La posizione tutta avanti è figlia della palestra. Ecco perché

01.02.2025
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Tornato da Calpe, dove aveva fatto un mini giro sulla bici di Velasco che ha le sue stesse misure, Filippo Lorenzon ha continuato a raccontare per giorni il modo in cui il bolognese pedali con tutto il corpo buttato in avanti. La famosa posizione di una volta per cui, stando in sella, la piega del manubrio dovesse coprire la vista del mozzo anteriore, è andata a farsi benedire. La faccia è sopra al mozzo, la piega resta indietro (in apertura, Rafal Majka in azione all’AlUla Tour). Guidare la bici è nervoso e complicato.

E’ la tendenza di tutti i corridori, al pari delle leve curvate verso l’interno. E siccome lo stupore del collega continuava a risuonarci nella testa, abbiamo pensato di sentire uno che della ricerca della miglior posizione in sella ha fatto la sua ragione di vita e il suo mestiere. Alessandro Mariano, genovese, che negli anni ha messo in sella decine di professionisti e che da qualche anno collabora con il Fisioradi Medical Center di Pesaro.

«Quando vengono da me gli amatori – sorride – si lamentano perché metto i corridori in una posizione diversa dalla loro. E io gli rispondo che quelli sono professionisti e so anche che gli sto facendo un po’ male. Però è il loro lavoro e può capitare che a fine carriera dovranno farsi operare alle ginocchia, come il camionista da grande soffrirà di ernia discale».

Alessandro Mariano Fisioradi
Alessandro Mariano è il biomeccanico di riferimento del Fisioradi Medical Center di Pesaro
Alessandro Mariano Fisioradi
Alessandro Mariano è il biomeccanico di riferimento del Fisioradi Medical Center di Pesaro
La posizione del corridore deve essere efficace o anche comoda?

Comodo è un concetto relativo, quando ti abitui è comodo tutto. Se invece andiamo a vedere il benessere, con questo tipo di posizione sovraccarichi tanto le articolazioni. E quindi bisogna trovare un equilibrio tra non fargli male e portarli il più vicino possibile al massimo della performance. E’ cambiato tutto, come per le pedivelle corte

Una moda?

Se Pogacar montava le 200, montavano tutti le 200. Non è che sia sbagliato accorciarle, ma non vanno bene per tutti. Nel 2023 seguivo Fortunato, poi è arrivato in Astana e gli hanno detto che avrebbe dovuto attenersi alle loro indicazioni. Quest’anno invece è tornato, perché arrivando Bettiol e Ulissi, che seguo da sempre, anche lui si è fatto forza. E mi ha detto di aver provato le pedivelle più corte, ma che in salita non la muoveva più. Perché ha caratteristiche diverse, c’è anche una questione di fibre muscolari. Per chi ha la frequenza molto elevata, la pedivella corta va bene. Ma se non è elevatissima, non serve a niente, anzi…

L’assetto tutto sull’anteriore incide nella guida e sulla sicurezza?

Sicuramente il peso è tutto sulla ruota anteriore e di conseguenza la bici è un po’ meno guidabile, però il professionista riesce comunque a farlo bene. Il fatto che si cada di più dipende un po’ da quello, ma soprattutto dalla velocità, dallo stato delle strade e dal fatto che fanno passare gente troppo giovane, che non ha l’esperienza giusta. Una volta passavi professionista che avevi fatto due o tre anni da under 23, adesso passi direttamente dagli juniores: una categoria in cui l’imperativo non è più imparare, ma limare.

Velasco pedala con il corpo proiettato verso l’avantreno, sfruttando quadricipite e gluteo (foto XDS-Astana)
Velasco pedala con il corpo proiettato verso l’avantreno, sfruttando quadricipite e gluteo (foto XDS-Astana)
Il sovraccarico alle ginocchia è inevitabile o si potrebbe avere una posizione ugualmente redditizia, però meno estrema? Si guadagna tanto con queste posizioni estreme?

Come aerodinamica, non guadagni così tanto, in realtà. Diciamo che è più una conseguenza di un altro cambiamento, di cui mi accorgo facendo la posizione e non guardando solo l’aspetto scheletrico, ma anche quello muscolare. Vedo che è cambiato il tipo di preparazione, la muscolatura è diversa. Gente che io seguo da una vita, parliamo ad esempio di Ulissi con cui lavoro da quando ha vinto i due mondiali da junior. Negli anni è cambiato muscolarmente, quindi il fatto di averlo avanzato è la conseguenza del lavoro su alcuni distretti muscolari. Non avrebbe senso lavorarci e non usarli.

Parliamo di lavoro in palestra?

La preparazione è cambiata a monte. Una volta la palestra non si faceva come si fa adesso, semmai era limitata all’inizio di stagione e poi ai momenti di scarico. Adesso c’è gente che la fa tutto l’anno e non è sbagliato, però questo implica un cambiamento muscolare. Se rafforzi i quadricipiti e poi non li usi, perché lavorare con la pressa? Allora cambi la posizione, avanzi per sfruttare i quadricipiti, ma non riesci a lavorare con gli altri. Il bicipite femorale non dico che lo isoli, ma dai la precedenza al quadricipite, che è il muscolo più forte che abbiamo. Solo che pedalando così avanzato, la cartilagine rotulea soffre e con gli anni può dare problemi.

Il discorso delle leve girate è collegato a quest’ultimo aspetto?

E’ una conseguenza, ti appoggi meglio. Ricordate gli Spinaci, le appendici manubrio che poi furono vietate? Li hanno rifatti, si è scoperta l’acqua calda. Secondo me è giusto tenere le leve piegate così e non condivido il discorso di certi regolamenti, per cui vieti una posizione per impedire che l’amatore si faccia male adottandola. Come mettere il limite di piega in Moto GP. Le leve girate servono per avere un appoggio, perché stando così avanti non è facilissimo impugnare la parte bassa del manubrio. E anche il fatto della limitazione ha trovato l’eccezione. Si misura da fine piega, ma loro hanno iniziato a fare i manubri larghi sotto come nel gravel e le leve le girano lo stesso come preferiscono. Fatta la legge, trovato l’inganno…

I tanti lavori di forza in palestra hanno cambiato la morfologia dell’atleta: la posizione in sella va di seguito
I tanti lavori di forza in palestra hanno cambiato la morfologia dell’atleta: la posizione in sella va di seguito
A fronte di questi cambiamenti di assetto, qualcuno ha mai chiesto di cambiare la geometria del telaio?

Di quelli che ho, viste le bici in commercio che hanno tutte la stessa geometria, nessuno ha chiesto una cosa del genere.

Quindi in tutto questo il discorso, l’aerodinamica c’entra ma fino a un certo punto?

Diciamo che essendo più raccolto hai un po’ meno turbolenze, però sei anche più alto. Secondo me è più un discorso muscolare che aerodinamico. E poi comunque, sembra che il ciclismo l’abbiano inventato adesso. Ma se alle medie di una volta, quelle di Gotti e Cipollini, trovaste il modo di togliere le resistenze di bici più pesanti, ruote che scorrevano meno, abbigliamento che svolazzava e un’alimentazione completamente diversa, vedrete che la prestazione dell’uomo non risulterebbe così inferiore.

Visto che segui Ulissi da quando era junior, anche lui negli anni ha cambiato posizione?

Sì e di parecchio. Un po’ perché non esiste la posizione della vita e un po’ perché anche lui sta assecondando le ultime tendenze. Anche Diego è cambiato muscolarmente per effetto della preparazione, ma non è estremo. Se lo mettessi come certi altri, non andrebbe avanti. Anche perché comunque non è un ragazzino e ricondizionare uno che è professionista da 15 anni non è facile. In più Diego ha una muscolatura importante, quindi è più difficile da modificare rispetto a uno più esile.

Anche Ulissi sta assecondando il cambiamento, ma con molta più gradualità
Anche Ulissi sta assecondando il cambiamento, ma con molta più gradualità
Non esiste la posizione della vita?

Volendo essere pignoli, ci sarebbe da rivederla anche nella terza settimana di un Grande Giro, perché tanti giorni di corsa ti danno un diverso adattamento. Invece al massimo durante un Giro si può modificare la posizione sulla bici da crono, se la crono è l’ultima tappa. Nel 2012 a Purito Rodriguez cambiammo tutto alla vigilia dell’ultima tappa a cronometro. Non vinse il Giro per appena 16 secondi, ma fece la crono della vita. E vi posso giurare che era messo in bici in modo davvero sovversivo.