Due mesi per far nascere la Lidl-Trek: parla Guercilena

05.07.2023
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Ad aprile è diventato ufficiale e a quel punto hanno avuto due mesi per trasformare tutto in Lidl-Trek. Guercilena racconta, le tessere vanno a posto. Come succede che si possa cambiare il primo nome il primo luglio, con tutte le conseguenze che questo comporta? Le nuove maglie da disegnare e realizzare. L’abbigliamento da riposo. Le ammiraglie, i furgoni e il pullman da riverniciare. Non sono riusciti a mettere mano solo sulle bici, che hanno colori nuovi al Tour e avranno una grafica dedicata dal prossimo anno. Le ragazze sono passate alle Trek rosse, lasciando l’azzurro alle spalle.

«Grazie all’aiuto di Segafredo – racconta il team manager milanese – abbiamo fatto in modo ottimale sei stagioni e mezza, avendo a disposizione le risorse che ci hanno consentito di raggiungere determinati risultati. Però c’era anche il desiderio di crescere, di metterci in gioco a un livello più alto, con la possibilità di continuare a lavorare con i giovani che abbiamo cresciuto e che finalmente sono arrivati a ottenere dei risultati concreti. Per investire nuovamente su di loro e rinforzare la squadra, serviva un cambio di strategia. E così, in comune accordo con la stessa Segafredo, abbiamo cominciato a valutare eventuali opzioni e fortunatamente siamo arrivati a Lidl».

Il bollo giallo di Lidl e la banda rossa di Trek: nato un nuovo colosso WorldTour
Il bollo giallo di Lidl e la banda rossa di Trek: nato un nuovo colosso WorldTour
Quando è venuto fuori il contatto con Lidl?

Già dall’inverno scorso c’era stato un abboccamento, poi gradualmente le cose sono proseguite e c’è stato il desiderio comune di partire già a luglio per ovvie ragioni. Quindi abbiamo fatto il possibile per riuscirci.

Quanto lavoro è stato necessario per fare tutto nei tempi?

Un lavoro enorme. Già alla fine dell’anno avevamo cambiato anche la marca di vetture, quindi abbiamo passato tutto l’inverno a disegnarle con il marchio Segafredo. Invece a maggio, dopo il Giro, le abbiamo rimandate tutte indietro per mettere i colori di Lidl-Trek. E’ stato un lavoro veramente complicato, avendo solo due mesi e quasi quattro attività in contemporanea. Che poi non si trattava solo della squadra…

La presentazione della nuova maglia è avvenuta in un negozio Lidl di Bilbao prima del Tour (foto Lidl-Trek)
La presentazione della nuova maglia è avvenuta in un negozio Lidl di Bilbao prima del Tour (foto Lidl-Trek)
Cioè?

Come sempre, per quanto ci sia l’interesse comune e per quanto tra grandi aziende abbiano trovato l’accordo, ci sono sempre i tempi tecnici della negoziazione che fanno dilatare tutto. Però eravamo consapevoli delle regole del gioco ed è stato importante da manager evitare di andare nel panico e nella confusione. Siamo stati realisti, abbiamo fissato un punto di arrivo raggiungibile e il resto, almeno per ora, lo abbiamo lasciato stare. Il solo modo per non fare brutta figura.

Lidl era già stato sulle maglie della Quick Step.

L’unica cosa che sappiamo del loro accordo è che era vincolato a Lidl Belgio, mentre noi abbiamo fatto l’accordo con Lidl International. La persona che prima era a capo della filiale belga ora è il Ceo di Lidl International. Si chiama Kenneth McGrath, ha corso e suo padre aveva un negozio di bici. C’è una sorta di fil rouge con il ciclismo, insomma…

Simmons a stelle e strisce: Lidl vorrà espandersi anche negli USA?
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Con Segafredo vi siete lasciati bene?

Sì, perché sono convinto che abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Da italiano penso che al dottor Zanetti dobbiamo solo dire grazie, perché alla fine è stato l’unico che ci ha creduto e ha voluto mettere per sei anni e mezzo quattrini veri all’interno del team. Ha messo in atto una campagna di marketing che gli ha portato sicuramente visibilità mondiale in Asia, nel Pacifico, in Italia, Europa e chiaramente in America, per cui il marchio l’abbiamo sicuramente più che onorato.

Perché smettere?

Credo che dopo sei anni e mezzo si chiudano i cicli, come è successo per altri grandi nomi, come Fassa Bortolo. Ci hanno informato che avrebbero voluto valutare anche altre possibilità, però il rapporto è rimasto di grandissima amicizia. Credo che il dottor Zanetti possa spiegare a tanti imprenditori il vantaggio di aver sponsorizzato il ciclismo, perché alla fine, a prescindere dalle scelte di marketing, credo che abbia vissuto il beneficio sia con la squadra maschile sia soprattutto con la femminile, con cui abbiamo vinto parecchio e che ha dato lustro al marchio.

Anche le ammiraglie hanno dovuto cambiare look e colori
Anche le ammiraglie hanno dovuto cambiare look e colori
C’è mai stata la reale possibilità che diventasse una squadra italiana con Segafredo come primo nome?

All’inizio un po’ ne avevamo discusso. Nel 2016, l’unico budget realmente fuori misura era quello di Sky, ma nell’arco di 2-3 anni le squadre con budget elevatissimi sono diventate 3-4-5, per cui il fatto di essere o non essere primo nome dipende anche dai numeri e da quanto un’azienda può davvero investire. Il vero limite è stato quello e come l’abbiamo vissuto noi, ora lo stanno vivendo anche altri. Il ciclismo professionistico WorldTour sta diventando veramente dispendioso, quindi il target di azienda che può investire determinati soldi è ovviamente molto diverso. Questo ovviamente se non parliamo di Stati nazionali…

Il nuovo budget vi permetterà di tenere i giovani e anche di fare mercato?

Per essere realistici sul budget bisognerà aspettare fine anno e i report UCI per il 2024, quando sapremo in quale quarto di ranking andremo a collocarci. L’obiettivo è tenere i ragazzi che abbiamo e investire su qualche altro atleta (pare sicuro ormai l’arrivo di Jonathhan Milan, ndr), consapevoli che le 4-5 star hanno contratti lunghissimi. Questo però non ci fa demordere, perché sappiamo che il ciclismo vive di cicli e se si lavora bene, poi si riesce a ottenere i risultati che si vogliono.

Longo Borghini ha vinto i due tricolori con la maglia Trek-Segafredo e una tappa al Giro con la nuova maglia
Longo Borghini ha vinto i due tricolori con la maglia Trek-Segafredo e una tappa al Giro con la nuova maglia
La presenza del team femminile ha giocato un ruolo importante?

E’ stata uno dei must per definire dove avrebbero investito. L’atleta donna interessa moltissimo, visto che uno degli obiettivi di Lidl sono il cibo fresco e la nutrizione corretta. Sappiamo che l’atleta donna è ancora più attenta rispetto agli uomini e di conseguenza la squadra femminile era assolutamente necessaria, oltre ovviamente agli aspetti giovanili.

Farete un Devo Team?

Ci sarà un Devo Team maschile dal 2024 e valuteremo se averne uno femminile dal 2025, in base alla possibilità di avere un numero di atleti validi. Inizialmente per gli U23 avevo valutato di appoggiarci a una squadra continental italiana che già esiste, ma bisognerà capire se lo sponsor vorrà tenerla in Italia oppure all’estero. Parlavo con un amico e dicevo che se adesso tutte le WorldTour fanno i devo team, i migliori spariranno dalla circolazione. Ma questi sono tutti ragionamenti da approfondire, al momento la testa è soprattutto sul Tour.

Franco Vita, Giorgia Bronzini, Vittorio Adorni

Bronzini, la gavetta e la ripresa

25.09.2020
5 min
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Giorgia Bronzini è uscita dal Giro Rosa Iccrea provata come se l’avesse corso da atleta. Il Covid ha messo a dura prova gli organizzatori e questo ha avuto riflessi sulle squadre, costrette a gestire la quotidianità giorno per giorno. Esserci e correre, è stato risposto più volte, è stato già un lusso.

«E’ stato un Giro impegnativo – conferma Bronzini, diesse della Trek-Segafredo – in cui venivamo a conoscenza delle variazioni, fossero di percorso o altro, solo all’ultimo momento. Per fortuna si è creato un bel clima fra le squadre e ci siamo dati tutti una mano».

Un Giro impegnativo al termine di una stagione faticosa per la lunga pausa e la rapida riorganizzazione.

Tutto da buttare?

Diciamo che dal peggio abbiamo cercato di ricavare qualcosa. E di sicuro la lunga sosta ci ha permesso di allacciare e stringere i rapporti. Da atleta avrei vissuto il lockdown malissimo. Io odiavo i rulli, ho la massima ammirazione per quei ragazzi che ci hanno passato sopra delle giornate intere.

Elisa Longo Borghini, Strade Bianche
Longo Borghini è uscita dal lockdown con grande freschezza atletica
Elisa Longo Borghini, Strade Bianche
Elisa Longo Borghini è uscita dal lockdown con una grande freschezza atletica
E da tecnico come va l’esperienza di Bronzini?

Ero quasi sempre al telefono, a volte in modo serio, a volte per ridere. Quando poi è arrivato il calendario, ci siamo rimboccate le maniche.

Come si è organizzata la ripresa?

Sembra brutto dirlo, ma abbiamo messo prima le priorità delle atlete di fascia A, con un sacrificio per le atlete B, che sono entrate in scena in un secondo momento. Non è stato bellissimo, anche perché di solito i due gruppi si fondono, ma quest’anno è stato molto più difficile.

Come hanno reagito le ragazze?

Un po’ sono rimaste male, ma non hanno detto niente. Hanno capito la situazione e soprattutto il nostro sponsor non ci ha fatto mancare nulla, non c’è stato molto di cui lamentarsi.

Si dice nell’ambiente che il lockdown abbia giovato a Longo Borghini…

Forse è vero. Non è mai stata così bene, soprattutto a livello fisico. La chiusura le ha impedito di esagerare in allenamento, che per lei è sempre stato un grosso problema. E’ la sua attitudine e si sfinisce. Ma non solo lei è uscita bene dal periodo…

Lizzie Deignan, Liegi 2020
“Lizzie” Deignan festeggia con Elisa Longo Borghini dopo la vittoria di Plouay
Lizzie Deignan, Liegi 2020
“Lizzie” Deignan festeggia con Elisa Longo Borghini dopo la vittoria di Plouay
Chi altro?

Deignan, ad esempio. Al Giro ha fatto vedere il suo livello e in lei un po’ mi rispecchio. Ha quello spunto che può fare la differenza.

Che effetto ti ha fatto trovarti davanti la Voss ancora così vincente?

Tanto di cappello e tanta stima per come è tornata. Dopo tanti problemi, c’è riuscita solo lei a riemergere. Poi magari ti sembra che vinca meno di prima, ma la verità è che durante la sua assenza il livello medio del gruppo si è alzato e le differenze sono meno marcate.

E’ sempre forte?

Fisicamente Marianne Voss è un toro, se le permetti di arrivare a vedere il traguardo e la punti sullo scontro fisico, vince lei. Allora devi usare la testa, costringerla a spendere energie lontano dalla’arrivo, come a volte è riuscito alla… Bronzini.

Avresti corso volentieri il mondiale in Italia?

Di mondiali in Italia ne ho fatti ed è stato bellissimo, ma parlando con le ragazze non so quanto si siano rese conto che stavano correndo in casa. Nessuno ha potuto andare a trovarle in hotel e anche la gente sul percorso è stata meno di come sarebbe stato a cose normali. Correre in casa ti dà una carica in più, che alcune soffrono. Io mi sarei caricata a manetta.

Davvero uno strano anno.

Particolare. Ti guardi negli occhi, negli spostamenti sei costretto a usare la mascherina. E’ diverso e purtroppo ogni cosa ha avuto un altro sapore. Detto questo, un applauso agli organizzatori italiani per aver salvato il mondiale.

Elisa Longo Borghini, Assisi, Giro Rosa Iccrea 2020
Longo Borghini in cima all’arrivo di Assisi al Giro Rosa Iccrea, su un muro asfissiante
Longo Borghini in cima all’arrivo di Assisi al Giro Rosa Iccrea
Parliamo di te, sei soddisfatta del tuo ruolo?

C’è ancora tanto da fare, ma sono contenta. Sono arrivata alla Trek-Segafredo da una squadra in cui quasi non avevo direttore sportivo e all’inizio ho fatto fatica a gestire tutte le cose. Piano piano ho scoperto cose nuove e aver fatto tante corse con gli uomini mi ha permesse di confrontarmi con Baffi e Popovych. Però di fatto non c’è stata una scuola. Sono andata a sensazioni e piano piano arrivo…

Le ragazze cosa dicono?

Di sicuro hanno visto che a Bronzini direttore manca la gavetta e che sto ancora imparando, però mi hanno anche dato dei feedback positivi. Ogni volta che organizzo qualcosa e magari aggiungo un tocco di esperienza, mi guardano quasi stupite. Diciamo che mi perdonano le piccole mancanze, perché sono una che impara.

Ultima cosa, come va con Paternoster?

E’ stato a lungo tutto fermo, finché non si è ripresa dall’infiammazione al ginocchio. E’ stata una cosa lunga non per negligenza sua, ma perché quando c’è di mezzo la cartilagine serve tempo. La sfortuna è che si è bloccata alla fine del lockdown e mentre le altre correvano, lei era ferma. E’ rientrata al Lotto Belgium Tour, dopo che abbiamo parlato molto bene con i dottori, per farla sentire parte del gruppo.

Di certo non è sparita…

Ma un giorno mi ha chiamato e mi ha detto di aver staccato da tutto e tutti per potersi allenare bene. Le ho fatto i complimenti, poi ho aperto i suoi social ed era presente da tutte le parti. Ma lei è così, le piace e magari questa leggerezza è ciò che le permette di vivere il ciclismo senza troppe tensioni.