Gli otto giorni di Vendrame tra le fatiche del Giro e i tricolori

09.06.2021
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Cosa faccia e di cosa abbia bisogno un corridore alla fine del Giro d’Italia lo ha spiegato molto bene Mario Cipollini, sia pure in altro contesto, nell’ultimo video in cui ha parlato di Nibali e Cassani. Non è semplice tornare a casa dopo un mese di assenza e fatiche. Riallacciare i fili con la cosiddetta normalità, gestire gli incontri, rispondere alle chiamate e insieme ricordarsi che si è atleti e vivere e lavorare perché la condizione non vada persa. Il discorso, certamente più complicato per chi ha famiglia, vale anche per chi vive da solo e deve prendersi cura della casa.

Ce lo siamo fatti spiegare da Andrea Vendrame. Appena tornato a casa, il veneto ha pubblicato su Instagram la foto di Ca’ del Poggio dove vive (immagine di apertura) e giusto ieri sera è ripartito alla volta della Route d’Occitanie. Ha trascorso però dieci giorni a casa, restando in bilico fra la normalità e la giusta tensione.

«Approfitto della condizione – dice – per fare qualcosa di buono e tenere duro fino all’italiano, poi forse ci sarà un po’ di stacco. Beninteso, ma non accadrà: se dovessero chiamarmi per andare al Tour, partirei subito».

La vittoria di tappa a Bagno di Romagna soffia ancora nel morale, ma non è percepita come un punto di arrivo. Il sogno resta l’Amstel, però adesso c’è da portare a casa ancora metà stagione.

Era partito per il Giro con l’idea di vincerne una e dopo tante fatiche, ecco Bagno di Romagna
Al Giro per vincerne una e dopo tante fatiche, ecco Bagno di Romagna
Che cosa si fa dopo il Giro d’Italia?

Si fa che sei stanco soprattutto a livello mentale. Lunedì sono rimasto a Milano e sono tornato a casa solo di sera e sono andato a dormire presto. Martedì mattina sveglia di buon’ora e sono andato in bici per due orette e mezza. Tanto per iniziare, in scioltezza. Prima però colazione al bar, caffè e pasticcino. Dopo tre settimane di guerra quotidiana, la testa è stanca ed è giusto darle un po’ di relax.

In bici con chi?

Con i ragazzi dei dintorni, mancava solo Cimolai diventato papà proprio quel giorno. E’ stato un giretto di poco conto, senza forzare. Sono rientrato e ho fatto un pranzo leggero, poi sono andato a salutare mia madre, ma prima avevo messo su la lavatrice, così la sera ho stirato.

Vuoi dire che non hai portato i panni sporchi alla mamma?

Qualcosa (sorride, ndr), ma il grosso l’ho fatto da me. Poi sono tornato a casa, ho messo a posto la bici. Ho controllato le cose di un mese. E quando si è fatta sera sono andato al supermercato perché il frigo era vuoto, ma in questi casi ogni volta che incontri qualcuno se ne va un quarto d’ora. Per cui sono rientrato in tempo per cenare.

Perfetto casalingo, ma anche corridore…

Fatto il primo giorno, mi sono sentito con Faresin e abbiamo impostato il lavoro. Mercoledì ho fatto 3 ore. Giovedì 3 ore e mezza. Venerdì 2 ore. Sabato 5 ore, una distanza ci sta sempre. Domenica 2 ore. Lunedì 3 ore e mezza. E ieri 3 ore, prima dell’aereo in serata.

Al Giro questa volta i suoi tifosi hanno trovato motivo per festeggiare
Al Giro questa volta i suoi tifosi hanno trovato motivo per festeggiare
Uscite a ritmo blando oppure lavorandoci dentro?

Carichi senza stress, diciamo così. La distanza del sabato è servita per non calare, ma di solito i miei allenamenti non sono mai semplici girate. Cerco sempre di tornare con buone medie e un discreto dislivello, sennò sono ore sprecate.

E’ vero che il Giro lascia una bella condizione?

Me ne accorgo dai wattaggi e dalle sensazioni. Ho numeri migliori rispetto a quando sono partito, i benefici ci sono. Ora sono in una zona di mantenimento fino agli italiani, ma confesso che preferisco essere venuto a correre, anche per giocarmi qualche carta. La condizione è buona, il morale è alto e non ho lo stress di fare bene. Non sono in scadenza di contratto. Si torna quattro giorni prima dei tricolori. Meglio correre che stare a casa.

In questa fase di mantenimento si deve stare ancora attenti a tavola?

Un occhio ci vuole sempre, ma dopo tante fatiche è anche il momento per concedersi qualcosa. Rispetto ai Giri in cui mangiavi sempre le stesse cose, quest’anno è andata bene. Il nostro cuoco è stato bravo. Però la testa voleva che si cambiasse. Per cui sono capitati la pizza con gli amici, il risottino e anche la bisteccaccia. Dopo un mese serrato, c’è bisogno di riabituarsi, per cui c’è scappato anche qualche calice di prosecco.

Occhio che poi ingrassi…

Bisogna sempre stare nei limiti. Meglio davvero la bistecca con un bicchiere di vino che l’aperitivo con le patatine e i tramezzini. La carne non è niente di strano, invece è bene stare alla larga dalle porcherie.

Dopo la tappa di San Martino di Castrozza sfuggita nel 2019, finalmente la vittoria
Dopo la tappa di San Martino di Castrozza sfuggita nel 2019, finalmente la vittoria
Sei riuscito a fare massaggi la settimana scorsa?

Non ho voluto, le gambe stanno bene, le fatiche sono mentali. Avevo bisogno di freschezza e mi pare di averla ritrovata. Ho anche avuto il tempo di riguardarmi le immagini della vittoria, ma ho già voltato pagina.

Ci vediamo a Imola, allora?

Sarà difficile correre il campionato italiano da solo, contro squadre ben organizzate come Bahrain e Uae. Vedremo. Verrò libero di testa, forte e spensierato, poi vedremo. Magari correrò all’attacco, ma di certo non sarò io il favorito. Nel frattempo mi sentirò con il mio direttore sportivo di riferimento, Kasputis, per inquadrare la seconda parte di stagione. E si ripartirà come al solito da un bel periodo in altura…

Stacco improvviso: giusto o sbagliato?

30.10.2020
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Il Giro d’Italia che finisce il 25 ottobre, la Vuelta a novembre inoltrato. Lo stacco all’improvviso. E all’orizzonte una stagione nuova che già chiama. Dal tutto al niente. Come reagisce il fisico dei corridori? E’ giusto terminare l’attività di colpo? Oppure non fa niente?

Attenzione per muscoli e peso

«Lo stacco – dice Claudio Cucinotta, uno dei preparatori dell’Astana – è certamente necessario. I ragazzi lo faranno anche se si è corso fino a poco fa (o si sta correndo ancora).

«Noi consigliamo un riduzione graduale dello sforzo. E’ sufficiente una settimana con tre, quattro di uscite di due tre ore, fatte in tranquillità per accompagnare muscoli ed organismo vero il riposo. Quindi basta uscire un giorno sì e uno no. E’ importante non fermarsi all’improvviso per due motivi principali. Il primo è che soprattutto se si viene da una gara dispendiosa come il Giro il metabolismo ha bisogno di energie, si ha lo stimolo della fame e si rischia di prendere molto peso (tanto più se si è rilassati con la testa, ndr). La seconda riguarda i muscoli. E’ bene osservare delle uscite di defaticamento per mandarlo a riposo in uno stato migliore, più elastico. In questo modo può recuperare meglio».

Claudio Cucinotta (classe 1982) ex corridore e ora preparatore
Claudio Cucinotta, ex corridore e ora preparatore

Lo stacco resta necessario 

Qualcuno ha ipotizzato che i corridori potessero tirare dritto, o comunque modificare radicalmente la loro preparazione invernale, in quanto avendo finito più tardi partivano da una base più alta e magari potevano già fare certi lavori o eliminare la parte della palestra.

«Nonostante le incertezze sui calendario 2021 lo stacco ci sarà. Noi per esempio – dice Cucinotta – non faremo il ritiro di dicembre, ma ne faremo uno solo a gennaio, covid permettendo.

«Per la ripresa forte o piano, questo dipende da quando si torna a correre e da quando si vuole andare forte. Alla fine chi ha fatto il Giro ha chiuso la stagione un settimana o due più tardi del solito. Semmai cambiano di più i discorsi per coloro che stanno facendo la Vuelta. Io credo che gli uomini da grandi Giri non cambino nulla. Il primo è il Giro ed è in primavera».

Stesso metodo, risultati diversi

Questa stagione ci ha regalato tante prestazioni inattese. Il lockdown e il calendario hanno creato molte sorprese, anche con stesse metodologie di allenamento.

«Un buono stacco resta necessario. C’è da azzerare una stagione particolare. Pensiamo ai Groupama-Fdj. Lo hanno scelto di fermarsi, di non toccare neanche i rulli per un mese. Pinot non andava e Demare invece ha mostrato una forza e una freschezza incredibili. Eppure avevano fatto la stessa cosa».