Due bici, due giorni, due vittorie: la strategia di Vingegaard

11.03.2024
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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dopo la vittoria sul Monte Petrano, la seconda consecutiva, Vingegaard ha spiegato brevemente di aver cambiato bici, utilizzando questa volta la Cervélo R5, perché il percorso più duro richiedeva una bici da scalatori. E ha poi aggiunto che si era trattato di una scelta condivisa fra lui e la squadra.

Visto che lo scorso anno, ugualmente alla Tirreno-Adriatico, Roglic aveva seguito la stessa strategia tecnica, abbiamo intercettato Vingegaard alla firma di partenza per farci raccontare le differenze tecniche e le scelte al riguardo.

La Tirreno è la quarta gara a tappe WT vinta da Vingegaard, cui si sommano i 2 Tour
La Tirreno è la quarta gara a tappe WT vinta da Vingegaard, cui si sommano i 2 Tour

La S5 del venerdì

La S5 con cui il danese ha conquistato la tappa di Valle Castellana, attaccando a 29,5 chilometri dal traguardo sulla salita di San Giacomo, è la bici aero di Cervélo. Il telaio consente il montaggio di pneumatici fino a 34 mm, anche se la scelta di Vingegaard è caduta su pneumatici Vittoria Corsa Pro da 28. La S5 usata da Vingegaard e i suoi compagni è equipaggiata con mono corona Sram da 52 denti e pacco pignoni 10-36 dello Sram Red.

«Abbiamo deciso di usarla – spiega il danese – già prima della corsa. Facciamo un piano in anticipo, mettendo insieme le intuizioni dei tecnici e le mie sensazioni e di solito le nostre idee coincidono. La S5 è molto veloce e si guida bene, per questo l’ho scelta nel giorno di Valle Castellana, perché dopo la montagna c’era un lungo tratto nella valle. La discesa quel giorno è stata molto veloce, ma essere da solo mi ha permesso di fare traiettorie più libere per cui anche se la bici è meno pronta in certi cambi di direzione, sono andato giù benissimo. E avendo deciso di attaccare prima, mi serviva un mezzo per non perdere velocità.

«Avere la corona singola – prosegue – non mi crea difficoltà. Un po’ perché la uso anche in allenamento e poi perché davanti posso scegliere fra un 50 o il 52 (alla Tirreno ha usato il 52, ndr) mentre dietro arrivo fino al 36, quindi andare in salita non è affatto un problema. Chiaramente si usano rapporti diversi, ma ormai fra potenziometro e conta pedalate so esattamente come scegliere il rapporto migliore».

La R5 del sabato

Il giorno dopo per vincere sul Petrano, al posto della mono corona è tornata una doppia guarnitura sulla Cervélo R5, la bici da salita. Il nuovo telaio R5 è più leggero di 130 grammi rispetto al modello precedente (6,85 chili senza pedali), con la soluzione dei cavi integrati che ha ridotto la resistenza aerodinamica in una bici che non ha tra le sue finalità ultime quella di essere super aerodinamica.

«La senti diversa perché ovviamente è più leggera – dice Vingegaard – e anche al livello del movimento centrale senti che ha una super risposta ai cambi di ritmo in salita. E’ molto rigida e sai che nel cambio di ritmo ha un’arma in più».

La R5, come abbiamo scritto nel nostro test, ha la scatola centrale BBRight, con una larghezza di 73 millimetri. Con il passare degli anni Cervélo ha mantenuto questa impostazione, che appunto garantisce rigidità al cuore della bici e dà compattezza alle parti asimmetriche.

Da una all’altra

«Non ho problemi nel passare da una bici all’altra – dice Vingegaard – perché è tutto uguale tranne il telaio. La sella è la stessa, l’altezza del manubrio è la stessa, non cambia nulla e anche il ritmo di pedalata è abbastaza simile a quello che riesco ad avere con la mono corona. Siamo abbastanza abituati a questi passaggi, perché adottiamo la stessa strategia in tutte le corse a tappe».

Tra i dettagli identici fra le due bici c’è anche l’uso delle leve del cambio dello Sram: non quelle del Red bensì le più piccole del Force. Una soluzione abbastanza frequente fra gli atleti che hanno le mani piccole o che vogliano avere una presa più stretta sul manubrio.