Rotor INSpider e Aldhu Carbon, quelli dei pro’

27.01.2022
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Il power meter Rotor INSpider è nuovo nella gamma, una sorta di evoluzione che nasce dalla piattaforma INPower. La pedivella in carbonio Aldhu Carbon è l’ultima creazione, già utilizzata nel corso della stagione 2021 dai corridori del Team Qhubeka e ora parte integrante della dotazione degli atleti Israel-Premier Tech. Abbiamo provato il binomio Rotor INPower Aldhu Carbon, che prende forma grazie ad un progetto modulabile di un perno passante in alluminio, misuratore di potenza, pedivelle e corone. L’evoluzione di Rotor include anche la app Rotor.

Il pacchetto completamente modulabile e componibile. Esiste anche la versione senza power meter, ancora più leggera
Il pacchetto completamente modulabile e componibile. Esiste anche la versione senza power meter

Rotor INSpider, un progetto modulabile

Sì è proprio così, perché parliamo di un pacchetto componibile nelle sue varie parti e non è un fattore trascurabile, oltre che essere unico nel suo genere. Il comparto prende forma grazie alla combinazione di più componenti che si uniscono tra loro meccanicamente.

C’è il perno passante in alluminio e ricavato dal pieno. E’ un blocco unico con il diametro da 30 millimetri, una sorta di standard per Rotor (ma c’èé anche la versione da 24). Il perno ha due lati ben distinti tra loro, quello non drive sagomato per l’innesto della pedivella, quello drive-side (il lato delle corone) con l’ingaggio micro-dentato studiato per fissare il power meter e/o lo spider delle corone. In questo caso ci sono le pedivelle Aldhu Carbon da 172,5 millimetri (compatibili solo con assi da 30), le ultime nate, leggere e direct mount, che si innestano direttamente sul perno grazie ad una vite. La bussola filettata per il pedale è in alluminio.

In ultimo ci sono le corone in alluminio, noi abbiamo scelto le NoQ 52/36 (ma la disponibilità è piena ed allargata anche alle Q-Rings), separate tra loro e naturalmente il misuratore INSpider.

INSpider, il power meter nello spider

Il progetto dei misuratori Rotor di ultima generazione si basa sul progetto IN. INSpider però è molto differente se paragonato agli INPower, perché l’elettronica e il sistema di rilevazione sono nello spider (mentre per 2INPower e INPower sono nell’asse passante). Il disco è in alluminio, lavorato al CNC e ricavato dal pieno; ha un valore alla bilancia inferiore ai 160 grammi.

Integra una batteria ricaricabile di lunga durata (vengono dichiarate oltre 200 ore di utilizzo con una sola ricarica, cifra variabile in base alle condizioni meteo), con una porta specifica che vuole uno spinotto dedicato. I protocolli di trasmissione dati sono Ant+ (in abbinamento al device) e Bluetooth Smart (per lo smartphone). La rilevazione avviene tramite 4 estensimetri annegati nel disco, sinonimo di precisione, ripetibilità dei numeri e longevità.

La sezione interna dello spider
La sezione interna dello spider

Facili da mettere insieme

Trovare tanti componenti da abbinare non è usuale! Eppure il sistema è facile ed intuitivo per chi ha delle basi di meccanica (non è necessario essere un ingegnere), anche nel caso di un montaggio con le corone ovali. E’ fondamentale rispettare le coppie di serraggio delle viti, per la sicurezza, ma anche per sfruttare l’efficienza del comparto, che una volta chiuso è davvero rigido. E poi c’è quella ghiera della pedivella senza corone, che aiuta ad aggiustare il gioco laterale, pur mantenendo un fattore Q da 147 millimetri delle pedivelle Carbon (cosa non di poco conto visto i diversi standard dei movimenti centrali che il mercato offre). Ma nei vari componenti è da inserire anche l’ultimo aggiornamento della app Rotor per smartphone, sfruttabile in diverse modalità.

Rotor App, oltre la gestione del misuratore

La prima funzione da considerare, quella principale si riferisce alla gestione e aggiornamento del power meter. Smartphone e Rotor INSpider, nessuna antenna e spinotto. La seconda è quella che permette di analizzare i dati della pedalata, anche nel corso del training.

INSpider ha la rilevazione sulle due gambe, con tutto quello che comporta in fatto di dati: bilanciamento e angolo ottimale di esercizio, espressione della forza etc. C’è la funzione Torque 360, dove la rivoluzione della pedalata è verificata ad ogni passaggio. Se interpretato nel modo corretto, questo grafico permette di capire come pedaliamo e dove (eventualmente) possiamo migliorare e/o ottimizzare il gesto.

I nostri feedback

Il test di un pacchetto che integra anche il power meter non è solo una questione di precisione, perché ogni misuratore ha delle caratteristiche ben precise e i confronti devono essere fatti con i prodotti di pari categoria. Tutti i power meter, a prescindere dal modello e dalla categoria “devono” essere aggiornati costantemente e utilizzati con le loro caratteristiche e potenzialità. Un power meter andrebbe calibrato ogni volta che lo si usa! Dal punto di vista meccanico, il fatto che Rotor INSpider adotta degli estensimetri di rame porta dei vantaggi in fatto di rilevazione, ripetibilità e sovrapposizione dei dati.

I quattro estensimetri immagazzinano di dati delle due gambe in diversi punti della pedalata. E’ maggiormente protetto rispetto ad un power meter che usa “solo” degli accelerometri esterni, più soggetti alle variabili delle condizioni ambientali e al numero di rpm. A questo si aggiunge anche la notevole stabilità della rilevazione, che non dimostra dei “buchi e spazi vuoti” in fase di lettura e acquisizione dei dati.

Anche con Shimano 12v

Come scritto in precedenza abbiamo utilizzato la combinazione anteriore 52/36, senza ovalizzazione, per questioni pratiche e per sfruttare diverse possibilità. Rotor INSpider ha quattro asole e quattro viti che fissano le corone e noi le abbiamo utilizzate con la trasmissione Shimano Ultegra a 12 velocità! Fluidità e precisione, perfette. Il prezzo dell’insieme è di circa 1400 euro, eccellente se consideriamo la qualità complessiva dello strumento e perché no, anche il peso. 679 grammi rilevati sono pochi e non è un fattore trascurabile.

La Cannondale SuperSix Evo di Hugh Carthy

27.04.0010
3 min
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Un altro sguardo alla prossima edizione della corsa rosa, un altro corridore che potrebbe recitare un ruolo tra i protagonisti. Siamo andati a vedere la Cannondale SuperSix Evo di Hugh Carthy, atleta della EF-Easypost. C’è un dettaglio tecnico che ci ha colpito, ovvero l’utilizzo della piega manubrio in alluminio FSA Energy, in controtendenza rispetto alle scelte della maggior parte dei suoi colleghi. Ma entriamo nel dettaglio della bicicletta.

La Cannondale Super Six Evo di Hugh Carthy, con bandierina britannica
La Cannondale Super Six Evo di Hugh Carthy, con bandierina britannica

Una SuperSix Evo senza stravolgimenti

Quella utilizzata dal corridore britannico è la bicicletta nella versione “classica”, su cui non si notano grandi differenze rispetto alla bici presente nel mercato. E’ una taglia 58, in linea con le caratteristiche fisiche del corridore, alto 1,93 centimetri e filiforme. Notevole la differenza tra sella e manubrio. Anche quest’ultimo fattore è in controtendenza, rispetto alla media dei suoi colleghi scalatori e grimpeur, che adottano dei setting non eccessivamente sacrificati verso il basso, votati a non schiacciare eccessivamente il diaframma.

Componentistica tra FSA e Vision

Hugh Carthy, così come i suoi compagni di squadra, utilizza le ruote Vision Metron da 40 millimetri e con predisposizione tubolare: combinazione spesso usata anche nelle frazioni veloci. Le gomme sono le Vittoria Corsa da 26 millimetri.

Interessante la scelta del cockpit, dove troviamo lo stem FSA e una piega in alluminio Energy. Non c’è il manubrio integrato e full carbon. Anche in questo caso ci troviamo a documentare una scelta differente rispetto agli standard attuali. Oltre al materiale utilizzato per la costruzione, la piega FSA Energy è compact nel reach, nello stack e non è curvata verso l’anteriore della bicicletta, ma ha un design classico. Carthy Utilizza una sella Prologo Nago, senza CPC e senza il canale di scarico.

Power meter, pedali e guarnitura

Lo avevamo notato alla Parigi-Roubaix, ma anche sulle KTM del Team Tirol-KTM, ovvero la presenza dei pedali SpeedPlay-Wahoo, quelli che dovrebbero integrare il power meter, abbinati al P2max nella guarnitura.

Siamo portati a pensare che il power meter attivo sia quello della guarnitura. Le pedivelle sono FSA, con perno da 30 millimetri e gli adattatori necessari per la scatola del movimento centrale (73 millimetri di larghezza) della Cannondale, unica nel suo genere.