Giovanni Aleotti sarà al Giro d’Italia. Il neoprofessionista della Bora–Hansgrohe è un altro figlio di quel vivaio che è il Cycling Team Friuli di Roberto Bressan. Della sua presenza alla corsa rosa l’emiliano ha saputo strada facendo. Una bella “sorpresa” quindi e per questo Aleotti, che già era super preciso da dilettante, ha cercato di fare le cose ancora meglio.
Come molti suoi colleghi ha preparato la corsa in altura, sulle strade di Sierra Nevada, nel Sud della Spagna.
Grandi stimoli
Tante ore di sella, questo è stato il leitmotiv di Aleotti lassù. Vita monastica tra sella e recupero.
«Abbiamo fatto spesso sei ore – dice Aleotti – La mattina ci spostavamo in macchina, scendevamo ai piedi della salita e ogni volta per tornare in albergo c’erano da fare 25 chilometri di ascesa. Spostandoci in macchina, tra il caricare e scaricare le bici, cambiarci… non si partiva mai molto presto, non alle 9 come a casa insomma, e di conseguenza si finiva anche tardi. Alla fine si stava fuori tutto il giorno e si rientrava all’ora di cena o quasi».
Aleotti era a Sierra Nevada con Emanuel Buchmann, il leader designato della Bora al Giro. I due hanno fatto vita parallela lassù, anche se il tedesco si è trattenuto qualche giorno in più.
«Sono molto soddisfatto del lavoro svolto – riprende Giovanni – Non mi sarei mai aspettato di essere già al Giro. Se me lo avessero detto solo qualche settimana fa li avrei presi per pazzi. Invece la squadra mi dà questa opportunità, da neopro’… significa che hanno fiducia in me. Buchmann sarà il nostro capitano. Lui ha già fatto quarto ad un Tour e ha ottenuto vittorie importanti. L’umore è buono, io sono tranquillo, ma credo che al ridosso del via sarò un po’ emozionato. Il percorso di avvicinamento è stato fatto bene con Szmyd, il mio preparatore: Tirreno, Paesi Baschi e poi di nuovo a Sierra Nevada dove ero venuto già a febbraio. E per questo sono anche sereno».
Quantità, ma anche qualità
Ma come si lavora in ritiro, specie se si è giovani? Si deve essere più accorti? O al contrario si può spingere di più?
«Io credo – spiega Aleotti – che non ci siano grandi differenze in base all’età. Le cose da fare sono quelle più o meno per tutti. Abbiamo fatto molte uscite lunghe. I primi giorni sono stati un po’ più facili, bisognava adattarsi, poi si facevano blocchi di tre giorni, due di lavoro e uno di scarico. Il primo giorno di lavoro era più intenso, particolarmente intenso direi… E il secondo era di endurance, quindi un lungo più lento senza specifici. Considerate che, anche in virtù del rientro in salita, la media oraria era bassa, al di sotto dei 30 all’ora. I nostri lunghi quindi non superavano i 180 chilometri».
Per quel che riguarda i lavori specifici, Aleotti parla di un percorso iniziato già a gennaio. Con l’avvicinarsi del Giro è aumentata la qualità. Giovanni ha lavorato più sull’intensità, sul ritmo gara e su qualche lavoro lattacido.
«Molti lavori li abbiamo fatti in salita. Sono quegli specifici che rifiniscono la condizione in vista dell’obiettivo clou. Che lavori? Forza, anche ad alta intensità, 30” fuori soglia, interval training…».
Poca crono, tanta salita
«La bici da crono? No, io non l’ho portata in ritiro, ma l’ho usata quando sono tornato a casa. Di solito ci esco nel giorno di scarico, anche per utilizzare altri muscoli, variare un po’. Ma chiaramente ci faccio anche degli specifici se devo appunto lavorare a crono».
Aleotti è giovane, ma già parla da esperto. Quando gli chiediamo dei lavori svolti lui ci rammenta anche che bisogna andarci piano quando si è in quota. L’altura infatti già di suo pone il fisico sotto stress, fa consumare di più, specie alle quote a cui soggiornavano lui e Buchmann.
«A 2.350 metri devi andarci piano con certi carichi di lavoro. Il rischio di finirsi, come si dice in gergo, è elevato. Non ci vuole molto ad andare in over training. Io credo di aver trovato il giusto bilanciamento e infatti negli ultimi due o tre giorni di ritiro ho avvertito un cambio in positivo, mi sono sentito molto bene».
Il peso, i dettagli
Due settimane abbondanti in quota possono portarti alle stelle, specie se ci si arriva con una condizione già buona e se la testa è propensa a fare certi sforzi e a “sopportare”, ammesso che questo termine sia giusto, un determinato regime di vita. Sveglia presto, colazione, allenamento, doccia, massaggio, cena, letto.
«A me piace stare in ritiro – dice Aleotti – c’è un bell’ambiente, è stimolante. Non speravo finisse presto, né avevo la fretta di tornare a casa. Alla fine sono giovane, non ho famiglia e figli che mi aspettano. Mi piace stare in giro, conoscere posti nuovi.
«L’alimentazione? Le solite cose: riso, pasta, tonno, pollo, verdure… a cena. A pranzo ci si fermava per un panino in basso, “a valle”. Si tornava su e si cercava di recuperare, anche grazie all’aiuto del massaggiatore. Qualche volta abbiamo fatto degli esercizi di stretching per agevolare il recupero. Per quel che riguarda il peso, un po’ è l’altura stessa che ti asciuga, ma non siamo venuti qui per perdere peso, quello è un percorso che parte da più lontano e poi si presuppone che in un ritiro a ridosso del Giro il peso sia già okay».