Alberati: ecco perché penso che Giovanni sia ancora vincente

07.12.2021
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Vedendo la foto di Visconti al lavoro con Paolo Alberati, ammettiamo che un po’ di curiosità c’è venuta. Giovanni aveva lavorato bene con Alessandro Proni, poi il rapporto si era concluso e negli ultimi due anni il siciliano si è allenato da sé, confidando nella propria esperienza. Ma nel ciclismo in cui non si può lasciare nulla al caso e avendo visto il lavoro che Alberati fa già da anni con Fiorelli, anche Visco (che in apertura è ritratto durante la tappa di Sestola al Giro 2021, chiusa al 5° posto) ha deciso di provare.

«Mi ha contattato ad agosto – spiega Alberati, 49 anni – dicendomi che gli avrebbe fatto piacere lavorare con me, ma mettendo subito le mani avanti: se non vuoi, puoi anche dire di no. Io non ho mai avuto rapporti diretti con Giovanni, ma l’ho sempre stimato tanto, perché è sulla breccia da vent’anni e ha sempre dimostrato grande attaccamento al ciclismo. Però una cosa gliel’ho chiesta: verificare che ci fosse la giusta sintonia. Che condividessimo gli stessi punti di vista. Verificato questo, siamo partiti».

Con la sua tesi, Alberati ha fatto luce sul ruolo di Bartali durante la 2ª Guerra Mondiale. Qui con il compianto Ivo Faltoni e Gioia Bartali
Con la sua tesi, Alberati ha fatto luce sul ruolo di Bartali nella 2ª Guerra Mondiale. Qui Ivo Faltoni e Gioia Bartali
Che idea ti sei fatto?

Credo che in questi anni lo scoglio non sia stato solo fisico, a parte l’ultimo in cui ha avuto veri problemi di salute. Giovanni è un gran pensatore, la sua testa è sempre al lavoro. Quando è venuto a Perugia la prima volta, gli ho proposto di lavorare con un mental coach per incanalare i suoi pensieri in una direzione positiva. Inizialmente non è parso molto convinto, ha raccontato che già in passato aveva provato, ma non si era trovato bene. Invece dopo qualche giorno mi ha richiamato, ha detto che avrebbe provato e ha cominciato, trovandosi bene.

Un fatto di convinzione?

Tempo fa eravamo in bici insieme e mi ha fatto vedere una foto in maglia rosa che qualcuno gli aveva mandato. Parlava di sé come se quei traguardi fossero ormai irraggiungibili. Ne ha un’altra in cui è sul podio davanti a Valverde, ma è come se parlasse di sé pensando a un altro. Questa è una cosa positiva nella misura in cui il non essere mai contento gli impedisce di sentirsi appagato, ma diventa un freno se si trasforma nella continua ricerca di conferme.

Da dove comincia il tuo lavoro?

Dall’insegnamento di Alfredo Martini. Di mio sono impulsivo e sbrigativo, ma ricordate cosa diceva Alfredo? Quando sei davanti a un corridore, devi essere rassicurante e convincente. Ed è quello che cerco di fare, prendendo tutto il tempo per spiegare le cose.

Perché si è rivolto a te?

Probabilmente per l’amicizia con Fiorelli, ma anche dall’aver visto che il lavoro funziona e non si riduce a qualcosa di schematico e impersonale. Vanno bene i programmi, ma servono anche elasticità e senso pratico.

Nell’intervista con Giada Gambino, Giovanni ha parlato di cambiamenti nell’alimentazione in bici.

L’altro giorno sono uscito con lui e Fiorelli. Dovevamo fare 4 ore e mezza. Avevamo già scalato Caccamo e tornando verso Palermo, avremmo concluso sul Monte Pellegrino. Dovevano farla piano, anche se in realtà l’hanno fatta a fiamma. Andando verso la salita, gli ho chiesto se avesse mangiato e lui ha risposto che ormai mancava poco, quindi non aveva preso niente. Gli ho risposto che per andare forte sulla salita finale, qualcosa doveva mangiarla. Che lo avrebbe aiutato ad andare meglio, a non finire l’allenamento svuotato, ad avere buone sensazioni e a non arrivare a casa con una fame atavica. Ha provato e alla fine ha ammesso che da questo punto di vista in passato ha sbagliato tanto.

Dice che voleva stare alla larga dai carboidrati…

E’ appena 1,5 chili sopra il peso forma, non ha bisogno di stressare il corpo. E’ rimasto colpito da Supersapiens, il sistema che mostra la variazione della glicemia, che in allenamento si può usare, e ti permette di vedere come il corpo reagisce a un gel, a una barretta e con il passare delle ore.

Monte Pellegrino, salita di due versanti di 8 chilometri nel cuore di Palermo: Visconti, Fiorelli e dietro Alberati a fare la foto
Monte Pellegrino, salita di due versanti di 8 chilometri nel cuore di Palermo: Visconti e Fiorelli
Siete già avanti nel lavoro?

La cosa più difficile è stato convincerlo a riposare sul serio. Voleva rientrare per il Giro di Sicilia, ma era indietro. Gli ho detto che correre sulle strade di casa e prendere legnate lo avrebbe esposto a brutte figure, che si sarebbe portato dietro tutto l’inverno. Dopo un paio di giorni mi ha chiamato e ha rinunciato. Ora è partito con entusiasmo e i risultati si vedono.

In che forma?

A ottobre saliva al massimo fino a 177 battiti. Ora, dopo sei settimane da 18-20 ore di lavoro, è già a 185. Ha detto che quei numeri li faceva da dilettante. Il cuore non sale se sei stanco o se stai male, questa variazione è importante.

Che cosa significa?

Aver riguadagnato elasticità cardiaca è spia del fatto che sta bene, che il fisico è recuperato, più del fatto che l’allenamento ha giovato. Anche perché finora non si è lavorato tanto né forte. Prima dalla soglia in avanti cresceva di 40 watt, ora è già a 100. Quel fuorisoglia è la sua caratteristica, poter fare la differenza quando gli altri sono a tutta. Ma i numeri non sono tutto, vanno mescolati con l’esperienza e con la consapevolezza di essere un corridore importante.

Watt guadagnati tutti in bici?

No, abbiamo ricominciato a fare palestra. Una parte importante di quei watt, anche e soprattutto sull’esplosivo, vengono da lì. Giovanni non riusciva a risalire sopra i 1.000 watt, due giorni fa ne ha fatti 1.147 per 5 secondi.

Esercizi classici?

Stiamo lavorando in modo particolare, con pesi molto alti, una volta alla settimana, ma lo faremo per tutto l’anno. L’esplosività andando avanti con gli anni la perdi, se non la curi con attenzione. Su questo Giovanni è stato molto ricettivo, erano anni che non andava in palestra e il muscolo l’ha sentito. Sulla preparazione muscolare di un atleta maturo, la palestra ben fatta cambia tanto.

Dai numeri comunque si riesce a capire molto…

A dicembre abbiamo fatto un classico test Conconi. Dopo due mesi che sei fermo, non aveva senso fare un test da sforzo di 20 minuti a tutta e neanche di 10. Invece il test Conconi ti porta gradualmente alla soglia e dà risultati attendibili, anche se nel breve periodo. E in quello fatto a dicembre, aveva già 6 watt/kg. Un valore con cui una volta arrivavi davanti in piena stagione, mentre ora è un punto di partenza. Tempo fa con Buitrago ci siamo messi a guardare i valori che aveva alla Vuelta Burgos ed era a 6,9 watt/kg, in gruppo però altri 30 erano messi allo stesso modo. Un’altra volta abbiamo studiato i dati di Wellens su una salita della Vuelta Andalucia. In allenamento aveva rubato un Kom a Valverde, che l’aveva fatto in corsa. E va bene che all’inizio sembra che andassero dietro moto, ma ha pur sempre fatto 7,1 watt/kg.

C’è in corso un’evoluzione della specie?

Giovanni parla spesso dei giovani che ci sono in giro adesso. E’ chiaro che avendo dei super budget, le squadre vanno a pescare i migliori di ogni Continente, per cui in gruppo arrivano solo atleti con grandi motori. Ma anche Saronni e Merckx vinsero da ragazzi come Pogacar ed Evenepoel, le eccezioni ci sono sempre state. Teniamo presente che si tratta di eccezioni. Ma nelle corse di 250 chilometri, quelle del ciclismo più vero che tanto ci piace, l’esperienza e la maturità fisica sono ancora fattori importanti.

Quindi il preparatore Alberati come vede Visconti in questa geografia di fenomeni?

Magari non può arrivare a quei numeri, ma con la sua esperienza e il suo fisico, può raggiungere quei 6,5 watt/kg che gli permetteranno, nei finali delle corse in cui magari sarà in fuga, di giocarsi la vittoria. Per me è ancora un vincente.