Il pro’ e la scelta degli occhiali: ecco Gazzoli coi suoi Oakley

10.02.2025
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Nel mondo del ciclismo professionistico, ogni dettaglio conta. Gli occhiali non sono solo un accessorio estetico, ma un elemento fondamentale per la prestazione e la sicurezza. Per capire meglio come un corridore seleziona il proprio modello ideale, abbiamo parlato con Michele Gazzoli, atleta della XDS-Astana.

Il team kazako ha come partner tecnico Oakley, brand di riferimento per innovazione e design. La gamma dell’azienda californiana offre un’ampia varietà di modelli, ognuno con caratteristiche specifiche che possono fare la differenza in gara. Ma come si orienta un professionista nella scelta? Si tratta di un equilibrio tra visibilità, comfort, compatibilità con il casco e prestazioni aerodinamiche. E per i professionisti, ogni piccolo dettaglio può fare la differenza tra la vittoria e una giornata difficile in gara. E ora sentiamo cosa ci ha detto Gazzoli.

Nella scelta degli occhiali Gazzoli pone prima di tutto la calzata, poi l’estetica e l’aerodinamica (foto Instagram)
Nella scelta degli occhiali Gazzoli pone prima di tutto la calzata, poi l’estetica e l’aerodinamica (foto Instagram)
Michele, quali sono i criteri fondamentali nella scelta degli occhiali?

La cosa più importante è la versatilità. Oakley ha una gamma talmente ampia che ognuno riesce a trovare il modello perfetto. Ci sono corridori che ancora oggi usano modelli di dieci anni fa, come Alaphilippe con i Jawbreaker, che restano attuali e performanti. Personalmente, prediligo i Kato, perché sono perfetti per la mia conformazione del viso e mi garantiscono un’ottima visibilità. Alla fine, estetica e funzionalità vanno di pari passo.

Cosa rende i Kato il modello perfetto per te?

La calzata è fondamentale. I Kato hanno una struttura a maschera che segue perfettamente la linea del naso, senza interruzioni. Questo li rende molto avvolgenti e stabili. La caratteristica principale è che la lente è un monoblocco, con le stanghette direttamente collegate. Ogni corridore ha un modello che preferisce, ma la vera costante tra tutti gli Oakley è la qualità della lente. Ho provato tanti occhiali, ma la differenza con Oakley si nota soprattutto in condizioni di luce intensa.

Cosa intendi?

Con altre marche, il sole può essere fastidioso, mentre con Oakley la visibilità resta ottimale. E questo succede spesso quando si pedala controluce. Può essere davvero fastidioso, ci sono riflessi (di conseguenza ne viene meno anche la sicurezza, ndr), con questo brand tutto ciò non succede. A mio avviso è un bel vantaggio.

Come hai scelto il tuo modello? Prima hai parlato anche di estetica, ma la componente tecnica non conta?

No, no… conta eccome. Ho testato diversi occhiali, sfruttando il vantaggio di avere accesso a quasi tutta la gamma. Alla fine, almeno per me, la scelta si basa su due fattori: calzata e estetica. Per me la vestibilità conta per il 60 per cento, mentre l’aspetto estetico per il 40 per cento. Gli occhiali devono essere belli, ma soprattutto comodi. Durante la gara uso prevalentemente i Kato, ma anche gli Encoder sono molto validi.

Gli occhiali devono essere compatibili con il casco: un aspetto spesso scontato e non sempre casco e occhiali vanno d’accordo. A volte un certo casco non fa aderire bene l’occhiale. Come risolvi questo problema?

Vero, e infatti una delle caratteristiche migliori dei Kato è la regolazione delle stanghette. Si può modificare l’angolazione della lente per adattarla meglio al viso e al casco. Se hai un naso più basso, per esempio, o una forma del viso diversa, puoi inclinarli per migliorare la vestibilità. Un altro dettaglio utile è la linguetta, che non si vede, sulle stanghette. Questa aiuta a fissarli saldamente quando li appoggi sul casco durante una salita, magari. Sono piccoli accorgimenti che fanno la differenza.

Avete carta bianca anche sulla lente?

Sì. La lente è l’elemento più importante. In gara, quando hai il sole contro, come dicevo, una buona lente cambia tutto. Ho provato molte marche, ma con Oakley la luce viene filtrata in modo perfetto, senza abbagliamenti. Per ogni condizione atmosferica esiste una lente specifica: ci forniscono sia le classiche, sia quelle per la pioggia, che possono essere rosa o trasparenti. Inoltre, abbiamo potuto scegliere i colori della montatura e delle lenti per abbinarli ai colori del team.

Un pregio di Oakley è quello d’incastrarsi bene nel casco quando ci si toglie gli occhiali
Un pregio di Oakley è quello d’incastrarsi bene nel casco quando ci si toglie gli occhiali
Con occhiali sempre più grandi, come cambia la visione periferica? Spesso la montatura massiccia può essere fastidiosa…

L’assenza di montatura nei Kato garantisce una visuale periferica ottimale. Non ci sono ostacoli ai lati o sotto la lente, quindi la visione resta ampia e libera. Anche con altri modelli, come gli Encoder o i nuovi Sphaera, la struttura è progettata per massimizzare il campo visivo. Rispetto al passato, le lenti sono più grandi e la montatura, se presente, è posizionata in modo da non disturbare la vista.

L’aerodinamicità degli occhiali influisce sulla scelta?

Nel ciclismo moderno, l’aerodinamica è fondamentale. Anche se non ci forniscono dati specifici sui vari modelli, basta vedere quanto l’occhiale si integra con il casco per capire che ha un impatto. Quando il design si adatta perfettamente, si riduce la resistenza dell’aria. Non dico che diventi un tutt’uno, ma avere un’accoppiata occhiale-casco ben studiata aiuta sicuramente.

Carapaz è pronto per tre anni tutti d’oro

21.08.2021
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La storia del campesino fa parte della sua vita, ma Carapaz se l’è lasciata abbondantemente alle spalle. I chilometri e le esperienze hanno aiutato l’ecuadoriano a costruirsi una nuova solidità, a partire da quando vinse il Giro d’Italia e proseguendo con il podio all’ultimo Tour de France. L’oro di Tokyo ha messo il punto e mandato a capo la sua storia. Eppure, quando in meno di due settimane alla sua porta di sono presentati i corrieri degli sponsor tecnici della Ineos Grenadiers, consegnandogli il loro carico d’oro, Richard ha sorriso e un po’ è arrossito.

L’ecuadoriano ha sfoggiato il nuovo look alla Vuelta: oro dalla testa ai piedi
L’ecuadoriano ha sfoggiato il nuovo look alla Vuelta: oro dalla testa ai piedi

Richard e le multe

La storia di come vestire il campione olimpico è piena di aneddoti e regole stringenti del Cio. Il primo professionista a vincere i Giochi fu Pascal Richard ad Atlanta 1996. E lo svizzero, che quell’anno correva con la Mg-Technogym e subito dopo passò alla francese Casino, si inventò una maglia bianca con i cinque cerchi: vietatissima. Ma lui non se ne fece un cruccio, si rassegnò a pagare ogni volta una multa e visse e probabilmente monetizzò così la sua gloria olimpica.

Ullrich non fece nulla di particolare, mentre fu Bettini a capire la possibilità di mettere mano al colore degli accessori. E così da allora si è sempre fatto, intervenendo su casco, occhiali, scarpe e bicicletta.

Dogma d’oro

«Vincere l’oro olimpico – disse nella sera di Tokyo – è di gran lunga la cosa migliore che potesse capitarmi, ben più grande del podio al Tour. Immagino che nel mio Paese siano impazziti e li capisco, visto che non vincevamo una medaglia da 24 anni e la mia è la prima nel ciclismo, sport che è seguitissimo».

E per celebrarlo i suoi sponsor si sono scatenati. Come già fatto da Cervélo sulla bici da crono del campione olimpico di specialità Roglic, Pinarello ha messo una mano sulla Dogma F con cui Carapaz ha vinto a Tokyo e come Re Mida l’ha trasformata in oro.

Da Bettini a Carapaz

A seguire si sono mossi gli amici di Sidi, con un intervento sulle Shot 2 che già Carapaz utilizzava dall’inizio dell’anno. Le scarpe bianche sono state impreziosite grazie a una serie di ricami utilizzando un filo dorato e ad alcuni dettagli ugualmente d’oro, che le fa risaltare in modo elegante. Nel 2005 di Bettini, le scarpe ugualmente Sidi vennero invece realizzate con la tomaia tutta d’oro.

Anche Sidi ha messo mano agli scarpini, fregiandoli con un filo e dettagli dorati
Anche Sidi ha messo mano agli scarpini, fregiandoli con un filo e dettagli dorati

Tre anni con l’oro

Come ben si può vedere dalla foto di apertura, mentre Carapaz lotta tutti i giorni alla Vuelta, anche Kask e Oakley si sono allineati con un casco e occhiali d’oro. Casco modello Protone Wg11 che dal blu Ineos nella parte posteriore sfuma fino all’oro della parte anteriore. Mentre è dorato anche il riflesso delle lenti Oakley.

Questa potrebbe essere la livrea di Carapaz fino a Parigi 2024, che semmai sarà aggiornata con il variare dei modelli. Due anni in meno di quanto Van Avermaet abbia portato in giro il suo casco d’oro. A causa del rinvio delle Olimpiadi, il belga s’è fregiato dell’oro per cinque anni. Carapaz brillerà per tre stagioni, ma anche lui rimarrà nella storia dello sport.

Peter Sagan Giro d'Italia 2021

Occhiali grandi, solo moda o c’è altro?

13.05.2021
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Negli ultimi anni gli occhiali dedicati al ciclismo hanno assunto dimensioni sempre più grandi diventando quasi come le maschere da sci. Ci siamo chiesti se questa tendenza sia il frutto di una moda oppure se ci sono delle motivazioni tecniche. Per capirne di più abbiamo parlato con Paolo Tiraboschi, Team Manager di Salice e con Siham Gaci, PR Manager Italia di Bollé.

Stile che viene dal passato

I marchi che producono occhiali per il ciclismo sono molti, ma per capire i motivi che stanno alla base delle dimensioni sempre più grandi abbiamo scelto due aziende che hanno fatto e continuano a fare la storia di questo settore, non a caso Bollé e Salice sono stati rispettivamente il primo e il secondo marchio a realizzare occhiali sportivi.
«Dobbiamo dire che negli ultimi anni il marchio 100% grazie ai successi di Peter Sagan (nella foto di apertura) ha rilanciato l’occhiale di grande dimensione – inizia Paolo Tiraboschi – anche Oakley ha avuto sempre questa tendenza, ma se si guarda bene già negli anni 80 si usavano occhiali di queste dimensioni. Possiamo dire che siamo tornati a quei tempi».

Remco Evenepoel con gli occhiali Oakley al Giro d'Italia
Remco Evenepoel con gli occhiali Oakley al Giro d’Italia
Remco Evenepoel con gli occhiali Oakley al Giro d'Italia
Remco Evenepoel con gli occhiali Oakley al Giro d’Italia anche nei giorni di pioggia

Protezione maggiore

Ma oltre al fattore della moda che si ripete negli anni, ci sono anche dei motivi tecnici.
«Il motivo di fondo di questa scelta sta nella maggiore protezione degli occhi dalla sporcizia, che può essere polvere o detriti vari provenienti dalla strada – continua Tiraboschi – questo evita che gli occhi si irritino. Non nascondiamo che c’è anche un motivo di moda, con l’occhiale grande che è comunque più elegante rispetto a uno piccolo. E poi un altro vantaggio è che si ha un campo visivo maggiore».

L'occhiale Salice 021 ITA Nero
L’occhiale Salice 022 ITA Nero
L'occhiale Salice 021 ITA Nero
L’occhiale Salice 022 ITA Nero ha una monolente ampia e avvolgente

Deve essere avvolgente

Però non tutti gli occhiali di grandi dimensioni sono uguali, ma ci devono essere delle caratteristiche affinché sia efficace.
«Noi riteniamo molto importante che l’occhiale sia avvolgente – ci spiega il Team Manager di Salice – perché in questo modo si riesce ad avere un migliore campo visivo laterale. Se l’occhiale è avvolgente al punto giusto la visibilità laterale aumenta di un 20-30%. Potete immaginare quanto questo sia importante soprattutto nel ciclismo quando si pedala in gruppo. Inoltre, l’occhiale deve essere leggero e deve calzare alla perfezione, altrimenti se da fastidio alle tempie o sul naso è un vero guaio, specialmente per i ciclisti che li tengono molte ore».

Monolente più performante

Una tendenza che si è fatta strada con le dimensioni grandi è quella della monolente.
«La monolente non distorce il campo visivo, in più possiamo dire che per un fatto tecnico di lavorazione è più performante, in quanto è più perfetta rispetto a due lenti separate».

Simon Pellaud in azione con gli occhiali Salice 023
Simon Pellaud in azione con gli occhiali Salice 023
Simon Pellaud in azione con gli occhiali Salice 023
Simon Pellaud in azione al Giro d’Italia con gli occhiali Salice 023

I pro’ sono fondamentali

Salice rifornisce i corridori del Team Androni giocattoli Sidermec con cui ha una continua collaborazione.
«Avere i feedback dei professionisti per noi è importantissimo – ci dice Tiraboschi – ricordo corridori come Tonkov e Rominger che erano sensibilissimi e davano delle informazioni preziose per sviluppare i prodotti».

Negli anni 80 con Lemond

Un altro marchio che collabora con i professionisti, esattamente con la B&B Hotels P/B Ktm, e che vanta una lunghissima tradizione negli occhiali sportivi è Bollé.
«Per noi è un po’ come riprendere i successi del passato – esordisce Siham Gaci – negli anni 80 fornivamo gli occhiali di grandi dimensioni anche a Greg Lemond. La moda è ciclica e si è tornati a quei modelli un po’ retrò».

I Bollé Chronoshield si rifanno allo stile anni 80
I Bollé Chronoshield si rifanno allo stile anni 80
I Bollé Chronoshield si rifanno allo stile anni 80
I Bollé Chronoshield si rifanno allo stile anni 80

Più versatili

Ma anche per Bollé ci sono delle motivazioni tecniche che guidano questa tendenza.
«Oggi riusciamo a realizzare degli occhiali grandi che sono leggeri e hanno il vantaggio di dare una protezione maggiore e un campo visivo molto ampio – ci spiega Siham Gaci – che in bicicletta è molto importante. Inoltre, la montatura più larga ci permette di inserire il parasudore, che invece con gli occhiali piccoli sarebbe complicato da mettere». Un altro aspetto importante è la versatilità: «I ciclisti di oggi usano gli occhiali anche per fare altri sport, per esempio un occhiale grande è adatto anche per sciare».

Bollé occhiali Lightshifters e casco Furio B6B Hotels
Jens Debusschere con gli occhiali Bollé Lightshifters
Bollé occhiali Lightshifters e casco Furio
Jens Debusschere con gli occhiali Bollé Lightshifters

Occhiali grandi anche in futuro

Come con Salice anche a Bollé abbiamo chiesto del perché si usi così tanto la monolente.
«La monolente è meglio per un uso sportivo – ci spiega la Gaci – fa un effetto protettivo come la mascherina nello sci, inoltre è impossibile tecnicamente fare occhiali così grandi con due lenti singole di alta qualità».
Infine, proviamo a capire quale sarà la tendenza per il futuro.
«Per ora si rimane sull’occhiale grande – ci conferma Siham – non ci sono segnali di un ritorno a dimensioni più piccole. Si cercherà di migliorare ulteriormente le qualità tecniche, ma sempre con dimensioni generose»