Con Hardskin vediamo come nasce un body aerodinamico

20.08.2021
6 min
Salva

Torniamo sulla tecnica. Ormai sappiamo che nulla è lasciato al caso, che tutto è più curato in ogni dettaglio. Soprattutto quando si parla di aerodinamica ogni millesimo conta e quello che abbiamo scoperto parlando con Simone Omarini, ingegnere meccanico e super esperto in materia, è che il vestiario incide moltissimo. Omarini ci mostra come si lavora in Hardskin, azienda specializzata proprio nell’abbigliamento supertecnico ed aerodinamico (ma non solo).

Quando si va in galleria del vento il prodotto deve essere in uno stato molto avanzato. E se qualcosa non va… si ricomincia
Quando si va in galleria del vento il prodotto deve essere in uno stato molto avanzato. E se qualcosa non va… si ricomincia

Aerodinamica fondamentale

«L’idea di un abbigliamento tecnico – spiega Omarini- nasce dal fatto che l’aerodinamica conta per il 90% della potenza erogata dal ciclista. Poter controllare l’abbigliamento che lo stesso ciclista indossa è un vantaggio sensibile. Se pensiamo che a 40 all’ora l’aerodinamica incide per il 90% dello sforzo e a 50 all’ora passa a 95- 96%, va da sé che ridurre l’impatto aerodinamico è fondamentale. Ma come?

«L’altra volta quando parlavamo dei manubri abbiamo detto che il ciclista è l’insieme dell’atleta più la bici. Ebbene, la prima cosa su cui lavorare è la posizione del corridore, la seconda è come viene vestito il corpo umano».

Le rugosità della pallina golf le consentono di arrivare più lontano perché più aerodinamica
Le rugosità della pallina golf le consentono di arrivare più lontano perché più aerodinamica

Obiettivo, ridurre la scia

A questo punto Omarini fa un discorso più in generale sull’aerodinamica. E più precisamente sugli studi delle forme che portano poi alla nascita del body.

«Il corpo umano può essere paragonato ad una forma tozza, parlando in termini di aerodinamica. Non è una forma allungata o alare. E il modo migliore per rendere aerodinamici questi corpi tozzi è migliorarne la superficie. Come? Con delle rugosità. Che poi è lo stesso concetto della pallina da golf, che ha dei tondini più profondi, delle fossette che “energizzano il flusso”. Noi dobbiamo pensare che mentre pedaliamo siamo in un oceano di aria e più la scia che lasciamo è piccola e più l’impatto aerodinamico sarà minore. Pertanto, l’obiettivo è la riduzione della scia, questo significa che c’è meno differenza di pressione tra monte (alta pressione, aria frontale all’atleta) e valle (bassa pressione, area in uscita ed alle spalle dell’atleta). Se riduco la scia a valle, cioè la zona in bassa pressione alle spalle dell’atleta, la resistenza aerodinamica sarà minore».

In tutto non va dimenticato l’impatto frontale che più è piccolo e meglio è. E torniamo al discorso di prima: la cosa più importante è avere una buona posizione del ciclista. Una volta raggiunta questa posizione si va a lavorare sul vestiario e le scie. E ancora: una volta ridotto l’impatto frontale, si cerca di creare un tutt’uno con il resto del corpo, per quanto possibile. L’esempio più classico è creare un continuum tra casco schiena.

Hardskin all’avanguardia

Fatto questa doverosa introduzione per far comprendere meglio l’argomento di base, andiamo a vedere come nasce un body aerodinamico e nello specifico un body aerodinamico di Hardskin. Ore ed ore di lavoro. Si parte da un foglio bianco (visto che l’azienda è giovane ed ogni progetto è nuovo), si stabiliscono le caratteristiche che si vogliono creare e sulla base delle conoscenze e delle esperienze si lavora con tessuti, macchinari e galleria del vento.

«I punti più importanti sui quali siamo concentrati sono le zone tonde (spalla, manica e coscia) e le cuciture – riprende Omarini – In particolare sulle forme tonde è stato importante introdurre quelle rugosità che energizzano il flusso. Anche le cuciture sono importanti, soprattutto per i body più specifici come quelli per la pista o per la crono. E sono ridotte al minimo. Proprio questi body non hanno tasche, comprimono molto e tendono a chiudere le spalle. Non sono confortevoli quando si sta in piedi, ma debbono esserlo quando si sta in bici. Se ci facciamo caso, prima di una crono si vedono i corridori con le cerniere aperte sul petto. Sono body che comprimono molto, sono pensati per una determinata posizione, inoltre essendoci pochissimo materiale sulla pancia è anche difficile distendersi correttamente.

«Un body con queste caratteristiche ha un coefficiente aerodinamico migliore del 3-4% rispetto alla media. Ma questa percentuale può arrivare anche al 7% rispetto ad un body o ad un abbigliamento di bassa qualità, che in uno sforzo di un’ora si traduce in minuti. Spesso si pensa che sia esagerato intervenire sul vestiario, ma il vantaggio è tangibile. Per fare un paragone, quando si sostituiscono le pulegge del cambio con quelle oversize il guadagno è davvero minimo».

Due modelli per il ciclista…

In Hardskin ogni colore corrisponde ad una disciplina. L’arancione per le specialità più veloci (pista e crono), il verde per il triathlon, l’azzurro per il ciclismo classico, ma tutti i capi hanno un taglio aero.

Lo Strouhal Aerosuit TT LS è il body top di gamma. E’ da prestazione pura, anche grazie alle maniche lunghe, una delle parti che incide di più. Questo body riassume tutte le caratteristiche che abbiamo elencato prima: compressione, poco materiale sul ventre, assenza di tasche, cuciture al minimo, materiale non troppo elastico per chiudere in modo corretto le spalle ed agevolare l’atleta a stare nella posizione da crono.

Il Reynolds è più o meno il corrispettivo dello Strouhal ma a manica corta. Resta un body molto aerodinamico. La cerniera arriva fin sopra l’ombelico e anche questo aspetto lo rende più versatile, tanto che può essere utilizzato sia per le gare più lunghe che per un allenamento, in quanto la la parte superiore si apre esattamente come una maglia. In più ha le tasche. Senza contare che con questo body posso stare eretto normalmente. Rispetto allo Strouhal il materiale è più traspirante.

Hardskin al vertice anche nel triathlon: ecco il Von Karman Arosuit Tri a manica corta
Hardskin al vertice anche nel triathlon: ecco il Von Kármán Arosuit Tri a manica corta

E uno per il triathleta

E poi c’è un terzo modello proposto da Hardskin: il Von Karman, specifico per il triathlon. La prima cosa che lo differenzia sono le cuciture, specie sulla spalla che deve essere più libera pensando alla frazione di nuoto. Il tessuto sulla spalla è lo stesso dei due precedenti in quanto la frazione in bici è piuttosto lunga e l’aerodinamica conta molto. Mentre la parte del dorso e della schiena sono più elastici e il materiale si “muove” in quattro direzioni. Non sono stati fatti troppi studi idrodinamici in quanto i triathleti utilizzano la muta che dice Omarini: «E’ esageratamente più performante del body in acqua (il body viene indossato sotto la muta)».

Il Von Karman è volutamente ottimizzato per la frazione in bici (la più lunga), dove è possibile guadagnare parecchi secondi o minuti, ma consente anche di risparmiare energie nella frazione di corsa. Ad esempio, pensando ad una frazione di bici di 70 chilometri percorsa ad una media di 38 all’ora, il miglioramento in termini di tempo indossando un body aero è calcolato intorno ai 2′, con un risparmio di circa 12-15 watt.