Si stampa il Garibaldi, arriva il Giro d’Italia

27.04.2022
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Arriva il Giro, si stampa il Garibaldi. Proprio in questi giorni le rotative di Errestampa di Orio al Serio stanno sfornando la vera guida della corsa. Quella che poi sarà sicuramente un bel ricordo, ma che nei 21 giorni della gara si trasformerà per gli accreditati nel più utile strumento di lavoro. Senza il Garibaldi, il Giro non lo segui. E anche se mensili e settimanali producono guide che in qualche modo rendono fruibile la corsa da casa, il librone ufficiale è un’altra cosa.

Chi lo fa? Chi cura l’edizione delle 450 pagine? E come fanno ad avere tutto nei tempi giusti? Con le nostre domande ci siamo rivolti al Capo Ufficio Stampa di RCS Sport, Stefano Diciatteo.

Stefano Diciatteo, Giro d'Italia
Stefano Diciatteo, Capo Ufficio Stampa del Giro d’Italia
Stefano Diciatteo, Giro d'Italia
Stefano Diciatteo, Capo Ufficio Stampa del Giro d’Italia

«La chiusura finale del Garibaldi – spiega – inizia circa un mesetto prima del via del Giro. I sopralluoghi sui percorsi iniziano a ottobre dopo le ultime corse, ma gli ultimi arrivano molto più avanti. Magari per vedere le strade su cui fino a primavera c’è la neve. Come si capisce sfogliandolo, la parte tecnica è quella predominante e quindi deve essere aggiornata al massimo. Con i giusti chilometraggi e le eventuali piccole variazioni. Il divieto di passaggio dell’ultima ora, oppure la frana…».

Chi disegna le mappe?

Ci pensa Stefano Di Santo. Comincia da subito, dalla fase dei sopralluoghi. E’ un lavoro lungo, non potrebbe ridursi all’ultimo. Alla fine semmai interviene sui percorsi che per qualsiasi motivo fossero cambiati.

La prima parte è quella descrittiva più generale.

Nella parte iniziale del Garibaldi, c’è anche una sorta di guida tecnica del Giro. I dettagli delle salite. La planimetria generale. Le maglie di classifica. Gli accessi e tutta la parte logistica. I vari accrediti. Dove si trovano i vari Quartier Tappa. I quadri del Giro, le varie funzioni e il ruolo che hanno. La Polizia al Giro. La copertura televisiva. Tutto quello che può aiutare chi è nella carovana a muoversi.

Per ogni tappa, oltre alle mappe, c’è anche la parte descrittiva.

Per quella ci rivolgiamo ai Comitati di Tappa. Chiediamo a loro testo e foto, in cui possono raccontare le loro eccellenze, siano esse storiche, culturali, gastronomiche. Una volta che riceviamo questi testi, a livello di redazione li sistemiamo e li rendiamo uniformi (nella controcopertina del Garibaldi 2022, si legge che impaginazione e redazione sono a carico di Ancora Arti Grafiche ed Edistudio di Milano, ndr).

La copertina e la controcopertina del Garibaldi 2022
La copertina e la controcopertina del Garibaldi 2022
La copertura televisiva?

La RAI non cura più la produzione, perché quella la seguiamo noi, ma in ogni caso sono il nostro official broadcaster. Perciò sono loro che ci inviano la suddivisione degli spazi, trasmissioni che faranno, gli orari. Quali telecronisti, quali opinionisti… tutto insomma.

Dopo le tappe ci sono gli ospedali, ma non più gli alberghi che erano comodissimi per andare a fare le nostre interviste.

Per gli alberghi ci sarà un opuscolo a parte, perché anche quello è diventato un bel… giocattolo. Invece alla fine ci sono appunto gli ospedali. A individuarli, dopo aver visto il percorso, pensa il Professor Tredici, responsabile medico della corsa.

Quando va in stampa il Garibaldi?

Abbastanza all’ultimo. Quest’anno, con la partenza dall’Ungheria, se ne stampa una prima quantità da portare su e la stanno facendo proprio in questi giorni. Il resto verrà caricato sui furgoni e partirà per la Sicilia.

Quante copie si stampano?

Dovremmo essere fra 3.500 e 4.000. Il Garibaldi va in mano a ogni accreditato: uno ciascuno, anche se magari qualcuno prende il secondo. E già siamo circa a quota 2.000. Poi dobbiamo darne 50 al Comitato Tappa, 30 circa ai giornalisti locali e più o meno si arriva a quei numeri.

I furgoni che li trasportano vi seguono per tutto il Giro?

Si cerca di razionalizzare anche questo. E‘ inutile portarsi in Sicilia i Garibaldi che daremo in Piemonte, per esempio. Così anche i furgoni vengono caricati in base all’effettiva necessità e siamo pronti a fare i rifornimenti mano a mano che il Giro si sposta.

Dì la verità, è mai successo di dover fare una ristampa per degli errori?

Eh… (ride, ndr). Non ricordo bene quando, ma è successo!

Esiste un responsabile che alla fine ordina la stampa?

Di solito è uno della parte di Mauro Vegni, quindi della parte tecnica. Non è sempre la stessa persona, è cambiata negli anni. Qualcuno che chiede a Stefano Di Santo di verificare per l’ultima volta le carte, che manda le bozze in visione ai Comitati di Tappa. E poi si stampa…

Un lavorone?

Confermo, proprio un lavorone. Perché ci sono tante situazioni da gestire in extremis. E se poi qualcosa cambia e il Garibaldi è stato già stampato, si farà una comunicazione su misura durante il Giro e in base alle necessità.

Quando è pronto il Garibaldi, vuol dire che il Giro sta per partire?

Esatto. Abbiamo già messo in giro la copia digitale. Fra poco sarà anche stampato e allora dovremo fare la valigia. Settimana prossima saremo tutti a Budapest.

Fausto Masnada, Phil Lowe, Madonna di Campiglio, Giro d'Italia 2020

Giornalisti al Giro, parla lo «Zio» Diciatteo

28.10.2020
5 min
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Racconta Diciatteo che la rogna più grossa l’hanno avuta nel primo riposo in Abruzzo.

«All’improvviso – racconta il capo ufficio stampa di Rcs Sport – iniziano a venire fuori notizie non chiare. Pare che sia partito tutto dal Facebook della città in cui era ospitata la carovana del Giro E, il Giro elettrico. Scrivono della positività di 17 poliziotti della Scorta del Giro d’Italia. La riprendono tutti. Siti e quotidiani. Nessuno che verifichi. De Gendt legge e scrive di sentirsi insicuro. Il giorno dopo abbiamo tutti i corridori di traverso. Per cui, tra rintracciare la prima notizia e capire che in effetti si trattava di 17 poliziotti del Giro E, abbiamo passato qualche ora concitata. Alla fine per fortuna è arrivato il comunicato del Ministero dell’Interno, dalla stessa Polizia, e noi lo abbiamo rilanciato. De Gendt ha rettificato. Credo che quello sia stato un giorno ben peggiore dello sciopero di Morbegno…».

Stefano Diciatteo, Giro d'Italia
Stefano Diciatteo: per lui quest’anno il Giro d’Italia numero 27
Stefano Diciatteo, Giro d'Italia
Stefano Diciatteo, 27° Giro d’Italia

Ai primi di luglio, quando è stato chiaro che il ciclismo sarebbe ripartito, Stefano Diciatteo e tutti i collaboratori dell’ufficio stampa di Rcs Sport, si sono messi a pensare a come far lavorare giornalisti, fotografi, cameramen e uffici stampa delle squadre senza infrangere i protocolli di sicurezza. Quella che segue è una chiacchierata fra due… giovincelli che hanno visto passare più di qualche maglia rosa e che di colpo, ciascuno nel suo ruolo, hanno visto cambiare il mondo.

«I primi passi – racconta Diciatteo, per tutti “Zio”, a quota 27 Giri d’Italia – li abbiamo fatti con la Strade Bianche e le altre classiche. Erano le prima gare WorldTour e ci rendevamo conto che ogni soluzione valida sarebbe stata veicolata al Giro d’Italia».

E’ il primo agosto quando Van Aert si porta a casa la corsa di Siena e dopo una settimana si ripete alla Sanremo. Per vedere Fuglsang al Lombardia si aspetta Ferragosto e poi si fa rotta sulla Tirreno-Adriatico che scatterà il 7 settembre.

Che cosa c’era da cambiare?

La prima cosa è stato stimare la limitazione degli accrediti. Abbiamo valutato la capienza media delle sale stampa, concludendo che avremmo potuto ospitare poco più della metà dei giornalisti. Stessa cosa per i fotografi sul traguardo. Abbiamo dato via libera a 12-15 agenzie, senza accreditare i locali. Agli altri abbiamo detto di no. E sarebbe stato davvero facile se tutti avessero accettato senza protestare…

Dottor Emilio Magni, Nicola Conci, fotografa Trek-Segafredo, Etna, Giro d'Italia 2020
Al traguardo, soltanto staff e corridori: qui il dottor Magni, Conci e la fotografa del team
Dottor Emilio Magni, Nicola Conci, fotografa Trek-Segafredo, Etna, Giro d'Italia 2020
Al traguardo solo staff e atleti: lui è Conci
Un taglio netto.

Abbiamo fatto anche un grosso lavoro con i comitati di tappa, che sono nostri partner e ci accolgono a casa loro. Per andargli incontro, di volta in volta concedevamo 4-5 giornalisti, 2 tivù locali cui si aggiungeva la Rai regionale e anche un paio di fotografi che poi condividessero le foto con gli altri. In ogni caso, nei comunicati mettevamo anche un’ampia copertura di immagini.

I risultati si sono visti?

Direi di sì. La sala stampa è stata sempre ordinata e senza assembramenti. E lo stesso agli arrivi.

Arrivi da cui i giornalisti sono stati tenuti alla larga.

La logistica ha studiato la bolla e gli unici media inclusi erano i fotografi dei team. L’idea era non consentire ai giornalisti l’accesso alla strada, tanto che l’ingresso nella loro area avveniva da dietro. Gli altri fotografi avevano la loro postazione e non potevano muoversi, soprattutto per seguire il corridore dopo il traguardo.

E le immagini di abbracci e fatica che abbiamo visto?

Sono state fatte da due fotografi, uno nostro e uno di BettiniPhoto, che poi le condividevano. Credo che il sistema abbia retto bene, se pensiamo ai 4 corridori positivi e qualcuno del personale, a fronte di oltre 5.000 tamponi in un mese.

Ci sono stati aggiustamenti in corsa? Penso alla zona mista…

Esatto. Alla Tirreno-Adriatico l’avevamo collocata alla partenza: una porzione di spazio con doppie transenne in cui i giornalisti potessero fare domande agli atleti, rimanendo a distanza. Qualcuno però ha chiesto di parlarci dopo l’arrivo. I bus erano spesso lontani dal traguardo e andando, non sarebbe stato possibile seguire la conferenza stampa di vincitore e leader. Così mi sono accordato con gli uffici stampa che, prima di andar via, portassero i corridori nella zona del box stampa (nella foto di apertura Fausto Masnada con Phil Lowe, l’addetto stampa della Deceuninck-Quick Step).

Tra le novità del Giro, c’è stata anche la videoconferenza stampa, che al Tour c’è da anni.

Una delle novità che probabilmente resteranno anche dopo. Alla Tirreno c’era una tenda, ma era d’estate e il Covid sembrava alle spalle. Altre volte al Giro nelle tappe complicate ci eravamo attrezzati in qualche hotel, altrimenti leader e vincitore venivano caricati in auto e portati alla sala stampa. La situazione ci ha agevolato…

Quanto tempo abbiamo risparmiato?

Un’ora, a volte un’ora e mezza. Per i giornalisti, i corridori e noi di Rcs. In più, per essere più rapidi, facevo un passaggio all’antidoping. Quest’anno c’erano sei sorteggiati, più vincitore e leader. E allora chiedevo agli addetti stampa se, piuttosto che tenerli in attesa per un’ora, venivano prima alla conferenza. Devo dire che ha funzionato bene.

Jakob Fuglsang, Giro d'Italia 2020
Interviste schermate e microfoni a distanza
Jakob Fuglsang, Giro d'Italia 2020
Mascherine e microfoni a distanza
Quindi rispetto ai timori della partenza è andato tutto bene?

Direi di sì. Chi non è riuscito a venire ha avuto un’ampia copertura e i nostri comunicati sono stati sempre ripresi e rilanciati.

In quanti avete lavorato al Giro come ufficio stampa?

Oltre a me, c’era l’agenzia Shift con Dario Esposito e Jeff Quenet come freelance. In più c’erano Elena Fiume ed Emilio Giletti che completano la squadra alle corse e prima per gli accrediti.

E adesso che cosa vi aspetta?

Si stacca, ma non troppo. A gennaio dovrebbe esserci la presentazione del Giro 2021, che va preparata. Non sarà a fine mese, quindi prima di tutto ci sarà da capire come evolverà la pandemia. Poi bisognerà sentire Mauro Vegni. Ha dichiarato alla Gazzetta dello Sport di avere già il percorso pronto, con l’incognita della partenza. Andare all’estero potrebbe essere complicato. Staremo a vedere. Rimettiamo tutto in ordine. E poi ripartiamo…