Elena Cecchini ci ha portato di nuovo nel mondo della SD Worx, lo squadrone WorldTour del ciclismo femminile. Se quest’anno il faro tra gli uomini è stata la Jumbo-Visma, la stessa cosa ha fatto il team olandese fra le ragazze: 63 vittorie tra cui il Tour de France Femmes, tante classiche e da ieri hanno primeggiato persino nel gravel! Prima Wiebes, terza Cecchini nel campionato europeo in Belgio.
«Di questo europeo gravel, me lo aveva chiesto a luglio Daniele Pontoni – ha detto Cecchini – che conosco da quando sono una bambina. Alla fine è stata un’esperienza interessante e un modo anche per non concludere troppo presto la stagione, visto che la squadra aveva chiuso col Romandia (metà settembre, ndr). Io ero un po’ scettica, ma poi anche Barbara Guarischi ci andava e allora ho colto questa occasione. In allenamento, nei giorni prima dell’europeo mi sono divertita. Le sensazioni erano buone, ma non mi aspettavo di andare così».
I risultati, tanti ed importanti, che hanno portato a casa le ragazze della SD Worx sono frutto di grandi atlete chiaramente, di tanto lavoro ma anche di tanta meticolosità come tra l’altro ci diceva qualche giorno fa Barbara Guarischi, che giusto quest’anno si è unita alla compagine olandese. Lei ha così potuto notare questo cambiamento. Con Elena già avevamo fatto un viaggio nel mondo SD Worx, ma era più un viaggio a tutto tondo, stavolta parliamo di preparazione.
Elena, partiamo proprio dalle parole di Guarischi, circa la meticolosità che c’è in SD Worx. Barbara ha parlato anche di carichi di lavoro importanti. E’ così?
Non penso che ci siano carichi maggiori, ma sicuramente da noi c’è un’intensità media più alta che in altre squadre. Siamo 14 atlete il cui valore è alto e magari negli allenamenti si fa di più. E non mi riferisco tanto agli specifici, che sono liberi anche perché ognuna di noi ha il proprio coach, quanto alle andature medie.
Il passo è sempre buono insomma…
Esatto. Penso non tanto al ritiro di dicembre quanto a quelli di gennaio e febbraio che sono volutamente impegnativi. Il fisico si adatta a tutto, ma serve consapevolezza sui carichi da fare. Io non posso fare gli stessi lavori di chi ha più talento di me. Bisogna conoscersi e trovare il proprio limite. E questo per me è un aspetto chiave di questa squadra: ci lasciano libertà, appunto con il preparatore, e per me è qualcosa che funziona.
Quindi preparatore personalizzato, però poi andate tutte forte allo stesso momento quando serve. I coach personali si coordinano con quelli della squadra?
Se c’è bisogno sì. Poi oggi con TrainingPeaks accedono ai tuoi dati sia i tecnici della SD Worx che quelli personali. Funziona così: prima della stagione io atleta dichiaro gli obiettivi che vorrei centrare, il team li valuta, si tira giù un calendario e poi la palla passa al preparatore per far sì di essere al meglio per quegli obiettivi. Che poi solitamente sono due picchi intervallati da una parte di scarico nell’arco della stagione. Questo ti aiuta moltissimo nel responsabilizzarti.
Come hai detto tu prima: serve consapevolezza.
Questo è buon modo di lavorare. Per me non esiste una preparazione migliore o peggiore, giusta o sbagliata, semplicemente devi credere in ciò che fai e perché lo fai. Credo sia questo un passaggio importante del nostro metodo di lavoro.
Elena, proviamo ad entrare un po’ più nel dettaglio. Facciamo una “settimana tipo” di un’atleta SD Worx a febbraio, quando i carichi di lavoro sono importanti.
La nostra settimana è fatta di due blocchi di lavoro di tre giorni intervallati da uno di scarico o riposo. Però, se si è stanche, il secondo blocco potrebbe diventare due giorni di carico e uno di scarico.
Lunedì?
Tre ore. Si tratta di un allenamento intenso con delle volate.
Martedì?
Quattro ore con lavori in soglia o sopra la soglia. Anche in salita può capitare.
Mercoledì?
Cinque ore, è il classico allenamento di endurance che comprende anche due o tre salite lunghe, quindi dai 20′ in su.
Giovedì?
Scarico o riposo. E’ una nostra scelta. Io solitamente faccio riposo assoluto, ma può capitare anche che faccia un’oretta facile, facile. Dipende dal livello di stanchezza.
Venerdì?
Di nuovo tre ore. E’ un giorno duro in quanto intenso. Facciamo degli sforzi corti che non sono proprio delle volate, ma ripetute un po’ più lunghe. Non so, 8×30” a tutta… magari senza un recupero fisso, ma nell’arco delle tre ore.
Sabato?
Quattro ore con ripetute in salita al medio o anche di più, dipende dal livello di stanchezza anche in questo caso.
Infine domenica?
Cinque ore: quindi di nuovo la distanza. Ma se si è stanche si anticipa il giorno di riposo.
Guarischi parlava di questa meticolosità, ma tu che di squadre importanti ne hai viste è davvero così? E’ questo il segreto della SD Worx?
Io credo che andiamo forte non perché siamo meticolosi come la Jumbo-Visma, per dire, ma perché nel complesso lavoriamo duro e siamo consapevoli. Io credo che conti moltissimo la sintonia del gruppo. Tra di noi siamo molto chiare. C’è una bell’atmosfera, ci sacrifichiamo l’una per l’altra e ci divertiamo anche. Mi rendo conto che la mia non è una riposta molto scientifica! Ma se la mettiamo su questo piano posso assicurarvi che ci sono squadre molto più meticolose della nostra.
A questo punto non ti possiamo non chiedere quali sono queste squadre…
La Canyon Sram per esempio (squadra in cui Elena è stata per cinque stagioni prima di passare alla SD Worx, ndr). Lì sono molto più meticolosi nella cura della crono per esempio, nella programmazione che è più a breve scadenza e cadenzata. C’è una tipica mentalità tedesca. Anche loro vincono, ma anche perché hanno atlete fortissime.