Avevamo già anticipato la girandola delle bici che porterà alla Mitchelton le Bianchi della Jumbo-Visma, che a sua volta prenderà le Cervélo del Team Sunweb che passerà su Scott. Qui parleremo proprio delle Cervélo, con cui correrà Primoz Roglic, il numero uno al mondo. Un… tipino riservato che avrà sì perso il Tour, ma si è rifatto con la Liegi e poi la Vuelta. Ne parliamo con Massimo Battaglia, Sales Account Manager di Focus Italia Group cui fa riferimento in Italia il marchio Cervélo. E il primo dato che salta all’occhio è l’assoluta atipicità del marchio canadese rispetto ai tanti vezzi dei campioni più amati.
«Sin dai tempi della Csc – commenta sornione – Cervélo non ha mai fatto niente di extra per i suoi corridori. Sono state date sempre bici di produzione, nessun carbonio speciale e misure personalizzate. L’unica volta in cui è stato fatto, fu per Cancellara. Chiesero di allungare di 20 millimetri il carro della sua R3 Select per la Roubaix, ma si ruppe. Perciò diciamo che quando si parla di fornire le bici alle squadre, c’è un incontro fra vari interessi. Se c’è un modello nuovo appena uscito, corrono con quello. Ma la collaborazione per lo sviluppo dei prodotti esiste. Nei 7-8 mesi prima del Tour, dove di solito si vedono le novità, gli ingegneri palano molto con gli atleti. Se un professionista ti dice che a 1.600 watt la bici flette, devi starlo ad ascoltare…».
Allora partiamo dal 2020: che cosa prevedeva la dotazione Sunweb?
Hanno usato quasi tutti le S5, seguendo dictat legati alla produzione. In linea di massima però lo scalatore di 59 chili, quindi diciamo Hindley, ha scelto di usare la R5. Per spiegare meglio, per la strada Cervélo ha due serie fondamentali. La S come Speed, che riassume tutti gli studi su velocità aerodinamica e rigidezza: non disperde la potenza e per questo viene usato più carbonio e il peso un po’ sale. La R come Road, che va più sulla leggerezza, senza però rinunciare all’aerodinamica. I numeri accanto sono l’indice di qualità, per cui per i professionisti si considera sempre il numero 5. Da quest’anno c’è anche la Caledonia, che nasce per i fondi sconnessi, come la Trek Madone, per intenderci.
Come è fatta?
E’ più lunga in tutte le misure. Ha l’interasse più lungo di 10 millimetri, con una geometria a doppio diamante, per il modo in cui si integrano i due triangoli anteriore e posteriore. L’angolo di sterzo è più aperto per dare stabilità, ma non ha elementi terzi di ammortizzazione. Niente elastomeri. Non è una bici leggera, ma sul pavè non serve. Diciamo che sulla bilancia sta a metà fra la serie R e la S. Van Aert alla Roubaix avrà una bella carta in mano.
Quindi i corridori provano e scelgono?
Diciamo che hanno un margine di manovra legato appunto al telaio e alle dotazioni. Non sappiamo ancora se correranno con i dischi, ma magari capita quello che ne ha paura e chiede di aver i rim brakes. A Roglic suggerirei una R5, bici all-round a 360 gradi, che unisce leggerezza e comfort. Una bici che con i freni normali magari ha bisogno di qualche piombo per salire a 6,8 chili, ma che con i dischi è a posto da sé.
Escludiamo la S5 per Roglic?
Non lo vedo a fare volate o tirare in testa al gruppo, quindi direi di no. Però vedendo i diagrammi, nei percorsi pianeggianti la S5 dà vantaggi evidenti.
Roglic però avrà bisogno di una bella bici da crono…
Lì ci sarebbe da scegliere, ma non si può. Le Px-Series che diamo per il triathlon non sono permesse dall’Uci, perché manca il piantone. Così la bici per Roglic sarà la P5, che da sempre è il laboratorio di Cervélo per gli studi aerodinamici. Non dimentichiamo che fu Cervelo per prima anni fa a introdurre la borraccia aerodinamica e da un paio d’anni ha iniziato a produrre da sé il cockpit. A non comprare più manubri da fuori, ma a farli in casa.
Si prevedono sessioni in galleria del vento?
Questa è da raccontare. Quando c’era la Csc, si doveva fare la bici da crono per David Zabriskie, che era parecchio forte. Quando però si accorsero che la galleria del vento gli costava 60-70 euro al secondo, capirono che non si poteva starci tutto il giorno. Anche perché neppure Zabriskie poteva. Così fecero una scansione in 3D, che per allora era fantascienza, e ricrearono un modello di Zabriskie, che ancora oggi viene utilizzato. Tanto più che se l’atleta ha le sue fissazioni sulla posizione, è dura smuoverlo.
Diciamo che Cervélo ha sempre avuto un occhio per le bici veloci già dai tempi di Ivan Basso e lo stesso Cancellara…
Assolutamente e anche da prima, direi dal 10 anni prima. Dal 1996. Il Soloist è stata la prima bici aerodinamica, come pure il movimento centrale asimmetrico BBRight è stata una loro invenzione. Sono gelosissimi delle loro tecnologie, hanno paura che i loro segreti vengano violati.
Alla Jumbo-Visma saranno forniti soltanto i telai?
Esatto, il resto viene da altre sponsorizzazioni. I top rider avranno 4-5 biciclette a testa, fra allenamento e corsa. Gli altri magari si fermeranno a 2-3.
Si farà uno strappo per la bici gialle, se Roglic dovesse vincere il Tour?
Anche questa è da raccontare. Quando Hesjedal vinse il Giro, nel 2012, Cervélo aveva in catalogo un modello Rc-Ca cioè California. Il telaio pesava 700 grammi, ma non lo avevano messo nella dotazione del Team Garmin. Allora Hesjedal se ne comprò due di tasca sua e ci vinse il Giro. E alla fine, per lasciargli un ricordo visto che l’ultima tappa fu una crono, gli fecero la livrea rosa con del nastro adesivo. Neanche bellissimo da vedere. A quel punto Cervélo gli chiese la bici, ma lui non voleva dargliela perché era sua. Cedette solo alla fine, quando accettarono di fargli la bici per il Tour personalizzata con l’acero canadese.
Ci sarà mai più un Cervélo Test Team, come quello in cui corsero Sastre e Hushovd?
Credo di no, perché furono spesi tantissimi soldi. Erano anni in cui il Governo canadese distribuiva dollari per attività di questo tipo, ma ora non accade più.
I corridori Jumbo-Visma hanno già le bici in mano?
A parte che fino al 31 dicembre non potrebbero, ci sono in giro foto di amatori che hanno pizzicato Van Aert e altri con telai impecettati.
Ha dei vantaggi commerciali oggettivi avere la squadra?
Un po’ di tempo fa, avrei detto che è basilare. Per competere sul mercato, devi essere nel WorldTour, ma anche per giustificare i prezzi del listino. Detto questo, ci sono marchi che non hanno il team eppure si sono ricavati la loro dimensione. Vediamo se con Roglic si farà il salto che ci aspettiamo.