Macerata Rebirth, fra abbazie e leggende medievali

28.06.2022
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L’appuntamento per questo tour in provincia di Macerata è abbastanza inusuale: non una piazza di una città, di un borgo o un lungomare, bensì un’abbazia romanica, isolata da ogni località: l’abbazia di San Claudio. Arriva Mauro Fumagalli, cicloguida di MarcheBikeLife di cui è titolare. Mauro ha contribuito alla realizzazione di vari percorsi di Marche Outdoor e oggi, dopo la nostra prima uscita sulle strade del Conero, oltre alle sue competenze tecniche, ci mette a disposizione anche qualche chicca storica. 

«C’è una sorta di leggenda attorno all’abbazia di San Claudio – rivela – alla fine del giro di oggi ti dirò».

Restiamo incuriositi, ma è tempo di metterci in viaggio. Di certo questo è un territorio ricco di abbazie, tanto che c’è anche un percorso (da fare a piedi o in bici) che le raccorda tutte. Ad esempio noi muoviamo i primi colpi di pedale in direzione dell’Abbadia di Fiastra, collocata nel bel mezzo dell’omonima riserva naturale vasta quasi 2.000 ettari.

L’Abbadia di Fiastra

La raggiungiamo dopo esserci entrati tramite un tratto nel bosco, un tratto adatto alle bici gravel ma con fondo ben battuto, per cui anche i copertoncini da 28 non hanno problemi. Ai nostri lati superiamo le recinzioni che proteggono gli animali in libertà (tra cui caprioli, faine e tassi) nascosti nei 100 ettari della selva di cerri. Uno di essi però deve avere un privilegio, dato che al bar nei pressi dell’abbazia ci accoglie un pavone che passeggia in tranquillità. Ci guarda per un attimo forse incuriosito dalle nostre bici, poi ci lascia passare. Riempiamo la borraccia proprio alla fontanella davanti alla facciata dell’abbazia dominata dal grande rosone e ripartiamo.

Superiamo Urbisaglia dopo aver fatto una deviazione su ghiaia per ammirare i resti dell’antico teatro romano, risalente al I secolo A.C. quindi l’asfalto riprende con i saliscendi che superano campi di grano che a breve verrà mietuto.

Qui Fiastra. C’è un cammino che unisce tutte le abbazie del maceratese
Qui Fiastra. C’è un cammino che unisce tutte le abbazie del maceratese

In salita a Tolentino

La prossima tappa è Tolentino, ma per metterla nel sacco dobbiamo affrontare un paio di salite che rappresentano le difficoltà maggiori di questo itinerario, che si snoda interamente in un paesaggio collinare. Si tratta di strappi di 3-4 chilometri con pendenze massime dell’8 per cento, ideali per saggiare la gamba senza perdere il feeling con l’ambiente circostante, fatto di profili verdi, campi lavorati e cielo azzurro.

Il Ponte del Diavolo di Tolentino porta con sé un bel carico di leggende
Il Ponte del Diavolo di Tolentino porta con sé un bel carico di leggende

Il ponte del diavolo

A Tolentino entriamo dalla porta sud, posta a controllo del Ponte del Diavolo che attraversa il Fiume Chienti

Perché Ponte del Diavolo?

Perché leggenda vuole che fu costruito in una sola notte dal diavolo, che però chiese in cambio l’anima della prima persona che vi sarebbe transitata. Il costruttore invocò l’aiuto di San Nicola che vi giunse con un cagnolino e una forma di formaggio. Lanciò la forma ed il cagnolino passò sul ponte beffando così il diavolo.

Seppur privi di formaggio, lo attraversiamo anche noi e arriviamo al centro storico del paese che è poco più in alto e, in Piazza della Libertà, ammiriamo l’orologio astronomico formato da più quadranti.

«Adesso ti porto da un amico». Mauro ci guida in un vicoletto per poi sbucare in una piazzetta su cui affaccia un piccolo alimentari. Dentro c’è Giorgio, appassionato di ciclismo, che infatti ha letteralmente tappezzato il soffitto in legno con le pagine di alcune riviste del settore. C’è anche una maglia rosa incorniciata dietro l’uscio, e altre ancora sullo stipite antistante. E’ facile intuire che la sua bottega sia tappa obbligata per i ciclisti in transito.

Fra storia e vigneti

L’uscita da Tolentino attraversa i campi di frumento che nel 1815 furono teatro della battaglia tra le truppe austriache e quelle di Gioacchino Murat, re di Napoli fedele a Napoleone. Per alcuni storici fu la prima del Risorgimento italiano.

Le nostre gravel ci consentono inoltre una deviazione verso la prestigiosa Cantina Pollenza, i cui sterrati ben battuti solcano la vasta tenuta costellata da filari che “covano” le uve del Cabernet Sauvignon, del Sangiovese e del Merlot.

Lo Sferisterio

Sorvoliamo il Castello della Rancia, e, dopo un paio di chilometri sui pedali per salire sulla collina che divide la valle del Chienti con quella del Potenza, eccoci al capoluogo di provincia.

Macerata, circondata dalle mura, ha nello Sferisterio la sua peculiarità: è una vera e propria arena all’aperto dove si svolgono vari spettacoli in un’atmosfera unica, con un’eccellente acustica, stando al parere di cantanti e direttori d’orchestra. Transitiamo poi in piazza della Repubblica dove anche qui svetta un orologio astronomico, anzi planetario, dato che fornisce le posizioni degli astri conosciuti nel XVI secolo, quando fu costruito.

L’acqua non manca neppure in estate: un valore aggiunto per le uscite più lunghe
L’acqua non manca neppure in estate: un valore aggiunto per le uscite più lunghe

La tomba di Carlo Magno

L’ultima parte del tour la pedaliamo sempre sul dorso della collina che funge da spartiacque tra i fiumi Potenza e Chienti.

«Si potrebbe pedalare in cresta – dice Mauro mentre ci dà il cambio – addirittura fino a Civitanova Alta».

Ovvero fino al mare. E invece noi sterziamo a destra e ci rilassiamo in discesa per ritornare all’abbazia di San Claudio. Eccola, sbuca dietro un grande albero che regala un po’ d’ombra a questa stradina secondaria, sola nel bel mezzo della vallata del Chienti.

Mauro, ma qual era la leggenda che ci dicevi quando siamo partiti?

In realtà – risponde la nostra guida togliendosi il caschetto – più che una leggenda potrebbe essere una vera rivoluzione storica. Secondo le tesi del Professor Carnevale, scomparso lo scorso anno, qui ci sarebbe nientemeno che la tomba di Carlo Magno.

Colline e salite come strappi lungo questo anello di Macerata Rebirth
Colline e salite come strappi lungo questo anello di Macerata Rebirth

Un motivo in più

Possibile? E’ una bufala dei nostri tempi? In realtà gli studi del professore sono andati avanti per oltre venti anni, ritenendo che la vera Aquisgrana, il centro della corte del Sacro Romano Impero, non fosse nell’odierna Aachen, in Germania, ma in quest’angolo di Marche in cui oggi risplende l’abbazia. Gli stessi storici tedeschi hanno dovuto fare delle… aperture. Mancano ovviamente delle prove certe, dei ritrovamenti di reperti o documenti, ma il dibattito è aperto. E se un domani si dovessero riscrivere i libri sul Medioevo, avrete un motivo in più per inforcare la bici e venire a pedalare tra queste colline ammantate di storia… 

Macerata Rebirth ha altri due anelli, il primo e il terzo, con percorsi che si avventurano sui crinali delle colline e verso le prime montagne, consultabili a questo link.

Cantine e assaggi d’Appennino: primo e terzo anello

28.06.2022
4 min
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Vediamo da quali altri percorsi è composto Macerata Rebirth, circuito di tre itinerari di Marche Outdoor, dopo aver descritto il secondo anello in giro per abbazie, cantine e leggende.

Il primo anello

L’anello numero uno si potrebbe soprannominare “la quiete prima della tempesta”. Infatti è possibile suddividerlo in due parti. I primi 24 chilometri sono di sostanziale pianura, poi un toboga per tornare verso il mare, dove di pianura non c’è nemmeno l’ombra. Partenza e arrivo sono fissati a Civitanova Marche e, nel complesso, l’itinerario non è dei più impegnativi, contando 54 chilometri totali e circa 600 metri di dislivello.

Lasciata Civitanova si risale la vallata del Chienti rimanendo sulla sinistra orografica del fiume, di pari passo con la ferrovia che si addentra nel Maceratese. Si superano infatti i centri di Montecosaro Scalo e Morrovalle Scalo. Altra stazione che può essere utile per un eventuale scambio intermodale treno+bici è quella di San Claudio, proprio nei pressi dell’Abbazia descritta nel secondo anello di Macerata Rebirth.

Sosta a San Claudio

La sosta all’abbazia romanica di San Claudio è doverosa, vuoi per il suo fascino di essere collocata nel mezzo della valle, isolata dagli altri centri urbani, vuoi perché di qui a poco, come dicevamo, la pianura sarà solo un ricordo.

Il primo anello avvicina nuovamente l’abbazia di San Claudio
Il primo anello avvicina nuovamente l’abbazia di San Claudio

Al chilometro 23, infatti si svolta a destra per incrociare per l’ultima volta la ferrovia che conduce a Macerata. Il capoluogo di provincia viene solo lambito dal percorso, rimanendo sulla sinistra, mentre davanti si affronta lo strappo più impegnativo di giornata, quello di Contrada Valle, lungo appena 1,3 chilometri, ma con una pendenza media dell’8,5 per cento. Curva a gomito a sinistra per Via Lattanzio Ventura a riprendere la strada verso il mare.

Arrivo a Morrovalle

Ora si viaggia in cresta superando la Cantina dei Conti Lucangeli (foto di apertura). Piacevole discesa fin quasi a incrociare il tragitto dell’andata, poi di nuovo un chilometro abbondante di salita ma con pendenze più miti, tra il 6 e il 7 per cento. La strada continua a salire in falsopiano superando gli abitati di Santa Lucia e Contrada Culmici. Poi raggiunge Morrovalle, località con 10.000 abitanti e diversi edifici storici, come il trecentesco Palazzo Lazzarini o il Convento Francescano risalente all’XI secolo.

Dalle Cantine Lucangeli, panorami sulla valle e tanto verde
Dalle Cantine Lucangeli, panorami sulla valle e tanto verde

Tra vari saliscendi sempre sulla collina che divide il Chienti dal Potenza, si supera Montecosaro (visibile alla propria destra). Raggiungiamo ora Civitanova Alta, la cui struttura medievale è ancora intatta. Curiosità: transitando per Porta Marina potete osservare un cipresso che è nato proprio all’interno della fascia merlata della fortificazione. Gli ultimi chilometri di discesa verso il mare, si concludono a nord del porto di Civitanova Marche. Da qui è possibile tornare al luogo di partenza costeggiando il lungomare.

Il terzo anello

Il terzo anello di Macerata Rebirth invece è di tutt’altra foggia. Con i suoi 109 chilometri e 2.000 metri di dislivello diventa un percorso davvero allenante.

Partenza e arrivo a Tolentino (i tre anelli sono contigui) e stavolta si pedala in senso antiorario. Lasciato il Ponte del Diavolo, i primi 6 chilometri non presentano difficoltà. Quindi si comincia a salire verso Serrapetrona, con uno strappo di quasi 3 chilometri al 7,8 per cento. L’ambiente collinare lascia spazio a quello appenninico raggiungendo la quota di 750 metri, per poi ridiscendere leggermente verso Camerino. Sede di un’importante università, questo centro è stato severamente colpito dal sisma del 2016.

Il fondovalle è raccordo perfetto per strade che nel terzo anello puntano verso l’Appennino
Il fondovalle è raccordo perfetto per strade che nel terzo anello puntano verso l’Appennino

Ai confini dell’Umbria

Scesi dal paese occorre affrontare un’altra asperità di oltre 3 chilometri al 7,6 per cento di pendenza media, al fine di svalicare a 770 metri e sbucare nella vallata dell’alto Chienti. Il successivo paese è infatti Serravalle di Chienti, vera e propria “porta” per l’altopiano di Colfiorito. Siamo ai confini con l’Umbria e dell’altopiano questo percorso copre la parte orientale, quella marchigiana.

Inizia il rientro sulla Strada Provinciale Pievetorina-Colfiorito, dove si svalica al punto più alto del tour, circa 890 metri di quota.

Tolentino e i suoi portici sono partenza e arrivo del terzo anello di Macerata Rebirth
Tolentino e i suoi orologi sono partenza e arrivo del terzo anello di Macerata Rebirth

Ritorno a Tolentino

Le difficoltà maggiori sono alle spalle. Nei primi 52 chilometri si accumulano 1.500 dei 2.000 metri di dislivello totali, mentre la lunga discesa verso Pievetorina consente di recuperare energie.

Si punta quindi verso nord per incontrare di nuovo il corso del Chienti che in breve ci porta a costeggiare il Lago di Polverina, molto apprezzato dagli amanti della pesca sportiva. Al chilometro 85 si supera l’abitato di Caldarola e da qui, gli ultimi 20 chilometri si presentano piuttosto mossi. Si fa sentire soprattutto lo strappo che segue l’abitato di Camporotondo di Fiastrone (2,3 chilometro al 6 per cento). Facile rientro verso Tolentino per questo tour tra Appennino e colline maceratesi.