Dalla Francia arriva l’acuto di Nizzolo. Che pensa al Tour

10.05.2023
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Mentre il Giro d’Italia attira come sempre l’attenzione ciclistica su di sé, fuori dai confini italiani non si sta certo fermi, anzi. Il calendario va avanti e offre spunti interessanti, magari con significati che vanno estrapolati come la vittoria di Giacomo Nizzolo al Tro-Bro Leon, la prima dell’anno e la prima anche per la Israel Premier Tech da quando il team ha perso lo status di WorldTour. Un’iniezione di fiducia che era quanto mai necessaria, si dal punto di vista individuale che di squadra.

Lo sprint finale del milanese ha chiuso una parentesi negativa, forse l’ennesima per Nizzolo. Aveva puntato tanto sulla primavera, sulle classiche, ma alla Tirreno-Adriatico ha preso un virus di quelli che ti mettono a terra ed è difficile rialzarsi.

«Sono stato più di 10 giorni senza bici – spiega – e quando ti fermi così tanto fra fine marzo e inizio aprile, poi rimettersi in piedi è davvero arduo. Era chiaro che ormai le classiche fossero andate, l’obiettivo per il quale lavoravo dall’inverno, che avevo in mente anche quando ho affrontato le prime gare oltre Atlantico, a San Juan. Ma questo è il nostro mestiere, si cade e ci si rialza, facendo i propri conti piano piano».

Lo sprint vittorioso di Nizzolo, con De Lie alla sua sinistra. Terzo Eeckhoff del Team Dsm
Lo sprint vittorioso di Nizzolo, con De Lie alla sua sinistra. Terzo Eeckhoff del Team Dsm
Tu sei arrivato alla classica francese dopo aver partecipato al Giro di Romandia chiuso con un ritiro…

Sì, era stato un ritiro precauzionale prima dell’ultima tappa. Ero caduto nella quarta battendo il ginocchio sinistro e chi conosce la mia storia sa quanto questo mi abbia fatto tribolare in passato. Quindi per non rischiare, sapendo anche che l’ultima frazione non poteva darmi nulla di più, ho preferito fermarmi. La gara svizzera d’altronde era servita allo scopo che mi ero prefisso, lavorare duramente, fare fatica per far crescere la condizione.

Che gara hai trovato in Francia?

Era la prima volta che l’affrontavo. Me ne avevano parlato, ma ne sono rimasto sorpreso, più che dal percorso che per suoi versi è particolare dal calore della gente. Ce n’era davvero tanta intorno al tracciato, anche lontano dall’arrivo ma potrei dire che in ogni tratto c’era pubblico, lì è davvero molto sentita.

Accennavi a un percorso particolare…

Sì, è una corsa di oltre 200 chilometri che contiene molti tratti di sterrato, soprattutto strappi in salita. Uno dopo l’altro, alla fine nelle gambe li senti, infatti spesso ha un’evoluzione molto fluida con pochi corridori che si giocano la vittoria com’è avvenuto in questo caso. Erano in 5 in fuga, io insieme a un altro sono partito dal gruppo per provare a riaccodarmi riuscendoci a 3 chilometri dall’arrivo, poi è stato tutto un gioco tattico per impostare la volata.

La Tro-Bro Leon è una classica atipica, con molti tratti in sterrato ma che resta adatta alle bici da strada
La Tro-Bro Leon è una classica atipica, con molti tratti in sterrato ma che resta adatta alle bici da strada
Come sei arrivato al successo?

Mi ero ripromesso di fare una volata di rimonta e avevo preso De Lie come riferimento, ma spesso tra il dire e il fare le cose sono diverse e sono stato costretto nel finale a fare un po’ di slalom fra gli altri per trovare lo spiraglio buono. Era un rettilineo in leggera salita, impegnativo, ma alla fine l’ho rimontato vincendo abbastanza nettamente.

Non hai certamente battuto uno qualsiasi, visto quanto si è parlato del giovane belga della Lotto Dstny

Dico la verità, quando vinco non sto tanto a guardare chi c’era, chi ho battuto. Però è anche vero che si tratta di un corridore in grande ascesa, molto forte soprattutto in questo tipo di percorsi non prettamente riservati ai velocisti. De Lie ha un avvenire assicurato, averlo battuto dà magari quel qualcosina in più al successo. Significa che la gamba comincia a esserci…

Per il milanese solo due apparizioni in Belgio, con un 10° posto alla Scheldeprijs. Le ambizioni erano altre…
Per il milanese solo due apparizioni in Belgio, con un 10° posto alla Scheldeprijs. Le ambizioni erano altre…
Hai vinto nel primo weekend del Giro d’Italia. Non ti dispiace non esserci?

Non avrei potuto, obiettivamente. Quando perdi così tanti giorni in un periodo cruciale, non puoi pretendere poi di avere la condizione per affrontare tre settimane consecutive di gara, con dislivelli impegnativi come quelli proposti dalla corsa rosa. Un conto è fare una corsa d’un giorno, sparare tutto e poi recuperare, un altro è essere sollecitati giorno dopo giorno. L’ho fatto in passato, arrivare al grande Giro senza la condizione giusta e ne ho pagato le spese. Al Romandia si vedeva che la forma era in crescita, ma sicuramente non quella che serve per essere al Giro.

Nei programmi comunque è già inserito il Tour de France.

E la cosa mi fa piacere, perché non nascondo che guardo con interesse al mondiale di Glasgow, su un percorso che penso sia adatto alle mie caratteristiche, quindi voglio fare di tutto per meritarmi la convocazione e arrivarci al massimo. Il Tour è l’approccio ideale in questo senso, ma preferisco non fare voli pindarici, vado avanti settimana per settimana.

Il giorno più bello di Nizzolo al Giro, 21 maggio 2021, l’acuto di Verona atteso da una vita
Il giorno più bello di Nizzolo al Giro, 21 maggio 2021, l’acuto di Verona atteso da una vita
Nel 2021 avevi sfatato la maledizione del Giro, chissà che magari non riesca a fare doppietta…

Sarebbe bello vincere una tappa anche in Francia, ma come detto meglio andare avanti piano, vedere che cosa la strada proporrà.

Ora che cosa ti aspetta?

Continuerò con una serie di gare tra Francia, Belgio e Olanda, tutte corse d’un giorno a ritmi abbastanza stretti l’una dall’altra, questo dovrebbe aiutare la condizione a crescere per poi capire se e come andare al Tour. D’altronde la squadra non è ancora stata fatta ed è anche giusto così, manca ancora tempo, ma tanti siamo in preallarme e quindi ci si prepara.

Secondo anno di militanza alla Israel. La vittoria di Nizzolo è la prima in questa stagione per il team
Secondo anno di militanza alla Israel. La vittoria di Nizzolo è la prima in questa stagione per il team
Come ti trovi nel team israeliano? Sei al secondo anno…

Mi hanno accolto bene, questa era la prima vittoria dell’anno e ha dato morale un po’ a tutti. Non è servita solamente a me. D’altro canto c’è un altro particolare che rende questo successo speciale.

Quale?

Io in questo periodo purtroppo soffro molto di allergia, per me maggio è sempre stato un mese critico e chi mi ha seguito al Giro lo sa. Per fortuna si correva in Bretagna, in riva al mare e quindi l’aria per me era più pulita, ma vincere in questo periodo ha sempre un significato speciale per me. Proprio come fu a Verona nel 2021.