Samuel Marangoni, coach della Polti-Kometa è di ritorno dal Giro di Turchia. La corsa è servita, come spesso capita, per rifinire la condizione prima di un grande appuntamento, in questo caso il Giro d’Italia, chiaramente…
I ragazzi di Marangoni, tra l’altro, si sono ben comportati vincendo una tappa con Lonardi e stando spesso nella mischia.
Ma in queste corse di preparazione cosa guarda davvero un allenatore? Quali sono gli ultimi test, i valori e i dati che analizzare? Da cosa capisce veramente come stanno i suoi atleti? Quesiti che abbiamo sviscerato appunto con Marangoni.
Samuel, dunque, partiamo da questa serie di quesiti…
I test sono più relativi alla parte di allenamento e si fanno prima, sia a ridosso dell’evento che nei mesi precedenti, dell’ultima gara, in questo caso del Turchia. Del nostro team presente al Giro abbiamo fatto il ritiro in altura suddiviso in due gruppi. Una parte era al Teide e una a Sierra Nevada. In quell’occasione sono stati effettuati i test base prima del Giro d’Italia.
Che tipo di test?
Il classico incrementale in salita, facendo dei tratti sali e scendi, fino ai 4 millimoli di accumulo di acido lattico. E poi quelli della critical power sui 5′, 10′ e 20′ per verificare le massime prestazioni degli atleti in quei lassi di tempo. Ma questi ultimi si possono verificare anche in corsa e sono in quel caso legati anche alla performance.
In corsa cosa guarda un coach in questa fase della preparazione?
Non ci sono solo i watt, sia in ritiro che in corsa si monitorano diversi parametri legati al cuore: frequenza cardiaca del mattino, variabilità cardiaca, il medico misura la pressione e si bada soprattutto agli scostamenti di questi parametri più che ai valori in sé per sé. E poi oltre ai dati si osserva anche la corsa, la performance come dicevo.
Alla fine il ciclismo non è fatto di soli numeri, questo è il concetto?
Esatto, è la strada che dice quello che hai fatto e come stai veramente. E quando scatta la corsa vera e propria e gli atleti fanno performance buone, cioè si fanno trovare pronti, sai che hai lavorato bene. Poi per me è anche molto importante parlare con i corridori per confrontare sensazioni e stati d’animo con tutti i vari parametri e i vari momenti della gara.
Samuel, hai dato una certa importanza ai valori cardiaci. Perché?
Perché sono parametri importanti e non solo quelli in attività ma anche quelli in fase di riposo. Si hanno riscontri sulla condizione anche in base al recupero: quanto ci mette, in che “quantità” avviene… E ovviamente si valuta anche il recupero durante lo sforzo. Un parametro molto indicativo per esempio in questo caso è la deriva cardiaca.
Di cosa si tratta?
E’ quel valore del cuore che dice quanto si alza la frequenza cardiaca a parità di watt nel corso del tempo. Faccio un esempio con numeri totalmente a caso: nella prima ora per fare 250 watt le pulsazioni sono 150, dopo 5 ore per esprimere sempre 250 watt di pulsazioni ne servono 157. Ecco, quella differenza di 7 pulsazioni è la deriva cardiaca. E più questa è ridotta e più l’atleta sta bene.
Insomma più cuore che watt?
In questo caso di valutazione sì, ma è chiaro che i watt restano importanti. In questo periodo se hanno lavorato bene, se stanno bene in corsa vedi i valori migliori, magari anche qualche picco eccellente. Anche questi sono indicativi. Da qui comunque capisci tanto, se uno scalatore si stacca da 50 corridori ovviamente c’è qualcosa che non va, specie se non raggiunge i suoi standard.
Un tempo si diceva che quando il cuore saliva bene, il corridore era fresco. Vale ancora questa regola?
Vale ancora, ma quel che conta ancora di più è che il cuore sia elastico, cioè che salga tanto, ma anche che scenda tanto. Ma questo valore emerge soprattutto durante il Giro, con l’accumularsi della fatica tappa dopo tappa. In corse di un giorno o di poche tappe, le differenze emergono meno.