Erica Lombardi è la dietista dell’Astana. Cura l’alimentazione del team insieme al nutrizionista Marchel Hesseling. Nel team turchese che si sta giocando il Giro d’Italia con Jakob Fuglsang cerchiamo di capire come si lavora sotto il puto di vista della giovane e preparatissima dietista toscana.
Come si gestisce un corridore?
Il corpo umano è come una macchina: i grassi sono l’olio del motore, le proteine servono per il telaio e i carboidrati sono la benzina. A me sta il compito di trovare la benzina giusta. Noi vogliamo dare un preciso imprinting alimentare. Dobbiamo essere bravi a sfruttare al meglio la capacità lipidica e quella glicolitica. Durante un Giro d’Italia niente è inventato, tutto è già testato.
Cosa intendi?
Nei training camp proviamo le diverse situazioni di gara che si possono incontrare. Ci regoliamo sulle esigenze che ci possono essere giorno per giorno. Se c’è una tappa dura mangeranno in un certo modo. Se è più corta e facile in un altro. E soprattutto siamo molto attenti alle caratteristiche dei cibi, cercando quello che può essere più efficiente. Una mela è diversa da una pera. Le caratteristiche dell’una sono meglio per questa o quella tappa. Non si lascia nulla al caso.
Neanche prima del via di una crono?
Come detto ogni cosa è provata. La scienza della nutrizione ha fatto passi da giganti. Sfruttarla al massimo è il nostro “doping naturale”. E ci crediamo molto. Non si guarda solo alle calorie. Per una crono possiamo dire che di certo riduciamo fibre e cibi integrali.
Perché?
Perché servono tanti zuccheri pronti per uno sforzo così intenso e le fibre, che vengono soprattutto dalle verdure, rallentano l’assorbimento degli zuccheri. Trattengono acqua. E lo stesso vale per i grassi: la glicemia si abbassa.
Parola d’ordine equilibrio, quindi?
Esatto. In Astana siamo per l’equilibrio. Nessuna dieta strana, niente chetoni. Crediamo ancora nei carboidrati, per dirla semplice. Io ascolto molto i ragazzi. Spesso la quadra si trova proprio in base alle loro sensazioni. Sta a me coglierle. Se sono io ad imporre le mie conoscenze e non li ascolto sbaglio io. Se loro non ascoltano me, sbagliano loro. Lo scambio d’informazioni è importante. Per esempio, la “dieta” prevede che il corridore deve mangiare 200 grammi di pasta, ma magari lui ha più fame o al contrario ha già la pancia gonfia. E quella quantità è sbagliata.
E sono attenti?
In generale sì. Ormai si fidano. E sono anche contenti di avere vicino una figura come la mia. I più scrupolosi sono gli scalatori. Loro guardano anche il grammo. Sono attenti soprattutto nel pasto più importante, cioè quello subito dopo la tappa. Lì, ognuno ha la sua vaschetta (personalizzata) e va a rimpinguare le scorte di glicogeno. Per ripristinarle completamente servono 48 ore, ma noi non le abbiamo chiaramente. Per questo mangiare bene nella scelta e nelle quantità di cibo è fondamentale.
Voi tendete anche ad ascoltarle i corridori quindi?
Siamo una squadra. In teoria anche noi dovremmo sapere le tattiche e non solo le altimetrie o i chilometraggi della corsa, perché a seconda di come si corre ci sarà un diverso dispendio energetico. Se si pensa che cambiamo le verdure a seconda della tappa si può intuire come le esigenze di uno scalatore siano diverse da quelle di un velocista.