Il blackout finale di Bettiol? Pozzato se ne intende…

14.06.2022
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Allo stesso modo in cui Alberto Bettiol non ha mai vinto ad Aesch, seconda tappa del Giro di Svizzera, Filippo Pozzato non ha mai vinto la Roma Maxima ai Fori Imperiali. Eppure entrambi hanno la foto dell’arrivo a braccia alzate.

«Ma siccome io vedo il bicchiere mezzo pieno – scherza il vicentinopreferisco pensare che grazie a quel gesto, io ho un quadro con il mio arrivo a braccia alzate e dietro il Colosseo. Nella casa di Monaco c’è un solo ricordo del ciclismo ed è questa foto stampata due metri per tre, grande come tutta una parete. Me l’hanno ingrandita e regalata e io ne vado fiero, perché non ce l’ha nessuno una foto così».

Pozzato non ha visto la tappa svizzera, stava rientrando da un viaggio ed era in partenza per il successivo. Tanto che scherzando, prima di entrare in quei ricordi così… imbarazzanti, ha riso dicendo che se lo pagassero in base ai chilometri dei suoi viaggi, sarebbe ricco sfondato.

Senza la radio

Era il 3 marzo del 2013 e la corsa era alla prima edizione dopo quattro edizioni saltate quando ancora si chiamava Giro del Lazio. Pozzato correva con la Lampre e tagliò il traguardo a braccia alzate, ma notò subito lo sbracciarsi del suo massaggiatore Michele Del Gallo, che lo invitava a mettere giù le braccia.

«Quello è stato il momento più brutto – sorride a nove anni di distanza – anche se non capivo perché mi dicesse di abbassarle. La verità è che non avevo la radio. Sapevamo che ci fosse una fuga e mano a mano li avevamo ripresi. Quando sei lì a tutta, non ti metti a contarli. E se anche avessi avuto la radio, quando sei a tutta è anche difficile sentire».

La corsa la vinse il francese Blel Kadri della Ag2R La Mondiale, che arrivò sul traguardo con 37 secondi di vantaggio sul gruppo regolato da Pozzato.

Abbaglio collettivo

Il vantaggio con cui ieri Andreas Leknessund ha preceduto Bettiol è stato di 38 secondi. Il gruppo ha ripreso uno dopo l’altro gli uomini in fuga, ma visto il ritardo rispetto al norvegese al comando, sembrava davvero strano che tutti tirassero alla morte, essendo chiaro che l’ultimo fuggitivo fosse ormai imprendibile.

La volata di Bettiol è stata tuttavia impeccabile e gli ha consentito di lasciarsi dietro Matthews, Pasqualon e Trentin. E mentre il toscano ancora esultava, alle sue spalle facevano festa i gregari e tutti quelli che lo incrociavano festante dopo l’arrivo.

«Ho esultato – ha provato a spiegare Bettiol con grande ironia – perché ho battuto tutti i miei amici italiani. E da domani dovrò vedermela con tutti quelli che vorranno prendermi in giro… In realtà avevo la radio guasta e non sapevo che ci fosse ancora un uomo in fuga».

L’anno dopo, nel marzo del 2014, Luca Paolini celebra così il primo anno dalla non-vittoria dell’amico (foto photors.it)
L’anno dopo, nel marzo del 2014, Luca Paolini celebra così il primo anno dalla non-vittoria dell’amico (foto photors.it)

Il naso del Gerva

In realtà Bettiol non è stato il solo a non aver capito, ma sia pur certo che il premio per questa non-vittoria saranno gli sfottò del gruppo ancora a lungo.

«Va avanti ancora adesso – ammette Pozzato – e ancora oggi c’è chi mi fa i complimenti per quella vittoria e poi dà di gomito. Neanche a dire che avessi disperato bisogno di vincere, perché due settimane prima avevo vinto a Laigueglia».

Fra le prese in giro più geniali di allora, ci fu quella del suo grande amico Luca Paolini, che aspettò un anno intero per metterla in atto. Era il 9 marzo del 2014, nell’edizione vinta della Roma Maxima da Alejandro Valverde in cui Pozzato centrò il 12° posto, il comasco allora in maglia Katusha tagliò il traguardo in 52ª posizione, mimando l’arrivo a braccia alzate con un bel naso da clown sul volto.