Nimbl Air: leggera e ventilata, ma anche rigida e comoda

06.01.2024
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Se l’obiettivo principale di Nimbl era quello di creare una calzatura leggerissima, è innegabile che insieme con il peso ridotto collimano anche stile e una resa tecnica straordinaria.

Le Nimbl Air sono molto differenti dalle Ultimate o dalle Exceed (quelle con i con i rotori Boa), pur sfruttando la stessa di suola, una costruzione completamente fatta a mano e materiali di prim’ordine. Entriamo nel dettaglio del test.

Le Air rappresentano al meglio “la scarpa fatta a mano” di Nimbl
Le Air rappresentano al meglio “la scarpa fatta a mano” di Nimbl

Air, quelle con le stringhe

Le stringhe applicate alle scarpe da bici esistono da sempre, ma solo da qualche stagione siamo testimoni del loro ritorno. Una calzatura con le stringhe non è solo elegante e raffinata, ma è anche molto efficiente. Le stringhe obbligano la tomaia a tirare in ogni punto, fasciando il piede come un guanto.

Non ci sono spazi vuoti tra l’estremità corporea e la parte superiore della calzatura, a tutto vantaggio di una ritenuta eccellente e di un feeling ottimale. Complessivamente una chiusura con i lacci aiuta anche a risparmiare peso.

Come è fatta la Air

La suola è quella Nimbl, completamente in carbonio e plasmata a mano. E’ uno dei segreti di queste scarpe. E’ una sorta di catino con i bordi rialzati, capace di contenere e stabilizzare il piede. Davanti è larga, abbondante e senza spigoli, mentre si stringe e sfina al centro e nella sezione posteriore. Dietro la suola avvolge il calcagno e diventa lei stessa la coppa che blocca tutto il tallone. Non ci sono inserti esterni, talloniere in materiale plastico o applicazioni di diversa natura. La suola è protetta da un puntale frontale e un tacchetto sostiubile, entrambi in morbida gomma.

La tomaia è in microfibra, morbida ed elastica il giusto, avvolgente, ma non cedevole e spessa solo 1,2 millimetri. Lo spessore aumenta leggermente nella zona della caviglia, dove c’è una ribattitura per rendere la tomaia più resistente e sostenuta. All’interno non c’è alcun tessuto grippante o controtrama, non ci sono fodere e inspessimenti, perché il calore ed il sudore non si devono accumulare. Inoltre l’intersuola è una come una sorta di tappetino di alcantara. Il volume interno della Air (grazie alla forma della suola) è ampio, lasciando tanto spazio per l’eventuale utilizzo di plantari personalizzati o supporti per l’arco plantare.

La linguetta, sempre in microfibra, presenta una leggera imbottitura, quasi a proteggere il dorso del piede dalla chiusura (perentoria) dei lacci. I passanti sono protetti da ugelli in metallo. Il prezzo di listino della Air è di 399 euro. Non è poco, ma è perfettamente in linea con la categoria: un valore adeguato alla qualità del prodotto, ricordando che la Air (come tutte le Nimbl) è fatta a mano.

Le nostre impressioni

La Air è una calzatura estremamente rigida, eppure non è scomoda, non è invadente e la suola non presenta alcun punto di pressione. La larghezza dell’avampiede non costringe e non schiaccia le dita, lasciando una libertà a favore del comfort anche dopo tante ore di sella e dopo aver affrontato salite lunghe. La stessa mobilità è un vantaggio per la circolazione, che permette di tenere caldo il piede in inverno, senza influire sulla termoregolazione durante le giornate calde. E poi le stringhe, che fanno lavorare tantissimo la tomaia.

E’ come se l’intero sistema di chiusura formasse un arco sopra il dorso del piede, fino alla suola, avvolgendo completamente il piede e distribuendo le pressioni da destra verso sinistra e viceversa. Meglio o peggio rispetto ai rotori? Qui entra in gioco anche la soggettività e il modo in cui viene sfruttata la chiusura della scarpa. Di certo se l’obiettivo è quello di “sentire” la scarpa incollata al piede, sfruttando comunque una certa elasticità sul dorso, le stringhe diventano la soluzione ideale.

Una volta che si è presa la giusta confidenza con le stringhe non è necessario aggiustare la chiusura durante l’allenamento. Ci vogliono 3 o 4 uscite per capire quale sia la pressione adeguata alle proprie esigenze e anche la qualità delle stringhe gioca un ruolo fondamentale. Meglio usare dei lacci piatti e “senza aria”, in modo da azzerare il rischio di allentamento e dilatazione.

Le prime volte il rischio di stringere troppo è più che reale
Le prime volte il rischio di stringere troppo è più che reale

In conclusione

Una Nimbl è la scarpa definitiva. Non è un compromesso e neppure una via di mezzo, non è la calzatura che fa entrare il ciclista nella categoria delle calzature super performance. Nimbl è un punto di arrivo. E’ difficile ottenere di più e dopo aver indossato (e pedalato) con un paio di Nimbl è complicato tornare ad un modello di scarpa tradizionale e, a nostro parere, la Air con le stringhe eleva ancora di più questo concetto.

Nimbl Air ha una calzatura tanto prestazionale e rigida, quanto elegante ed unica per disegno e fattura. Non sono esclusivamente delle semplici impressioni, ma diventano lo specchio delle sensazioni che trasmettono una volta indossate. Sostengono come poche altre, quando si spinge con vigore sui pedali, in piedi o da seduti e bloccano il piede senza dare fastidio. Quando termina l’allenamento o un’uscita estenuante, non si ha la necessità di togliere la calzatura per dare agio al piede, per farlo respirare e far abbassare la temperatura. A nostro parere anche questo non è un semplice dettaglio.

Nimbl

UDOG Distanza, la scarpa gravel con i lacci

17.03.2023
6 min
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UDOG Distanza è la prima calzatura da gravel del marchio veneto. E’ ispirata al modello road Tensione perché ha i lacci, per concept costruttivo ed impatto estetico. Ha una suola importante che copre buona parte della punta e diventa anche un segno distintivo del prodotto.

E’ disponibile in due versioni, con la suola full carbon, oppure con il composito in nylon rinforzato al carbonio. Eccellente il rapporto tra la qualità ed il prezzo, a prescindere dalla versione.

Il profilo laterale della Distanza
Il profilo laterale della Distanza

Fatte da chi il ciclismo lo vive

Le scarpe UDOG, che sia da strada oppure da gravel, nascono prima di tutto da una passione intestina per il ciclismo e la bicicletta. Le UDOG sono calzature tecniche, sono scarpe che hanno un’immagine nuova ed elegante, ma fanno collimare anche un’ottima qualità dei materiali, funzionalità e performances. Alberto Fonte, deus ex machina di UDOG ha detto:

«UDOG è una azienda autentica che vive di passione per la bicicletta. Questa scarpa, come le altre della collezione del resto, fa capire la competenza e la passione che si celano dietro ogni prodotto. Distanza nasce dall’esperienza personale di chi le scarpe da ciclismo le vive in prima persona da sempre ed in bicicletta ci pedala forte tutti i giorni da una vita. Tutto quello che viene creato in UDOG, prima passa da noi e da noi viene utilizzato. Non mi vergogno ad essere definito uno scarparo ne tantomeno un ciclista agonista».

Non esistono solo i rotori

I lacci sono diventati un segno distintivo delle scarpe UDOG e del brand stesso, ma una volta sulla tomaia hanno un modo tutto loro di stringere e di adeguare la tomaia stessa al piede. C’è il sistema TWS (tension wrap system) che avvolge tutta l’area dell’avampiede, dalla pianta fino al collo. I punti di contatto sono ben 16, tantissimi e la pressione esercitata può essere personalizzata in base alle preferenze. Nel complesso una chiusura con i lacci risulta particolarmente potente.

Tomaia senza cuciture

La tomaia è in mesh 3D di nuova generazione, molto resistente e traspirante. Lungo tutta la superficie presenta una sola cucitura, posizionata nella sezione tra l’arco plantare e la coppa del tallone. E’ rinforzata nei punti sensibili e dove è necessario contrastare la forza delle stringhe, ma anche in questo caso la membrana protettiva si adegua perfettamente al concept di Distanza.

Distanza, come è fatta

La suola può essere totalmente in carbonio, oppure in nylon rinforzato (abbiamo provato quest’ultima) ed ha una predisposizione SPD. La porzione di colore beige è vera gomma, con dei tasselli anteriori dalle differenti densità ed altezze. Quando si cammina si beneficia di un composto pastoso, molto confortevole, smorzante e in grado di assecondare il terreno a prescindere dalla sua consistenza.

La zona dell’arco plantare, pur non essendo pronunciata in maniera esponenziale è ben sostenuta e non comprime in modo eccessivo. Questo aspetto collima anche con un buon volume interno alla scarpa.

La talloniera è integrata e inserita sotto la tomaia, ma esternamente è presente una sorta di passante. È un valido aiuto quando si torna ad indossare la scarpa dopo aver già trascorso una giornata in sella.

I lacci, nella zona dove si vedono i tiranti esterni con la forma di una V inversa, scorrono internamente sull’intersuola. Questo spiega i due canali della soletta in dotazione a Distanza, che lasciano i tiranti interni liberi. Quando si tirano le stringhe gli stessi tiranti avvolgono il piede amplificando la tenuta.

La linguetta è ben imbottita, ma non è ingombrante ai lati ed è particolarmente traspirante. Per una scarpa del genere uno spessore al di sopra della media è fondamentale, perché deve aiutare a distribuire al meglio le pressioni della chiusura e contribuisce alla stabilità della scarpa. Nella sua parte superiore c’è una piccola tasca dove inserire i lacci.

UDOG Distanza ha un prezzo di listino di 180 euro per la versione con suola in nylon, di 250 euro per quella carbon ed è disponibile in undici taglie, dalla 38 fino alla 48.

In conclusione

UDOG Distanza è una calzatura che punta prima di tutto alla comodità, ma anche ad una sfruttabilità piena del prodotto, efficiente quando si pedala, gratificante e comoda anche giù dalla bici. Non è una calzatura rigida, anche se ci ha colpito positivamente per la sua stabilità, nella zona della suola pur non essendo in carbonio, al pari di una tomaia ventilata, fresca e idrorepellente.

Nell’era dove siamo abituati a vedere le scarpe da bici con i rotori, i lacci sembrano fuori dal tempo, eppure solo indossando la scarpa e stringendola al piede ci si rende conto di quanto è efficace il sistema TWS di UDOG. Anzi, è necessario prestare attenzione per non stringere in modo eccessivo. Le stringhe non si si smollano con il passare delle ore in bici, perché quelle usate da UDOG non si gonfiano e non fatto passare l’aria, fattore che deve essere considerato anche quando si chiude la scarpa prima iniziare a pedalare.

UDOG

UDOG, cosa c’è dietro ad una scarpa

17.06.2022
4 min
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UDOG, un’azienda che da poco si è affacciata nel mondo del ciclismo e che è stata subito apprezzata per la qualità dei prodotti, per le soluzioni di design che abbinano performances ed eleganza, ma anche per quella voglia di osare. Quali sono le peculiarità che rappresentano UDOG? Lo abbiamo chiesto ad Alberto Fonte, che ha di fatto inventato il marchio, ma vogliamo anche a snocciolare quelle soluzioni integrate nelle scarpe dell’azienda veneta.

«UDOG è di fatto un gruppo di ciclisti appassionati che pensa oltre agli schemi, talvolta lo fa per necessità, in altre occasione viene naturale – dice Alberto Fonte – cercando sempre la massima cura e ricerca del dettaglio. Le nostre scarpe sono un prodotto diverso – continua Fonte – che utilizza materiali e tecnologie di ultima generazione, creando un match perfetto tra comfort e prestazioni».

Alberto Fonte, fondatore di UDOG
Alberto Fonte, fondatore di UDOG

UDOG, icona di stile

Se è vero che le scarpe con i lacci esistono da sempre, le stringhe montate su una calzatura tecnica, di ultima generazione sono comunque una particolarità. E’ una sorta di richiamo al passato, un dettaglio di eleganza, raffinatezza ed “italian style”, ma che è anche in grado di fornire delle prestazioni inaspettate. Un po’ il riassunto delle calzature UDOG, nate da chi la bici la vive, create, come si dice “ da un vero scarparo”.

La tasca che contiene i lacci, uno dei marchi di fabbrica UDOG
La tasca che contiene i lacci, uno dei marchi di fabbrica UDOG

Un concentrato di idee

Ci sono i lacci appunto, che si nascondono nella piccola tasca sopra la linguetta. Le stringhe dei due modelli UDOG, Tensione e Cima, non hanno aria nel mezzo e questo permette di avere una chiusura sicura, compatta, affidabile e ad alta tenuta anche dopo molte ore di bicicletta. Sono piatti e fatti in poliestere 100% riciclato, senza PFC.

C’è la tomaia in Knit, un pezzo unico leggero, traspirante e con un buon potere impermeabile. Il risultato è un tessuto che non si impregna di sudore, fa scivolare via la pioggia e non accumula calore. La costruzione è differenziata: ad esempio il modello Cima (una sorta di top di gamma super leggero) ha una maglia stretta di tessuto nella zona dell’arco plantare mediale per offrire un maggiore supporto al piede dell’atleta.

L’avvolgimento a tensione, identificato con l’acronimo TWS (tension wrap system) è un sistema unico nel suo genere, che prende forma grazie ai lacci e ai tensori posizionati sulla tomaia. Lo sviluppo di questo concetto è differente tra Cima e Tensione, pur avendo in comune il fatto di fasciare il piede in maniera ottimale, aumentando il comfort e il trasferimento della potenza tra piede, scarpa e pedale. Il corretto tensionamento della tomaia aiuta a stabilizzare il piede.

La suola in carbonio deve trasmettere feeling e comodità, ma deve essere performante. I due modelli di scarpe hanno delle suole diverse, quella della UDOG Cima è più tosta, con un indice di rigidità pari a 11, mentre quella di Tensione è un composto di nylon+carbonio ed ha un indice di 7. Entrambe hanno un’ampio shape di appoggio ed hanno un canale di ventilazione che permette l’ingresso costante dell’aria.

Ultimo fattore, ma non Ultimo nella scala valori

“Ultimo” è il nome della forma dove tutto ha inizio ed è lo strumento meccanico utilizzato per dare forma ad una calzatura. Non è un calco, ma è un vero e proprio blocco progettato con una forma larga nella parte dell’avampiede, mentre il tallone invece è magro e snello.

La scarpa è costruita intorno a questa forma. Non deve essere dimenticata la confezione, costruita grazie ad imballaggi riciclati e riciclabili al 100%. Inoltre tutti i partner e i materiali di UDOG sono certificati con protocolli da enti riconosciuti GRS, FSC e RCS.

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udog Cima, la scarpa che ha cambiato il concept lacci

12.04.2022
5 min
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udog, acronimo di Underdog, lo sfidante che parte senza i favori del pronostico. Perché? Perché lanciare un marchio di calzature in un periodo come quello attuale è prima di tutto una sfida. Il modello udog Tensione ha rappresentato l’ingresso del brand nel mercato, Cima invece è già un’evoluzione, capace di far collimare leggerezza, qualità dei materiali e performances. Le abbiamo provate.

Si vede il cambio di trama della tomaia
Si vede il cambio di trama della tomaia

udog Cima, una vera svolta

Questa di udog non è solo una calzatura tecnica per la bicicletta, ma è una scarpa di alta gamma che stravolge completamente la concezione delle stringhe per le scarpe da bici. Cima è stata sviluppata con due obiettivi principali: fare una scarpa con un valore alla bilancia contenuto e senza sacrificare nulla in termini di resa tecnica. E poi c’è quel design e l’utilizzo dei materiali, che nell’insieme rappresentano buona parte del DNA dell’azienda. Si parla di una scarpa che pesa 240 grammi (dichiarati) nella misura 42 (ne abbiamo rilevati 242, senza la soletta e nella taglia 43), con le stringhe e senza alcun rotore, cavi e applicazioni meccaniche esterne alla tomaia. I lacci rappresentano il sistema di chiusura di udog Cima, semplice ed efficace, ma anche personalizzabile.

La chiusura che non ti aspetti

I lacci sono omogenei ed uniformi e sono completamente senza aria. Questo fattore dona una sorta di rigidità, di sostegno e di estrema efficienza in fase di chiusura, cose che non ci si aspetta dalle stringhe. Un aspetto molto importante che influisce in maniera positiva sulla stabilità delle stringhe che non si dilatano durante la pedalata. Ovviamente il lavoro all’unisono con la tomaia in tessuto è fondamentale. Inoltre la stessa azione di chiusura trova un’ampia personalizzazione, in base all’incrocio dei lacci.

Tomaia a sezioni differenziate

La tomaia adotta la tecnologia Knit, traspirante, ventilata e dalla rapida asciugatura, ma anche in grado di adattarsi alle forme del piede e all’azione delle stringhe. Non presenta cuciture e ogni zona ha una specifica costruzione del tessuto. Ad esempio la parte frontale ha dei microfori che agevolano un’ingresso costante dell’aria, così come la zona posteriore che integra e nasconde la talloniera.

La parte centrale invece, quella dell’arco plantare ed esterna, ha un tessuto allungato in senso orizzontale. Qui il sostegno al piede deve essere al massimo e la tomaia non deve costringere. La suola è in carbonio, con un’arcuatura ottimale, giustamente rigida e con due asole per l’ingresso e la fuoriuscita dell’aria.

Lo shape della udog Cima, uniforme dal fronte verso il retro e viceversa
Lo shape della udog Cima, uniforme dal fronte verso il retro e viceversa

Le nostre impressioni

Che stile e che prestazioni! Se il primo aspetto balza all’occhio e va oltre la soggettività, perché le scarpe con i lacci danno sempre un tocco di eleganza a prescindere, le performance sono un affare che riguarda le udog Cima da vicino. La suola è rigida, non è estrema ed è fatta davvero bene, perché invita a spingere sulla parte anteriore dove lo spessore è aumentato. L’arco plantare è uniforme e non presenta delle curvature e/o inserti di sostegno. Questo particolare, insieme al volume interno della calzatura, offrono ampi margini di sfruttabilità dei plantari personalizzati.

Piede sempre in linea

La tomaia non è cedevole, non spancia ai lati dove ci sono le due V inverse e neppure nell’arco plantare. Questo avviene anche con la soletta standard che è in dotazione alla udog Cima, bella da vedere, ma senza note tecniche di rilievo. Nell’insieme si può beneficiare di un piede sempre ben in linea con il pedale, sempre in assetto a prescindere dall’arretramento della tacchetta. A questo aggiungiamo una grande affidabilità della scarpa nella parte superiore, che non si dilata e non molla. L’assenza dei rotori non permette i micro-aggiustamenti in corsa, fattore che passa in secondo piano dopo qualche uscita e dopo la giusta presa di confidenza con il prodotto.

Il tallone delle Cima e la talloniera che completamente nascosta
Il tallone delle Cima e la talloniera che completamente nascosta

In conclusione

Categorizzarla “solo” come una scarpa da palcoscenico e da danzatori della bicicletta è sbagliato. La udog Cima è una gran calzatura, fatta bene e curata, leggera e ventilata, disegnata e sviluppata da chi la bicicletta la vive sul serio. Questa scarpa non è solo un compromesso, tra stile e design, ma è performante e lo è in modo quasi inaspettato. Non è banale e la performance che esprime deve essere valutata nel complesso, senza prendere in esame pezzo per pezzo e sezione per sezione.

Tutte le parti lavorano insieme ed è un fattore che si percepisce quando viene indossata. E poi c’è un altro vantaggio, quello di una suola con le tre asole filettate per la tacchetta, che offrono uno slittamento di quasi un centimetro, che va a sommarsi a quello della cleat. Molte calzature di altissimo livello e costose non portano in dote questa soluzione. Il prezzo e la qualità, un rapporto ottimale tra i due, perché 250 euro di listino non sono molti, anche in considerazione degli standard attuali della categoria.

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