«Onestamente, questa bici è davvero tanta, ma tanta roba». In merito alla sua nuova S-Works SL8, Mattia Cattaneo ha esordito con questa affermazione. Molto veloce, più della versione precedente e anche più leggera a parità di allestimento.
Mattia Cattaneo è competente in fatto di tecnica, uno di quei corridori che la bici la vivono anche in modo passionale e che nell’argomentare le prestazioni del mezzo meccanico sono capaci di farti salire in sella con loro. Gli abbiamo strappato qualche considerazione sulla nuova Specialized, tra una tappa e l’altra de La Vuelta.
S-Works SL8, rispetto alla precedente versione, cosa cambia in fatto di utilizzo?
La nuova bici è decisamente più veloce in pianura e ha un’avantreno più rigido. La sensazione di avere a disposizione una bici più rapida, sempre facendo il confronto con la versione precedente trova delle conferme anche in discesa e nel tecnico. La senti subito, ti aiuta nelle fasi più veloci della gara.
E in salita?
E’ migliore e considerate che già con la SL7 eravamo ad un livello di eccellenza, ma la S-Works SL8 ha fatto un ulteriore step in avanti. In salita bisogna avere anche tante gambe. A mio parere comunque la grossa differenza si percepisce nei tratti dove è necessario fare velocità.
Fattore velocità, quanto conta nel modo di correre di oggi?
Potrei dirvi che nell’economia di una gara pesa per l’80 per cento e avere una bici veloce è un bel vantaggio. Ti permette di risparmiare molte energie. E poi c’è il fattore leggerezza e la SL8 è tanto leggera.
In termini di peso c’è tanta differenza rispetto alla bici vecchia?
Decisamente sì e io la uso con le ruote alte. Come per la salita, dove anche la versione 7 ci ha permesso di entrare in una categoria al top, la nuova SL8 entra in un livello superiore per quello che è legato al peso, rapportato con la rigidità complessiva della bici.
Con la S-Works SL8 hai dovuto cambiare dei componenti?
L’allestimento è il medesimo, abbiamo riportato sulla 8 tutto quello che usavo sulla bici precedente. L’unica cosa che è cambiata in modo importante è il punto di innesto dell’attacco manubrio allo stelo della forcella e io non utilizzo l’integrato. Questo punto della bici è quello che è cambiato maggiormente, lo si vede, ma lo si percepisce fin dalle prime pedalate.