Dainese: la vittoria nata sui monti, tra App e tempo massimo

17.09.2023
6 min
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Spalle abbassate come il Cavendish dei tempi migliori, potenza esplosiva e anche una grande lucidità tattica… C’era tutto questo nella volata vittoriosa di Alberto Dainese a Iscar, due giorni fa alla Vuelta (in apertura foto @cyclingimages).

Questa volta il treno della sua Dsm-firmenich ha funzionato benone e tutto è andato secondo programma. Per Dainese si tratta del terzo successo stagionale. Un successo nato non solo sul rettilineo finale, ma anche nei giorni precedenti. Ecco dunque la doppia analisi della sua volata: quella ad Iscar vera e propria e quella iniziata nei giorni prima e passata per le alture dell’Asturia.

Decentrato sulla destra, Dainese schiacciato e a testa bassa precede Ganna (sulla sinistra)
Dainese schiacciato conquista l’arrivo di Iscar
Alberto, un grande sprint, e una posizione che davvero ricordava Cav…

Eh – sorride – ma non ero poi neanche così aerodinamico. Mi sentivo bene e finalmente tutto è filato liscio, anche rispetto alle altre due volate precedenti.

Raccontaci come è andata.

Siamo rimasti compatti. I ragazzi hanno svolto un bel lavoro, non che nei due sprint precedenti non lo avessero fatto, ma come detto stavolta non ci sono stati problemi… almeno per noi. I corridori della Alpecin-Deceunick fanno sempre qualcosa di strano. A Iscar uno di loro si è voltato quando andavamo a 65 all’ora è finito in terra e con lui tanti altri. Ma dico io: certe cose te le insegnano da allievo, come si fa a commettere ancora certi errori. Ed è già la seconda volta.

E invece la volata vera e propria come è stata?

Tutto sommato è stata una tappa facile, ma non del tutto, almeno nel finale. Infatti c’era vento. Dalla tv non si vedeva, sembrava che stessimo passeggiando, ma in realtà nell’ultima ora siamo andati sempre a 60 all’ora. Noi questa volta abbiamo anche un po’ seguito i Jumbo-Visma e siamo riusciti a stare coperti. I ragazzi sono riusciti a fare quello che gli ho chiesto. E così siamo usciti forte per davvero dall’ultima curva. Io ero volutamente un pelo dietro perché c’era del vento contro. Volevo restare coperto fino alla fine. Quando sono uscito di ruota avevo una grande velocità.

Appena arriva il primo, Dainese grazie ad una App sul computerino sa quanto è il tempo massimo e si regola col passo
Appena arriva il primo Dainese grazie ad una App sul computerino sa quanto è il tempo massimo e si regola col passo
“I ragazzi hanno fatto quello che gli avevo chiesto”: parole importanti, da leader…

Quando le cose vanno bene sembra sempre che uno abbia la situazione sotto controllo su ogni cosa. Noi non siamo un team specializzato per le volate, ma siamo riusciti comunque a fare un buon lavoro. Qui in Spagna siamo due uomini veloci e sei scalatori in pratica. Non gli si può chiedere tantissimo. Ma il compito prefissato è stato fatto bene.

Abbiamo raccontato l’aspetto della volata vero e proprio, Alberto. Ma come ci sei arrivato dopo tutte quelle montagne? Immaginiamo che la gestione non sia stata banale in vista di quello sprint…

No, anzi… Io ho perso quell’orgoglio di tenere duro per fare cinquantesimo che c’era qualche tempo fa. Vedo gente più “finita” di me che tiene duro, spreca energie senza motivo… per arrivare 10′ prima al traguardo. Io provo a risparmiare più energie possibile in determinate tappe. Cerco il gruppetto.

Come fai a risparmiare più energie? Per esempio qualche giorno fa Cimolai ci ha detto cose interessanti in merito al velocista sulle salite di questa Vuelta…

Non appena ci dicono che il primo è arrivato, sul Wahoo (il computerino, ndr) spingo il bottoncino e la App mi dice quanto è il tempo massimo. In base a quello mi regolo. Se so che ho 30′, cerco di arrivare per i 28′. E questa tattica paga molto secondo me. Io e “Cimo” per esempio riusciamo a farla molto bene (non a caso sono terzultimo e penultimo nella generale, ndr). E magari siamo più pronti nei giorni che sono adatti a noi.

Il tempo massimo quindi è fondamentale, anche per il passo vero e proprio. Riesci a far scendere i watt?

Sì, solitamente scendono. In certi casi anche un bel po’. Prendiamo l’esempio di La Cruz de Linares dell’altro giorno. Quando sono arrivati eravamo ai 6 chilometri dal traguardo. Più o meno sappiamo quanto s’impiega su quelle pendenze per fare un chilometro e così mi sono regolato per arrivare entro i limiti. Ho rallentato sempre di più. Insomma non tengo duro più del previsto. Altri vedo che stanno nel gruppetto e poi fanno forte l’ultima.

Gettare un occhio sul computerino è dunque importante in queste tappe. La vittoria di una volata passa anche da qui
Gettare un occhio sul computerino è dunque importante in queste tappe. La vittoria di una volata passa anche da qui
In effetti con la App del tempo massimo, gestirsi è più “facile”…

A volte è più dura. Nella tappa del Tourmalet per esempio la Alpecin (la squadra di Groves, votata tutta per lui, ndr) aveva sbagliato i calcoli. Ha iniziato ad andare pianissimo un po’ troppo presto e così ci siamo ritrovati a fare gli ultimi 4 chilometri del Tourmalet a tutta per rientrare nel tempo massimo.

Facciamo un’ipotesi di numeri: tu sali a 400 watt alla soglia (per dire), quanto scendono durante la gestione dello sforzo per arrivare al traguardo nel tempo limite?

Un numero preciso è difficile da dare, varia in base al tempo che manca, alla distanza, alla pendenza… Mediamente direi che si scende a 250 watt. Per fortuna oggi abbiamo il 36×34 che ti consente quasi di andare “a piedi” quando serve. Una volta sarebbe stato più complicato.

Come individui il momento di mollare?

Si tende a tenere duro nella prima salita. Poi è chiaro che se si mettono per mezz’ora a 6 watt/chilo li tengo. Ma generalmente si cerca di stare davanti il più possibile finché non si forma un gruppo numeroso. Fin quando la Jumbo, che fa un altro sport, non decide di aprire il gas!

Chiarissimo.

A quel punto se non si è fatta troppa fatica si cerca di rientrare nella discesa successiva, se non altro per fare velocità nelle valli. In quei tratti più veloci è importantissimo non stare da soli, altrimenti diventa dura per davvero.

Flynn (a sinistra) e Dainese (a destra) nel gruppetto. In certe frazioni non restare soli è fondamentale
Flynn (a sinistra) e Dainese (a destra) nel gruppetto. In certe frazioni non restare soli è fondamentale
Alberto, ci hai già illustrato molte piccolezze importanti, in questo aspetto conta anche l’alimentazione?

Dipende sempre dall’andamento della gara. La linea è quella di mantenersi sui 90 grammi di carboidrati l’ora. Se si riesce si mangia anche del solido: un paio di barrette e la borraccia di malto. Altrimenti solo malto e gel, come mi è già successo nel corso di questa Vuelta.

La tappa di ieri per esempio prevedeva un avvio in salita. Come si fai in quei casi?

Mi sono scaldato e ho cercato di tenere duro all’inizio (il collega velocista Groves aveva anche provato ad andare in fuga nella prima salita, ndr). Poi dipendeva dalla tattica. Cosa avrebbero fatto i Jumbo-Visma? Gli UAE Emirates avrebbero attaccato? Finché non è partita la fuga non è stato facile. Ma per fortuna la tappa era lunga e il tempo massimo ampio (e la fuga è partita abbastanza presto, ndr)

In questi casi resta un uomo vicino a te? Anche in previsione dello sprint di Madrid…

Come detto in questa Vuelta eravamo solo in un paio di uomini più veloci. Con me c’era
Sean Flynn, abbastanza veloce: va più forte di me in salita, ma non ne ha per restare davanti chiaramente.