa di più chiaramente, in una settimana fa circa 20 ore di lavoro. Questo significa che c’è ancora un grande margine di lavoro. Finché risponde così e cresce anno dopo anno senza esagerare con il carico, perché aggiungere volume “gratis” e stancarla? E’ il concetto di dose minima efficace e in questo momento per lei è ideale. Funziona. Se ottiene risultati con 20 ore, non ha senso portarla a 30. Quel margine le servirà in futuro, quando ne avrà davvero bisogno per fare un ulteriore salto.