Vingegaard si mangia Remco. E intanto Tadej continua…

18.07.2025
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«Devo dire che sono stato sorpreso da chi ha utilizzato la bici da crono», ha detto Domenico Pozzovivo. E’ con lo scalatore lucano che abbiamo sviscerato la cronoscalata di Peyragudes. Una cronometro che ha visto protagonista ancora lui, sempre lui: Tadej Pogacar.

Lo sloveno si porta a casa la frazione, rafforza la sua maglia gialla, mette in cassaforte la quarta vittoria di tappa e si riprende anche la maglia a pois. Ma forse la vera notizia, o meglio, l’immagine del giorno è Jonas Vingegaard che riprende Remco Evenepoel.

Il momento topico della crono di Peyragudes: Vingegaard riprende e sorpassa Evenepoel partito 2′ prima di lui
Il momento topico della crono di Peyragudes: Vingegaard riprende e sorpassa Evenepoel partito 2′ prima di lui

Jonas e Remco: il sorpasso

Eppure Vingegaard non è parso poi così stupito. «Ieri – ha detto il danese – non ero al mio solito livello. Sì, è stata la mia seconda brutta giornata al Tour. Non so come sia possibile. Di solito non mi capitano queste cose. Oggi sono tornato al mio livello di prima. Credo ancora in me stesso e continuerò a provarci. La squadra è incredibilmente forte e dobbiamo dimostrarlo ora; il Tour non è ancora finito».

Mentre Remco, stremato e deluso, non ha risposto a chi gli chiedeva del sorpasso da parte di Vingegaard. Una domanda (legittima sia chiaro), ma che forse in quel momento di frustrazione poteva essere percepita come una provocazione.

«E’ stata una brutta giornata – ha detto il belga – di tutto il resto non mi importa». Come biasimarlo. Questi due giorni sono stati durissimi per lui e stasera andrà a dormire con più preoccupazioni che certezze.

Come diceva Pozzovivo, Tadej ha limato sul peso. Sulla Y1Rs non c’era neanche il nastro. I rapporti: 55-38 all’anteriore e 11-34 al posteriore. Pedivelle da 165 mm (dati UAe Emirates)
Come diceva Pozzovivo, Tadej ha limato sul peso. Sulla Y1Rs non c’era neanche il nastro. I rapporti: 55-38 all’anteriore e 11-34 al posteriore. Pedivelle da 165 mm (dati UAe Emirates)

Tadej senza dubbi

Quanti spunti ha regalato questa frazione contro il tempo sul colle pirenaico. Con il Pozzo si è parlato delle scelte tecniche e delle prestazioni. Ma anche della media oraria stellare. Si ipotizzava una media tra i 26,5 e i 27 all’ora: Tadej ha abbattuto il muro dei 28.

Pogacar stesso si è espresso sulla scelta tecnica fatta in concerto con la sua UAE Team Emirates: «La scelta della bici è stata la decisione più importante di oggi. Gareggiamo quasi sempre con questa bici; la usiamo il 99 per cento delle volte. Abbiamo fatto i nostri calcoli e se su quella da crono non riesci a sfruttare tutta la tua potenza, finisci con lo stesso tempo finale. Mi sento più a mio agio con questa bici, anche in salita. Per me ha funzionato bene. Comunque ho faticato tantissimo anche io. Nel finale pensavo di esplodere, per fortuna che ho visto il cronometro sul tabellone e capendo che avrei vinto mi sono motivato».

Mettete bene da parte le parole di Pogacar, perché vi torneranno molto utili quando adesso leggerete quelle di Pozzovivo.

Per ovvie caratteristiche fisiche Pozzovivo non era un grande cronoman, ma in più di qualche occasione si è ben difeso
Per ovvie caratteristiche fisiche Pozzovivo non era un grande cronoman, ma in più di qualche occasione si è ben difeso
Domenico, una gran bella cronometro con una marea di spunti tecnici, a partire dalla scelta dei materiali. Cosa ti è sembrato in merito?

Devo dire che sono stato abbastanza sorpreso dalla scelta di chi ha utilizzato le bici da crono, però alla fine vista la media oraria era davvero una scelta che ci poteva anche stare. Erano veramente due strategie al limite: poteva andare bene sia una che l’altra.

Ed è quello che ci diceva Pinotti un po’ di tempo fa: bici da crono sì o bici da crono no? Si era al limite…

Se si fosse restati sul classico Peyresourde, avrei detto assolutamente bici da crono. Mentre salendo all’aeroporto, quel finale così ripido metteva un po’ di dubbi dal punto di vista dell’efficacia della bici da crono. Pogacar è stato veramente sicuro di sé, non ha avuto nessun problema a scegliere la sua bici (la Colnago Y1Rs, ndr).

Una cosa che abbiamo notato è che chi aveva la bici da crono non sempre è stato in posizione, a parte Roglic… Forse questo ci dice che era meglio la bici da strada?

Considerando la bici aero che hanno in Visma-Lease a Bike (la Cervélo S5, ndr), per me era meglio. Poi è anche vero che Vingegaard è uno che sulla bici da crono ha la critical power migliore rispetto a quella da strada. Ricordiamoci di quando ha fatto la cronometro devastante a Combloux nel 2023: penso che quelle potenze relative al peso non le abbia mai fatte sulla bici da strada. Però secondo me, forse una decina di secondi li guadagnava con la bici da strada.

Vingegaard è andato molto forte. Quanto ha inciso vedere prima la macchina ferma della Soudal e poi Remco davanti?

In quei casi fa tanto vedere il corridore davanti a te, perché nel finale hai l’acido lattico fin sopra le orecchie. Ogni piccola motivazione, anche per distrarti, ogni appiglio può aiutarti ad andare più a fondo nello sforzo, specie su un muro del genere. Io credo che gli abbia fatto guadagnare tranquillamente 5-10 secondi rispetto a Tadej.

Tobias Foss: ruota anteriore ad alto profilo e posteriore bassa sulla sua Pinarello da strada
Tobias Foss: ruota anteriore ad alto profilo e posteriore bassa sulla sua Pinarello da strada
Restiamo sul setup dei Visma: bici da crono, casco aero e ruote basse. Perché? Questione di peso?

Sì, la coperta era corta: l’hanno tirata da una parte e hanno lasciato scoperto l’aspetto ruote. Io avrei sacrificato il casco aero a vantaggio di quello normale. Piuttosto avrei messo una ruota altissima o comunque una un po’ più alta.

Qualche bel “mischione” in termini di setup c’è stato. Lenny Martinez con bici da strada e lenticolare dietro, Tobias Foss con ruota alta davanti e bassa dietro… Questo fa capire che c’è stato tanto studio?

Ognuno ha cercato a suo modo la prestazione. Sono situazioni in cui magari qualcuno usa la fantasia, però a volte forse bisognerebbe essere più razionali. In soldoni: io la lenticolare non l’avrei messa mai.

E quale sarebbe stato l’assetto di Domenico Pozzovivo?

Avrei assolutamente utilizzato una bici da strada aero, limando su tutte le parti possibili. In questo modo la porti tranquillamente a 7 chili e per me avrebbe fatto la differenza.

Quello che ha fatto Pogacar, sostanzialmente…

Anche perché ultimamente sto usando una bici aero e in salita dice tranquillamente la sua, almeno se non è troppo pesante. Poi conta anche lo stile dei corridori. A me, per esempio, piace una bici molto rigida, e di solito le bici aero lo sono, quindi avrei avuto una risposta elastica molto reattiva.

Che fatica per Remco oggi. Ha pagato ben 2’39” a Tadej Pogacar
Che fatica per Remco oggi. Ha pagato ben 2’39” a Tadej Pogacar
Secondo te si sono fatti interventi piccoli sui manubri, magari allungare l’attacco per stare più bassi, oppure nel mezzo del Tour non si tocca niente?

Sulla bici da strada no, su quella da crono sì. Remco era chiaramente meno aero del solito. Ha alzato le appendici di un bel po’ (si vocifera 2 centimetri, ndr). Il problema della bici da crono è che ti perdona meno quando sei in crisi, come successo proprio a Remco. Era una scelta molto più rischiosa. Se stai bene come Primoz Roglic, che ha vissuto la sua giornata migliore in questo Tour, la sfrutti bene.

Poi devi avere determinate caratteristiche, devi essere abituato a quella bici. Come dicevi prima, Vingegaard ha la critical power più alta sulla crono…

E anche Roglic ci si esprime bene. E pure Florian Lipowitz è uno che ha un core, la parte centrale del corpo, incredibile. Anche quando è sulla bici da strada sembra che stia su quella da crono per come tira il manubrio e per il suo stile così disteso. Ecco, nel suo caso non avrei avuto dubbi a usare la bici da crono. Si vede che ci è a suo agio e riesce ad esprimersi.

Invece a livello di prestazioni cosa ti è sembrato?

Alla luce della prestazione di ieri, oggi mi aspettavo un altro show di Tadej Pogacar. Il tempo che ha sancito la vittoria è veramente incredibile. La media è fuori dal comune. Già andare sopra i 27 all’ora sarebbe stato straordinario, lui ha fatto più di 28 (28,435 km/h, ndr). E’ su un altro pianeta. Già uno fortissimo come Vingegaard, rispetto agli altri campioni, ha fatto una differenza abissale.

Quindi questi 36 secondi sono una differenza abissale o qualcuno si poteva aspettare anche di più?

No, non ci si poteva attendere certi distacchi. Un conto è una tappa lunga e un conto uno sforzo breve. Il discorso è diverso. Bisogna anche capire nella testa come è stata approcciata. Ieri Tadej l’ho visto spingere fino in fondo perché secondo me aveva in testa il best time della salita. Oggi per me non aveva quel doppio fine, quindi quando ha capito che aveva vinto ha spinto, sì, ma senza distruggersi. E’ arrivato molto meno a tutta rispetto a Vingegaard.

Buona prestazione di Roglic. Lo sloveno chiude terzo e ora nella generale è 7° a 1’26” dal podio
Buona prestazione di Roglic. Lo sloveno chiude terzo e ora nella generale è 7° a 1’26” dal podio
Invece qualcuno che ti ha colpito, in positivo o in negativo?

Luke Plapp me lo aspettavo perché è uno che a livello di potenza assoluta sulla salita secca ha quei numeri. In negativo direi Remco: me lo sarei aspettato terzo, invece ha fatto più fatica di ieri. Da lui mi aspetto di tutto. Domani potrebbe anche riprendersi, oppure potrebbe arrivare la giornata che mette la parola fine alla sua classifica.

La tendenza non è a suo favore. Ieri secondo te si è salvato solo perché si sono staccati Matteo Jorgenson e Simon Yates?

Però attenzione, ieri è stata una tattica quella della Visma talmente tirata, talmente al limite per cercare una falla in Tadej, che non sono state delle controprestazioni quelle di Jorgenson o Remco. Loro erano talmente al limite che il rischio di far saltare i compagni c’era, ed è stato così. Jorgenson e Yates sono saltati perché si andava fortissimo. Remco si è difeso davvero bene se pensiamo che si era staccato sulla penultima salita. Insomma, andare più forte di così era impossibile. Ci sarebbe voluto un altro Tadej e un altro Vinge per tirare in quel momento.

La lotta per il podio come la vedi?

E’ aperta. Per l’esperienza e dopo la buona prestazione di oggi direi che se Roglic non ha i suoi soliti problemi, è quello più lanciato verso il podio di Parigi. Però il compagno di squadra Lipowitz è solido. Sono loro due i miei favoriti. Ma manca ancora tanto. La tappa di domani dirà parecchio, perché non è solo un trittico. Bisogna aggiungerci anche la tappa di mercoledì. Diventano quattro giorni molto impegnativi. E in quattro giorni del genere possono verificarsi situazioni impreviste.

Secondo te che rapporti erano montati sui monocorona dei Red Bull e dei Visma? Potrebbero essere stati dei 48?

Non saprei dire con precisione, ma ad occhio sì: potrebbe essere stato un 48. Però la monocorona per me era una scelta azzardata, molto al limite a prescindere dalla dentatura precisa (se fosse un 46, un 48 o un 51, ndr), perché si rischiava di non trovare il rapporto, specie con le scale posteriori di adesso che fanno grandi salti.

Un po’ quello che è successo a Remco?

Molto probabilmente sì, anche se non era in una buona giornata. Sai, quando stai bene riesci sempre a metterci una toppa, ma se stai male ogni problema diventa un calvario.

Peyragudes, fuori una. Sul Tour pesa il verdetto del Granon

20.07.2022
6 min
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«Forse anche chi lo gestisce pensava di vincere facile – riflette Martinello – e invece hanno commesso sul Galibier l’errore che sta costando a Pogacar il Tour. Ci sono ancora domani e poi la crono, per carità, ma quando l’ho visto fare il segno di dare gas prima del Granon, ho pensato che fosse troppo spavaldo e l’avrebbe pagata. Senza tutti gli errori di quel giorno, il Tour si risolverebbe per secondi. E probabilmente Pogacar avrebbe ancora la maglia. Ma nulla toglie che Vingegaard sia davvero una roccia».

Un Tour che secondo Martinello è stato fortemente condizionato dal giorno del Granon
Un Tour che secondo Martinello è stato fortemente condizionato dal giorno del Granon

Pirenei, tappa a Pogacar

Come quando vai a vedere il film del secolo, poi esci e hai quasi paura di dire che non t’è piaciuto. La prima tappa pirenaica del Tour si è risolta in una bolla di sapone, ricalcando l’equilibrio che era costato al Giro bordate di critiche e qui si risolve invece in una grandeur oggi (forse) immotivata. Pogacar ha vinto la tappa (risultato che tanti sognano e pochi raggiungono), ma Vingegaard ha fatto un altro passo verso Parigi.

Chi viene da lontano, si aspettava i dieci scatti e il brillantino fatto saltare e sarà rimasto certamente deluso. C’è chi dice che al posto del brillantino ormai si guardi il misuratore di potenza e quando quello dice che sei al massimo, ti fermi. E poi per fortuna c’è chi fa un’analisi meno di pancia e conclude che semplicemente le forze in campo sono queste e sarebbe stato illogico aspettarsi di più.

Abbiamo scelto Martinello come avvocato del Tour, cercando di capire cosa sia successo finora e cosa potremo eventualmente aspettarci nei quattro giorni che restano.

McNulty fenomenale: ha portato i primi due fino ai 300 metri. Forse dietro non c’erano grandi gambe
McNulty fenomenale: ha portato i primi due fino ai 300 metri. Forse dietro non c’erano grandi gambe
Se un gregario come McNulty porta i primi due del Tour ai 300 metri di una tappa di montagna, forse dietro non c’erano tante gambe…

Stanno interpretando un Tour di alto livello, ma si vede che sono tutti morti. Oggi La UAE Emirates ha provato con le ultime forze a disposizione e Pogacar ha giocato d’astuzia. Ha finto di non averne più e poi ha vinto la tappa perché è più veloce.

Nell’unico giorno in cui Vingegaard è rimasto davvero solo.

Oggi la Jumbo non era quella dei giorni scorsi, Kuss non ha avuto una grande giornata. Semmai ci si poteva aspettare un atteggiamento diverso da parte della Ineos, ma è chiaro che siano tutti lì a difendere le posizioni. Il caldo li sta ammazzando. E McNulty è stato superlativo, però chi può dire se domani anche lui non pagherà?

La vittoria di Pogacar è stata figlia del suo grande cambio di ritmo: in volata fra i due non c’è partita
La vittoria di Pogacar è stata figlia del suo grande cambio di ritmo: in volata fra i due non c’è partita
Vingegaard isolato non ha tremato, si poteva pensare che accadesse?

Hanno raggiunto l’obiettivo di privarlo dei compagni, ma non ha mostrato cedimenti. Il vantaggio inizia a essere rassicurante. E se domani non cambia nulla, l’ultima crono sarà un fatto di energie rimaste e lui ha forza e sa difendersi contro il tempo. Non credo che arrivi a perdere più di 2 minuti da Pogacar.

Tanti hanno criticato la Jumbo Visma.

Non sono d’accordo neanche un po’. Possono aver commesso qualche sbavatura, ma nei giorni decisivi, da quello del Galibier alla tappa di ieri, la maglia gialla si è sempre ritrovata sul percorso i compagni mandati in fuga. Davanti hanno un Pogacar che non fa la differenza, perché finora Vingegaard non ha perso un millimetro. Sta diventando determinante davvero il giorno del Granon.

Dopo la tappa mirabolante di ieri (al pari di McNulty oggi), Kuss ha pagato pesantemente dazio
Dopo la tappa mirabolante di ieri (al pari di McNulty oggi), Kuss ha pagato pesantemente dazio
Spiega, per favore…

Hanno corso con troppa spavalderia, giocando come il gatto col topo. Si sono gestiti con superficialità. Perché inseguire Roglic sul Galibier, quando dopo il pavé ha già 2’36” di ritardo? Lascialo andare. E se Pogacar voleva inseguirlo perché ha 23 anni ed è esuberante, doveva intervenire l’ammiraglia.

Che cosa dovevano fare?

Fallo andare, hai attorno ancora tutta la squadra, lo riprendi quando vuoi. Anzi, vedrai che torna indietro da solo ben prima del Granon. Invece ha fatto lo spavaldo ed è andato in crisi perché ha gestito male l’alimentazione in una tappa durissima, in cui sono passati più volte sopra i 2.000 metri. Se avessero corso con un minimo di intelligenza tattica, avevano ancora il Tour in mano. E comunque anche in quell’occasione, Tadej si è rivelato un fenomeno.

Nonostante fosse decimata, oggi la UAE Emirates è stata maiuscola. Qui con Bjerg
Nonostante fosse decimata, oggi la UAE Emirates è stata maiuscola. Qui con Bjerg
In cosa?

Il giorno dopo, all’Alpe d’Huez, non lo avrà staccato, però era già in palla. Non ho mai creduto che avesse altro, quella è stata una crisi di fame. Ed essere così forti il giorno dopo è cosa da numeri uno.

Anche Vingegaard non usa la squadra quando scatta Pogacar.

L’ho notato e per me sbaglia anche lui. Ma forse pensa che l’attacco di Pogacar possa essere decisivo. Insomma, Pogacar è Pogacar… Però se invece di saltargli a ruota, lo inseguissero di squadra, correrebbero meno rischi.

Thomas ha difeso alla grande il suo terzo posto dal possibile ritorno di Quintana e Bardet
Thomas ha difeso alla grande il suo terzo posto dal possibile ritorno di Quintana e Bardet
Perché Pogacar ha corso così sul Galibier?

Forse perché si era abituato a vincere facilmente. Se alla Planche des Belles Filles ha davvero dichiarato che Vingegaard è lo scalatore più forte al mondo, forse il giorno del Granon avrebbe potuto essere più attento.

A cosa è servito invece lo scattino di oggi al Gpm di Val Louron?

Ci ha provato. Oppure lo ha fatto perché è un corridore che un po’ concede allo spettacolo. Oppure magari ha in mente anche la maglia a pois. E’ terzo in classifica a 18 punti da Geschke e magari domani potrebbe puntare a prenderla.

Entrambi sfiniti dopo l’arrivo: Pogacar ha vinto, ma la giornata è positiva anche per Vingegaard
Entrambi sfiniti dopo l’arrivo: Pogacar ha vinto, ma la giornata è positiva anche per Vingegaard
Ci si poteva aspettare un finale come fra Pantani e Tonkov a Montecampione?

Pantani fece una serie di scatti e Tonkov alla fine si staccò, ma Pantani era molto più scalatore di Tonkov. Qua invece la sensazione è che Vigegaard sia molto più scalatore di Pogacar. Mentre lo sloveno è più abile a limare e più veloce.

Ti aspettavi un Vingegaard così?

L’anno scorso ha vinto la Coppi e Bartali e tre mesi dopo ha fatto il podio al Tour. Quest’anno è cresciuto ancora, dall’inizio dell’anno è sempre davanti. Non è un predestinato, ha dovuto lavorare sodo ed è migliorato tanto fisicamente e mentalmente. Una situazione come questa, con la maglia gialla, potrebbe destabilizzarti e logorarti. Invece mi pare ben saldo sulle gambe. Insomma, domani se la giocano ancora. Ma Vingegaard sembra avere le carte in regola per tenere ancora duro.