Giacomo Nizzolo oltre ad essere il campione europeo ed italiano è anche un corridore che ama esprimere la sua personalità attraverso scelte grafiche che di certo non passano inosservate. Abbiamo già parlato della sua BMC Timemachine Road con grafica personalizzata, ed ora vogliamo capire come sia nato il casco Ekoi con l’autocertificazione. E così abbiamo interpellato Cristiano Terruzzi, il fondatore e titolare di TRC Design, che ha aerografato il casco del campione milanese.
Un fatto di passione
Il ciclismo è uno sport fatto di passione e a volte si intreccia con altre attività che sono alimentate da identica spinta.
«Ho iniziato a 20 anni e adesso ne ho 32 – inizia Cristiano Terruzzi – sono sette anni che faccio questo di lavoro, prima lo facevo per passione». Teruzzi l’arte ce l’ha nel sangue, infatti ha frequentato l’Istituto d’arte di Giussano e poi la Scuola di Aerografia a Milano.
Debutto a Doha 2016
La maggior parte dei lavori TRC Design li fa con i caschi da moto, ma è da un po’ di anni che aerografa anche quelli di Nizzolo.
«Conosco Giacomo perché abbiamo degli amici in comune – ci spiega – e già per i mondiali di Doha gli avevo fatto il casco con un cavallo brianzolo da un lato e il Duomo di Milano dall’altro, con le Frecce Tricolori che passano sopra. Poi ne avevo fatto uno tutto nero che usava in allenamento per simboleggiare la sua tristezza per i problemi al ginocchio».
Un’idea di Nizzolo
Quello che è interessante è che le idee nascono dal corridore milanese e poi Cristiano Terruzzi le realizza.
«L’idea dell’autocertificazione è sua, una sera ne abbiamo parlato – ci spiega Cristiano – allora mi sono fatto fare l’autografo da Giacomo, poi ho scaricato il Pdf dell’autocertificazione, che lo stesso Giacomo ha compilato e mi ha spedito. A quel punto ho inserito la sua firma e ho dovuto riportare il tutto sul casco con il tricolore».
Una procedura che di solito richiede un certo numero di giorni di lavoro ed invece: «Mercoledi sera ne abbiamo parlato, giovedì non ci siamo sentiti, poi venerdì è arrivata l’autocertificazione compilata da Giacomo e martedì era pronto. In pratica è stato fatto in tempo record, infatti ho applicato una sola mano di vernice, mentre di solito ne passo due».
Moto e bici, quali differenze?
Cristiano Terruzzi realizza molti caschi da moto, non a caso fra le sue opere ci sono anche quattro caschi blu Shimano che stanno usando i motociclisti della scorta tecnica al Giro d’Italia. Ma che differenza c’è fra aerografare un casco da moto e uno da bici?
«Il casco da bici porta via più tempo nella fase di preparazione – ci spiega Terruzzi – perché bisogna sigillare bene tutti i fori, altrimenti se si sbaglia in questa fase poi bisogna rifare tutto da capo. Con quelli della moto basta coprire le guarniture. Inoltre, i caschi da moto sono più semplici perché c’è più spazio per fare i disegni. Quelli da ciclismo se sono troppo aperti non si può fare nulla, ma Nizzolo usa un casco abbastanza chiuso e quindi riesco a disegnare bene. Nel complesso fare un casco da ciclismo è più veloce perché ha una superficie più piccola».
Ricordiamo che il casco che usa Nizzolo è l’Ekoi AR14, un modello aerodinamico con 10 fori di aerazione frontali e 6 posteriori. Lo stesso casco è utilizzato anche dai corridori della Lotto Soudal di Caleb Ewan e dalla Cofidis di Elia Viviani.
Non solo il casco di Nizzolo
Infine, abbiamo chiesto a Cristiano Terruzzi se il successo del casco di Nizzolo gli ha portato una maggiore richiesta da parte dei ciclisti.
«Qualche richiesta in più c’è stata, fra questi anche Paolo Mei (lo speaker del Giro d’Italia, ndr) che mi ha chiesto un casco speciale per la Corsa Rosa. Anche la stessa Ekoi mi ha chiesto di realizzare una grafica per una linea di abbigliamento»