Allora, gli amici di Fizik hanno avuto la bontà di inviarci in test il loro nuovo casco: Kudo. Ma non è solo il nuovo modello. Assieme al fratello aerodinamico Kudo Aero è il primo casco da strada mai prodotto dall’azienda veneta che, com’è noto, ha sempre avuto come proprio core business scarpe e selle.
«Ma se ve lo inviano per recensirlo – qualcuno potrebbe chiedersi – con magari anche un accordo commerciale dietro, allora come facciamo a credere che la suddetta recensione sia oggettiva e non viziata da interessi di sorta?». E sarebbe una domanda tutt’altro che peregrina. Bene essere sempre un po’ dubbiosi in un mondo dominato da clickbait e fake news.
Per dissipare questi legittimi dubbi, diciamo subito una cosa. A prima vista Kudo è senz’altro un bel casco, ma non esattamente il più leggero che si possa trovare sul mercato. La bilancia da cucina comprata dai cinesi di cui disponiamo per il test dichiara 333 grammi in taglia L (luce posteriore compresa). Un bell’oggettino, insomma, in un mondo in cui i caschi della stessa fascia di prezzo stanno attorno, o anche sotto, i 250 grammi.


Tutta l’aria che serve
Ora che forse abbiamo guadagnato un pizzico di credibilità, passiamo al resto. Quel che è certo è che Kudo ha molte prese d’aria. Quante di preciso è difficile a dirsi. Se si considerano le aperture longitudinali centrali ognuna come dei fori unici, allora sono 11. Se invece le si considerano divise in due dal ponte orizzontale, il numero sale a 15.
Comunque sia sono molte, quindi non c’è dubbio che Kudo sia un casco che fa egregiamente il suo lavoro anche in estate. A questo riguardo una citazione particolare la meritano le due aperture anteriori orizzontali che convogliano l’aria dritta sopra la fronte, perché per pedalare bene è meglio che i pensieri restino i più freschi possibile.


Contro ogni impatto (sperando non serva mai)
Abbiamo accennato al ponte orizzontale che attraversa la calotta e le prese d’aria. Ebbene, questa specie di ala interna è intanto molto bella, con un profilo sottilissimo che solo a guardarlo dà l’idea di aerodinamica spaziale. Poi, da quello che ci hanno detto, ha anche una funzione strutturale molto importante, perché in caso d’impatto (incrociamo le dita) serve a distribuire le forze in maniera uniforme in tutta la superficie.
A proposito di impatti (incrociamo le dita ll) e di sicurezza. Poteva il primo casco realizzato da Fizik non avere l’ultimo ritrovato del sistema Mips (che ricordiamo essere uno strato mobile che protegge la testa in caso di impatto obliquo)? Forse poteva, ma comunque loro ce l’hanno messo lo stesso. Nella fattispecie si tratta del Mips Air Node, che è molto leggero, removibile per le pulizia e, soprattutto, protegge il nostro caro vecchio cervello se mai (incrociamo le dita?) dovessimo prendere pure botte rotazionali.


La sicurezza è nulla senza la comodità
Una vecchia pubblicità diceva che la potenza è nulla senza il controllo. Allo stesso modo si potrebbe dire che, per un casco, la sicurezza è nulla senza la comodità. Per usare la massima onestà anche qui, appena indossato, Kudo non ci è sembrato il casco più confortevole che avessimo mai indossato.
Qualcosa nella calzata non era perfetto. Poi però da Fizik ci hanno svelato un segreto, anzi due. Il primo si chiama Custom Crown Adjustment. Proviamo a spiegarlo nel modo più semplice possibile. In pratica, la corona di plastica che cinge tutto l’intento nel casco e finisce nella classica rotella micrometrica posteriore, è regolabile in tre diverse posizioni che corrispondono ad altrettante calzate: ovale, neutra o rotonda.
Il casco è di default in posizione 1, segnalato anche nel bordo inferiore della calotta. Alzando l’imbottitura Mips in corrispondenza del numero appare per magia un pin rosso, che assicura la corona al casco. Tirando (con una certa energia) il pin esce dalla calotta e si può in questo modo inserirlo nelle altre due posizioni, con conseguente cambio di calzata.
Il secondo è un po’ meno segreto, ma comunque piuttosto determinante. Nella parte posteriore la corona può essere regolata in alto o in basso in cinque diverse posizioni, sempre con il collaudato sistema di tirare con un certo vigore e poi riposizionare a piacimento. Questo per dire che, nel nostro caso, spostare il pin rosso dalla calzata 1 alla 2 e abbassare di due tacche l’attacco posteriore ha fatto tutta la differenza del mondo: da un fitting così così, “bello ma non ci vivrei”, ad un casco che accoglie perfettamente tutto quello che sta da un’orecchia all’altra.


E la luce fu
Stiamo per finire, promesso. Ma prima di finire due righe due sulla luce posteriore. All’intero della scatola, oltre ad il casco con la sua bella borsetta, troverete anche una luce a led con ricarica Usb-C. Non è obbligatorio attaccarla al casco, per carità, si può anche scegliere di risparmiare quei 18 grammi (sempre secondo la nostra bilancia cinese). Però su, è un gran bel favore fatto da Fizik a noi ciclisti che parliamo sempre della sicurezza. Quindi bando alle scuse e via di luce posteriore (tra l’altro con due modalità, fissa e lampeggiante).


Non c’è male, Fizik!
Detto tutto questo sì, forse Kudo pesa un po’ più di altri caschi, e – parere personale – avrebbe potuto essere un po’ più arrotondato alla base, che invece finisce quasi ad angolo retto.
Però è un gran bel casco, il design è minimal e molto elegante, e permette un gran numero di regolazioni personalizzabili. Inoltre ha davvero tutto quello che si può desiderare per proteggere le nostre teste ciclofile. Considerando che è tra i primissimi modelli mai prodotti da Fizik, niente male ragazzi.
Ah, è disponibile in quattro colori: bianco, bronzo, antracite e nero, e costa 290 euro.