Paolo Artuso è uno degli allenatori del Team Bahrain-McLaren che dal prossimo anno cambierà McLaren con Victorius. Di solito sta in disparte, ma questo non significa che non abbia cose da dire. Perciò, avendolo chiamato per parlare di Jonathan Milan, uno dei più grandi talenti italiani che per tre anni correrà nella squadra del Principe (nella foto di apertura la sua vittoria al Giro U23), ci siamo scoperti a viaggiare trasversalmente con lui nel mondo della preparazione.
Buongiorno Paolo, come va?
Veniamo da un’annata un po’ strana, con tanto lavoro e poche gare. Abbiamo fatto i nostri calcoli, sono state una quarantina a testa, contro le 75-80 di tutti gli anni. Quasi la metà, però tutte concentrate. Tanti giorni di ritiro, specialmente con i corridori del Tour, quasi 60 dall’inizio dell’anno, per 20 giorni di picco di forma. Non sapevamo neanche noi cosa succedeva a livello di risposta all’allenamento. Si sono fatte tante ore di volume e intensità sui rulli durante il lockdown, poi una marcia indietro sull’intensità per ricreare il volume. Abbiamo fatto un allenamento inverso, prima l’intensità e poi il volume. Di solito si fa il contrario.
Una stagione falsata?
Sono convinto che i risultati non siano del tutto veritieri. I giovani hanno beneficiato della situazione, perché trovano la condizione più in fretta. Anche a livello mentale, magari un padre di famiglia era più preoccupato rispetto a un ventenne. Poi c’è da tenere conto delle abitudini tecniche cambiate. Ma anche io facendo un’analisi del post ho pensato che anche il prossimo anno qualche seduta sui rulli la proporrò. Facevi di quelle intensità che su strada sono difficili da ripetere. Qualcosina abbiamo imparato da questo periodo.
Veniamo a noi: cosa farete con Jonathan Milan?
Ha firmato per tre anni. Il primo sarà una transizione, visto che ha l’obiettivo olimpico in pista ed è molto giovane. E’ molto acerbo. Quest’anno io farò da filtro e da supervisor al corridore, che lavorerà ancora con Andrea Fusaz (allenatore del Ct Friuli, ndr), con Villa e con me. I primi mesi saranno un passaggio, mentre dopo Tokyo sarà full time con noi. Un accordo preso per più motivi, ma soprattutto perché non è da tanto che fa la vita del corridore.
Che idea di sei fatto di lui?
Ha un motore incredibile. Un ragazzo con cui è facilissimo parlare. Abbiamo deciso di investire tanto con lui anche sul piano dei materiali. Ha già a casa la bici da crono e quella da strada. Stiamo provando vari manubri e selle proprio per la crono. E speriamo da gennaio di farlo meglio, perché adesso è difficile, non potendo fare gli spostamenti.
L’hai mai incontrato?
Nel secondo giorno di riposo al Giro d’Italia, quando noi eravamo vicino Conegliano. E’ venuto a prendere le misure del vestiario e in quell’occasione abbiamo avuto modo di conoscerci un po’, anche attraverso Pellizotti e Volpi. Poi ci siamo rivisti un’altra volta per fare due chiacchiere e basta.
Un ragazzo entusiasta?
E anche super disponbile. Vi racconto un piccolo aneddoto. Gli abbiamo dato una bicicletta da strada, un mesetto fa. Il telaio aveva la colorazione vecchia e c’era un piccolo graffio sul colore. E lui mi chiama e mi dice: «Ho visto che c’è uno striscio sulla bici, non vorrei mai che pensi che sia stato io a farlo. E’ arrivata così, ti giuro che è arrivata così». Gli ho risposto di stare tranquillo, che l’unica cosa che non ci manca sono le biciclette.
Quanto vale Milan?
E’ tutto da scoprire ed è molto veloce. Ha un picco di potenza ottimo. Secondo me per le classiche non sarebbe male. E’ nell’ambiente giusto, perché avrà attorno tanti italiani e quindi risentirà meno del passaggio da una realtà più piccolina, lui friulano in una squadra friulana, al WorldTour. Io abito abbastanza vicino. Il magazzino sarà a un’oretta e mezza da casa sua, c’è Pellizotti che vive lì vicino. Conosco abbastanza bene il suo ex coach Fusaz, vivrà un passaggio secondo me naturale.
Villa lo vede più brillante di Ganna.
Ganna non lo conosco, non ho mai lavorato con lui. Però Milan lo vedo più gatto, più vincente.
Come sarà gestito alla Bahrain?
Nei primi mesi, la squadra gli ha dato piena libertà per farlo crescere. Non c’è nessun tipo di pressione. Villa lo sentirò nei prossimi giorni per impostare il lavoro. Come fare, i ritiri e via dicendo. Dopo le Olimpiadi il suo desiderio è continuare a conciliare pista e strada e per le sue caratteristiche è fattibilissimo. Fosse uno da Giro d’Italia, non sarebbe fattibile, ma lui potrà. La storia ci dice questo. Guardate un Viviani, guardate Consonni.
E l’aspetto psicologico?
Sarà fondamentale che in bicicletta si diverta. La metodica nostra è semplice. Nell’impostare il calendario si parte sempre dal calendario dei sogni. A inizio anno si chiede a ogni corridore cosa gli piacerebbe fare e da lì si va a costruire tutto il calendario. Dopo subentra anche la condizione. Se il sogno è fare il Giro d’Italia e vai piano, al Giro d’Italia non ci vai. Ma la base è sempre il desiderio. Perché avere il corridore motivato, soprattutto nel ciclismo moderno che è super stressante, ti dà una marcia in più. Metti il corridore al posto in cui vuole essere, in condizione buona o ottima ed è la cosa migliore. Ne traggono vantaggio il singolo e anche la squadra.
E se il sogno di Milan fosse la Sanremo?
Ci può stare che la faccia. Le Olimpiadi sono avanti, quindi è possibile. Bisogna buttarli subito nella mischia. Magari non è il caso suo, però non devono perdere il senso del traguardo. Se stai troppo tempo lontano dall’arrivo, ti dimentichi come si fa. Ti capita l’occasione e non sei pronto, perdi l’abitudine e il colpo d’occhio. Dall’ammiraglia possiamo dare tutto il supporto, però poi sono loro che devono fare la scelta in un secondo. Se fanno la scelta sbagliata, hanno perso la corsa. Se la fanno giusta, vincono.
Andrete in ritiro?
A dicembre abbiamo scelto di no, ma avremo delle riunione con il performance staff (direttori, medici e allenatori) per decidere i dettagli. Dobbiamo fare la pianificazione dettagliata della stagione. A gennaio, ritiro ad Altea in costa Blanca e faremo più giorni del normale. Dal 7-8 gennaio, fino al 26 di gennaio. Cercheremo di dividere la squadra in due gruppi principali. Non staranno tutti per tutto il periodo, ma ci sarà una parte centrale in comune. E poi a febbraio si comincerà a correre. Il gruppo Giro andrà sul Teide una prima volta e poi ci tornerà ad aprile. A marzo andranno quelli dei Baschi e delle Ardenne. E poi speriamo in una stagione tradizionale. Saltato Oman e le gare in Arabia Saudita, ci sarà da combattere per partecipare alle corse…