La crisi di fame è un qualcosa vecchio come il ciclismo stesso. Chiunque sia andato in bici, dall’amatore novellino al professionista esperto, per un motivo o per un altro è incappato in questo problema. L’ultimo della lista è Mathieu Van der Poel. Nella splendida tappa di Castelfidardo alla Tirreno-Adriatico (foto in apertura), l’olandese stava “macinando” tutti quando all’improvviso gli si sono “accese tutte le spie”. In poco tempo ha perso oltre due minuti ed è riuscito a salvare la tappa per una manciata di secondi.
In Belgio si vociferava che quel fuorigiri e l’aver pedalato senza benzina nelle gambe possa aver inciso persino sulla sua campagna del Nord, ma erano discussioni di gente non di scienza, mettiamola così.
Serbatoio vuoto
Che quella crisi possa aver influito sulle gare successive di VdP convince poco Maurizio Mazzoleni, preparatore dell’Astana: «E’ un caso molto specifico e bisognerebbe chiedere alla Alpecin-Fenix cosa davvero sia successo quel giorno, se si trattava di fame o c’era dell’altro. E’ un caso molto specifico».
Ma certo c’è crisi e crisi di fame. Alcune passano in fretta e se non si hanno troppi chilometri nelle gambe o se davvero non si è svuotato troppo il serbatoio si riescono anche a riprendere, altre invece lasciano il segno. In questo caso il fisico già provato a lungo, lavora senza il carburante necessario per un bel po’ e la “botta” oltre che essere molto forte e quindi portare un drastico calo delle prestazioni, non passa così in fretta.
«Il calo glicemico – spiega Mazzoleni – notoriamente detta crisi di fame, generalmente si recupera nell’arco di un giorno, almeno se esplicitamente legata ad una prestazione atletica. Il vero problema è se questa è stata forte e si sta disputando una corsa a tappe. Il giorno dopo, infatti, l’atleta partirà con uno stress fisiologico, magari minimo, ma comunque con un qualcosina in meno.
«Va da sé che l’alimentazione è la strategia per recuperare da questo shock».
Mangiare subito
A volte non basta un gel per riprendersi, anche se si è in gara. Il piano alimentare è decisamente più curato. E ad intervenire è il medico stesso.
«Il medico della squadra – riprende Mazzoleni – ridistribuisce subito il carboidrato per ripristinare il il trasporto glicemico nell’apparato ai suoi standard ottimali. In base all’atleta che ha di fronte, il medico, magari anche in accordo con i nutrizionisti, prepara subito una strategia di recupero.
«Si parte dai carboidrati più semplici e poi man mano si passa a quelli più complessi. Ma soprattutto si reintegra già entro l’ora successiva al termine dello sforzo. Di solito s’inizia con le maltodestrine, quindi con dei liquidi, che sono di più rapida assimilazione e poi si passa al resto».
Fame e crampi
Ma la crisi di fame può incidere anche sul discorso dei crampi, della famosa contrazione muscolare che va in tilt. In pratica si assiste ad uno svuotamento generale del muscolo o la parte “idrica” e quella alimentare sono separate? Dipende da molti fattori, in particolare da temperatura e durata dello stato di crisi di fame.
«Non credo che le due cose siano così strettamente correlate, probabilmente si azzerano le scorte idrosaline e l’actina e la miosina non consentono più la giusta contrazione muscolare, ma davvero serve un azzeramento del sistema energetico».
Tutto calcolato
Ma può accadere che un corridore vada in crisi di fame anche in allenamento? Qualcuno che cerca di tirare un po’ di più la cinghia, magari nell’intento di dimagrire?
«La crisi di fame è sempre più rara. Con i nostri staff si calibra bene e in allenamento non capita. Arrivare così a corto di energia non succede perché calcoliamo già prima dell’allenamento o della gara quale sarà il dispendio energetico di ogni atleta. E’ davvero un qualcosa di amatoriale ormai».
Oggi il medico del team fa i suoi calcoli in base al corridore, a quel che deve fare stabilisce cosa e quanto mangiare, addirittura già dal giorno prima. E proprio perché oggi tutto è studiato e la scienza dei numeri dà supporto agli atleti le crisi di fame si vedono sempre meno spesso. Un po’ come in Formula1: si sa tutto in tempo reale o quasi, e ormai una monoposto non resta più senza benzina, come succedeva invece una volta.