Abbiamo parlato spesso delle attrezzature delle squadre a fine stagione: dalle scarpe fino alle ammiraglie. Questa volta passiamo alle biciclette. Che cosa succede a fine stagione alle bici dei team? Una volta era il momento degli affari, senza grande controllo. Chi conosceva il meccanico era avvantaggiato, gli altri si rivolgevano al team. Da qualche mese a questa domanda risponde Bike-room, una start up che si occupa di tutto il processo di riqualificazione e vendita dei mezzi. Il progetto è ambizioso e ce lo raccontano Alessandro Confalonieri e Flaviano Frugeri. Il primo è il responsabile marketing, mentre il secondo è responsabile della certificazione e meccanico della nazionale donne elite.
Parla Frugeri
«Di recente abbiamo venduto una bici dell’Astana utilizzata in gara da Izaguirre – racconta Frugeri – ma sul sito c’è anche il telaio celebrativo fatto da De Rosa con la livrea di campione d’Europa, che avevano preparato anticipatamente, ma che non hanno avuto la fortuna di utilizzare.
«Io porto la mia esperienza in un ambiente giovane e stimolante, i ragazzi con cui lavoro sono tutti sotto i 30 anni e pieni di idee e voglia di fare. Grazie ai miei numerosi anni di lavoro ho molti contatti con i team ed i marchi e li aiuto in questo campo. In più sono responsabile delle certificazioni».
Un ruolo inedito
Sì, non è mai esistita questa figura, ma ora che è un business è fondamentale. Devi garantire all’utente finale che la bici che sta utilizzando è proprio quella del corridore.
Andate ad ispezionare prima le bici?
Andiamo sul luogo e vediamo le biciclette su cui abbiamo l’accordo e diamo una prima valutazione. I team WorldTour hanno 4-5 bici per corridore, quindi capita che ritiri bici perfette e mai usate che di conseguenza paghi di più. Magari prendi quelle che hanno corso una gara sola, come la Parigi-Roubaix e sono pressoché immacolate. In altri casi, con squadre continental o professional, la bici è più usurata e quindi la manutenzione da fare è più approfondita.
Come lavorate sulle bici una volta che le avete in mano?
Controlliamo subito i cuscinetti, i freni e i copertoni. Una cosa che cambiamo quasi sempre è il nastro manubrio e le leve dei freni che gli atleti “mangiano”.
Sul telaio come agite?
Per quello abbiamo delle lampade che ci permettono di vedere se ci sono danni strutturali, ma devo dire che i meccanici dei grandi team sono e devono essere perfetti. Io ne so qualcosa (dice con una risatina, ndr).
Per il ricambio dei componenti?
Ora abbiamo qualche difficoltà come tutti a causa della mancanza di materia prima. In generale siamo in accordi commerciali con i principali marchi di componentistica e prendiamo le forniture direttamente da loro. Un lavoro di prima qualità.
Un po’ di storia
«Esiste una Bike-room pre e post Covid», inizia Alessandro Confalonieri, responsabile marketing. «Siamo nati alla fine del 2019 e inizialmente vendevamo tramite drop shipping bici di alta gamma di tutti i tipi, ma con un focus particolare sulla strada racing. Poi la pandemia ha modificato il mercato delle bici rendendole introvabili, abbiamo così deciso di ridisegnarci. Grazie all’opportunità offertaci da De Rosa, uno dei nostri primi partner. Tramite loro siamo riusciti ad avere le bici del team Nippo-Fantini, a ricondizionarle e rivenderle con la nostra ideologia, quindi tramite drop shipping».
Il drop shipping è la vendita tramite store on-line di merce. Permette alle aziende che lo praticano di non avere un magazzino fisico, ma di appoggiarsi direttamente alla casa produttrice per la spedizione e la logistica.
Com’è stata la risposta del pubblico?
Al di sopra delle nostre aspettative. C’è una parte emozionale non indifferente nel nostro lavoro, molte persone comprano perché hanno piacere di utilizzare bici usate dai corridori professionisti.
L’esigenza è anche quella dei team.
Le case produttrici vogliono tracciare e avere uno storico dei telai e delle bici, questo è favorevole anche per il cliente finale perché ha un certificato di autenticità.
Come organizzate l’acquisto delle bici dai vari team?
Non è detto che trattiamo con i team. Gli accordi tra le squadre e le case produttrici sono diversi e tutti singolari: noi trattiamo con chi ha in mano i mezzi a fine stagione. Possono essere le squadre, il marchio, oppure gli sponsor. L’accordo verte su quante bici riusciamo ad aggiudicarci e di quale serie, se quelle più utilizzate o quelle rimaste sul tetto dell’ammiraglia.
E lavorare on-line è difficile in un mercato come quello delle bici?
Siamo forse gli unici in tutta Europa a fare un lavoro del genere. E poi essendo un sito, abbiamo una piattaforma globale di vendita. Il nostro mercato principale è quello asiatico o del Nord Europa.
De Rosa è stato uno dei primi partner di Bike-room. Sul sito a breve la Merak e la Sk Pininfarina Non solo bici racing ma anche da cronometro, questa la Guerciotti Eureka di Lonardi del 2020 Guerciotti E740 disc da strada di Covili del 2020 Un altro marchio a breve disponibile su Bike-room sarà Bottecchia con le bici del team Androni
E come ve lo spiegate?
Il fatto che vendiamo molto in Asia è legato all’esclusività dei nostri prodotti ed al fatto che in questi Paesi si cerchi il prodotto made in Europe o addirittura made in Italy. Nel Nord Europa, invece, sono più abituati a comprare on-line e quindi è più facile che si fidino. In Italia il mercato è legato al commerciante, ma siamo in grande crescita perché la gente vede che lavoriamo bene.
Nel futuro? Allargherete i vostri orizzonti?
Ci sono nuovi marchi in arrivo come Bottecchia di Androni, Olmo di MGK Vis e le nuove bici del team Cofidis, ma è un mercato che cambia giorno per giorno. Il consiglio è quello di stare all’erta che sul nostro sito le opportunità arriveranno.
Tanti team ma pochi pezzi, quasi limited edition…
Sì, per questo c’è una lista di attesa per ogni bici o telaio alla quale i clienti interessati si possono iscrivere. Le richieste sono talmente alte, che c’è la possibilità di pre-ordinare o pre-acquistare il tutto.