Dopo aver partecipato allo Zoom fra l’Androni ed Ethic Sport della scorsa settimana, era rimasta in circolo qualche scheggia. Sensazioni strane, frasi in sospeso. Come se fra i corridori delle piccole squadre e la scienza si frapponesse un’esperienza fatta di consuetudini difficili da mettere in discussione. Pertanto, dato che per tutto il tempo della riunione era rimasto in silenzio, abbiamo approfittato di una sosta durante l’allenamento per fare due chiacchiere con Alessandro Spezialetti.
«Una sola cosa rende tutto più difficile – dice – la maledetta abitudine di imitare quello che fanno negli squadroni. E’ una moda che forse c’è sempre stata. Ad esempio sentono che alla Jumbo Visma usano i chetoni e ci si buttano sopra. Per il resto, credo che tutto sia migliorato nella qualità, ma i concetti che ci sono alla base dell’integrazione sono gli stessi. I sali hanno diverse composizioni, ma sempre per quello si usano. Le maltodestrine hanno diversa composizione, ma l’effetto che fanno rimane quello di sempre. Non abbiamo corso cinquant’anni fa, per cui ci saranno pure nuovi prodotti, ma i concetti sono quelli…».
Scienza ed esperienza
Il discorso regge, ma fondamentalmente scricchiola. E’ vero che i principi di base dell’integrazione sono gli stessi, ma ci sono stati così tanti cambiamenti nel settore, che fermarsi ai concetti di 10 anni fa rischia di farti restare indietro. E se questo accade, il gap fra team WorldTour e professional rischia di diventare incolmabile anche su aspetti tutto sommato abbordabili.
«Se vogliamo dirci la verità – parte Spezialetti – certe raffinatezze possono farle le grandi squadre, che possono investire su certi dottori e certe pratiche. Il nostro Giorgi è preparatissimo e aperto a questi discorsi. Perciò anche noi che magari ci troviamo a gestire le borracce sull’ammiraglia ci teniamo aggiornati parlando con lui, con qualche amicizia e leggendo. E per il resto andiamo avanti con l’esperienza. Chi ha corso sa come sta il corridore in certi momenti. Puoi dargli tutte le raccomandazioni che vuoi, ma in certi momenti la bici non è tanto lineare, per cui devi dare indicazioni sintetiche e chiare».
Servono le gambe
Il punto precedente continua però a stuzzicarci. La prassi di imitare gli squadroni può produrre disastri ed è davvero una prassi piuttosto diffusa.
«Copiare è tutto casino – conferma il diesse abruzzese – come se poi alla Jumbo Visma andassero così forte per certe cose. Se non hai il corridore con il motore grande, puoi mangiare quello che ti pare, ma non funziona. Anche noi quando avevamo Bernal o Ballerini potevamo fare corsa di testa. Se trovi i corridori giusti, vi assicuro che certe attenzioni servono anche meno. Noi proviamo a prendere dei buoni corridori, ma una squadra che spende 50 milioni avrà corridori migliori dei nostri e potrà prepararli meglio di quanto potremo mai fare noi. La Ineos le prende da Pogacar, eppure fino a due anni fa erano convinti di aver preso il più forte di tutti con Bernal. Egan fino a qualche tempo fa sembrava molto più forte, ora forse non è più così. E non dipende dalle borracce, dipende dalla qualità degli uomini».