GB Junior Team in Olanda e lo stupore dei ragazzi

02.06.2025
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E’ diventata quasi una piacevole tradizione, quella delle trasferte estere del GB Junior Team. Due all’anno, sempre le stesse. Nella scorsa stagione avevamo seguito la squadra canturina in Belgio in estate, questa è la trasferta primaverile, in Olanda per la SPIE Internationale Junioren Driedaagse. Una partecipazione, quella del team lombardo, che viene da lontano.

A seguire i ragazzi sulle strade neerlandesi come diesse (ma in quei casi si è un po’ tuttofare) è stato Loris Ferrari, che racconta la settimana partendo da un importante principio: «Noi guardiamo a queste occasioni per il carico di esperienza che possono dare ai ragazzi, ma in questo senso intendiamo la settimana nel suo complesso, con la trasferta, il fare gruppo, il preparare le tappe…».

Loris Ferrari, con un passato agonistico e diesse da tempo nel GB Junior Team
Loris Ferrari, con un passato agonistico e diesse da tempo nel GB Junior Team
Perché proprio questa corsa?

Abbiamo uno stretto contatto con gli organizzatori, ereditato – come anche per la prova belga – da quando era direttamente il Comitato Regionale Lombardo a inviare una propria rappresentativa. Noi abbiamo scelto di coltivare quei rapporti proprio per permettere ai ragazzi di fare un paio di esperienze importanti all’estero. Questa olandese potrebbe essere tranquillamente una prova di Nations Cup, sono gli stessi organizzatori a non volere l’ingresso nella challenge, che impone la presenza di rappresentative nazionali, per essere liberi di invitare chi vogliono.

Che tipo di corsa è?

E’ di alto livello, ma molto diversa da quella belga. Questa è più orientata verso i passisti veloci e richiede anche ottime doti di guida, considerando ad esempio la prima tappa che prevedeva quattro giri di un percorso con molto pavé. Nella seconda c’erano tre lunghi tratti, per un totale di 15 chilometri, dove un forte influsso lo ha anche il vento. L’ultima, più orientata verso le Fiandre, era più vallonata, con molti strappi, riprendendo anche alcune delle salite storiche della Liegi. Nel mezzo una cronometro di 11 chilometri.

La presentazione del team lombardo al primo giorno di gare. Una corsa in 3 giornate, con al sabato 2 semitappe
La presentazione del team lombardo al primo giorno di gare. Una corsa in 3 giornate, con al sabato 2 semitappe
Che squadra avete portato, erano tutti alla loro prima esperienza?

Avevamo Julian Bortolami e Pietro Galbusera che sono al secondo anno e sono quindi più assuefatti a certi tipi di gare, gli altri tre (Ruben Ferrari, Giacomo Dentelli, Manuele Migheli) erano invece all’esordio, e non posso negare che l’approccio è stato carico di stupore. Mi raccontavano che sono rimasti colpiti dal modo profondamente diverso di interpretare queste gare, dove si parte sempre a tutta. Infatti per tutta la settimana mi sono raccomandato di far capire loro che il difficile è all’inizio, bisogna tenere duro, poi la corsa diventa più gestibile e infatti mi hanno confermato che i finali venivano più facili.

Nel complesso com’è andata?

Non abbiamo avuto i risultati che speravamo. Nella prima tappa avevamo puntato sulla volata di Dentelli ma è caduto, abbiamo riassettato la strategia di squadra supportando lo sprint di Ferrari ma non era molto adatto a lui, infatti la Top 10 finale era stata buona. Nella crono speravamo molto in Ferrari e Bortolami, ma lì ha influito molto il tempo, loro hanno corso con la pioggia e sono stati penalizzati, con Bortolami che valeva molto di più  del 12° posto finale.

Sulla crono si puntava molto ma le differenti condizioni meteo hanno influito. Alla fine 12° posto di Bortolami
Sulla crono si puntava molto ma le differenti condizioni meteo hanno influito. Alla fine 12° posto di Bortolami
E nella terza e ultima giornata?

Una caduta iniziale sul pavé ha costretto Bortolami e Galbusera a spendere molte energie per rientrare. Nel finale c’era un gruppo di una quarantina di “superstiti” e fra questi avevamo tutti e 5 i nostri, ma non avevano abbastanza forze per costruire qualcosa. Ma io giudico la trasferta comunque positiva, per quello che hanno provato, che hanno imparato. Ad esempio hanno affrontato due semitappe in un giorno che è un sistema che stravolge completamente le loro abitudini nei giorni di gara. L’obiettivo era assaporare il mondo del vertice di categoria, imparare a essere pronti a tutto.

Corse a parte?

Noi avevamo scelto una soluzione alternativa all’albergo dell’organizzazione: avevamo affittato un appartamento e quindi ci gestivamo in completa autonomia, il che ha significato fare vita di gruppo H24. Questa è stata una cosa molto importante perché ho visto da parte loro un pieno coinvolgimento, poche distrazioni legate allo smartphone ma più vita di gruppo, attenzione anche a quello che faceva lo staff, alla preparazione dei mezzi.

Un bilancio alla fine con tanta esperienza (nella foto degli organizzatori, col 20 Manuele Migheli)
Un bilancio alla fine con tanta esperienza (nella foto degli organizzatori, col 20 Manuele Migheli)
Alla fine la corsa, vinta dal belga Rune Boden, come ti è parsa come livello qualitativo?

E’ stata molto qualificata a dispetto del fatto che c’era una prova di Nations Cup in contemporanea. C’erano molti club di primo piano del Centro-Nord Europa. Direi che si può paragonare, come livello, a classiche nostrane come quella di San Vendemiano. C’erano una forte partecipazione straniera, ma per far capire a che livello si viaggiava c’è un numero che mi è rimasto impresso: per buona parte della prima tappa si è viaggiato a quasi 50 all’ora…

La Pool Cantù in Belgio. Racconto di un’avventura

16.08.2023
4 min
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Quando un team juniores affronta una trasferta all’estero è sempre una notizia. Il Pool Cantù 1999 ha affrontato un viaggio in Belgio per la 57esima edizione dell’Auber Thimister Stavelot, prova a tappe di 3 giorni che per i ragazzi del sodalizio lombardo è stato non solo una corsa, ma una vera scuola di vita. Loris Ferrari, il diesse al seguito, ha raccolto tante impressioni partendo da un assunto: in gare del genere i risultati sono sì importanti, ma è l’esperienza in se stessa che conta davvero.

«Questa era la terza volta che partecipavamo alla gara – racconta Ferrari – precedentemente vi prendeva parte la rappresentativa lombarda. Un nostro dirigente conosceva bene gli organizzatori così abbiamo preso il loro posto, da tre anni a questa parte. Noi programmiamo due trasferte all’estero ogni anno: una in Olanda a fine maggio e questa».

Cedric Keppens (BEL) vince l’ultima tappa e la classifica finale. Travella 31° a 3’41” (foto Facebook/Auber Thimister Stavelot)
Cedric Keppens (BEL) vince l’ultima tappa e la classifica finale. Travella 31° a 3’41” (foto Facebook/Auber Thimister Stavelot)
Che valore ha quest’evento?

Già il fatto di essere in Belgio che è un po’ una delle roccaforti del ciclismo varrebbe da solo la trasferta, ma per loro questa prova è come il Lunigiana per noi, un evento di riferimento assoluto. E’ la gara principale in quella zona del Belgio, lo scorso anno avevano partecipato tanti campioni nazionali per far capire la sua importanza. Quest’anno ha sofferto la concorrenza con i mondiali che si svolgevano lo stesso fine settimana, ma c’erano comunque tantissime compagini straniere, anche da Australia e Usa.

Che tipi di percorsi avete trovato?

Quelli classici delle Ardenne, anche questo è servito molto ai ragazzi per crescere. Non c’è praticamente mai pianura. Le prime due tappe avevano dislivelli da 1.500 metri, l’ultima addirittura 2.400 metri, con all’intero alcune epiche salite della Liegi-Bastogne-Liegi come lo Stockeu. Non è un caso se nel suo albo d’oro recente c’è gente come Kelderman, Gaudu, Evenepoel

I passaggi su pavé sono stati difficoltosi per la pioggia. Qui Christian Sanfilippo (foto Facebook/Auber Thimister Stavelot)
I passaggi su pavé sono stati difficoltosi per la pioggia. Qui Christian Sanfilippo (foto Facebook/Auber Thimister Stavelot)
Che impressione ne hanno ricavato i ragazzi?

La cosa che mi dicevano tutti è che è un mondo completamente diverso dal nostro. Sapevano che sarebbero andati incontro a una gara molto difficile ed erano preparati, fisicamente e mentalmente. Nella prima tappa solo una caduta a meno di 2 chilometri dal traguardo ci ha impedito di ottenere qualcosa d’importante. Come si è visto nella seconda, erano fuggiti in 7 e non sono più stati raggiunti ma Fiorin ha vinto la volata del gruppo. Nel complesso comunque abbiamo ottenuto 3 piazzamenti nella Top 10 con Grimod, Fiorin e Travella, è un buon bilancio.

Nell’ultima tappa però ben 4 su 6 si sono ritirati…

Era una tappa “troppo belga”. Fiorin e Ferrario, quelli meno a loro agio con questo clima, hanno mollato quasi subito, Bonalda ha rotto una ruota con l’ammiraglia lontana, Grimod stava morendo di freddo, lo abbiamo fermato noi.

La volata del secondo giorno, Fiorin sulla destra coglie il 7° posto (foto Facebook/Auber Thimister Stavelot)
La volata del secondo giorno, Fiorin sulla destra coglie il 7° posto (foto Facebook/Auber Thimister Stavelot)
Quanti eravate in trasferta?

Sei corridori e altrettanti d’accompagnamento tra massaggiatori, meccanici e io che sovrintendevo il tutto. Avevamo un’auto e un furgone. I ragazzi all’andata sono arrivati in aereo, al ritorno ci siamo stretti e siamo partiti tutti insieme. La logistica era molto curata: eravamo in un appartamento che gestivamo autonomamente, favoriti anche dal fatto che le tappe erano tutte vicine. Rispetto alla soluzione dell’albergo era preferibile.

Che atmosfera avete trovato?

Bellissima quando si dice che questa è la patria del ciclismo hanno ragione, trovi gente entusiasta ogni giorno. I ragazzini venivano a chiedere borracce e selfie, i ragazzi dicevano che si sentivano quasi dei professionisti… Era qualcosa di contagioso.

Per i ragazzi lombardi sempre tanto affetto da parte dei locali, qualcosa che è rimasto nel cuore (foto Facebook/Auber Thimister Stavelot)
Per i lombardi sempre tanto affetto da parte dei locali (foto Facebook/Auber Thimister Stavelot)
In Italia di corse a tappe per juniores ce ne sono pochissime. E’ forse questa mancanza di esperienza che i nostri pagano quando vanno all’estero?

Un po’ sì, per fortuna si è corso ai ripari da quest’anno, togliendo quel vincolo di far partecipare i ragazzi a sole due corse di più giorni, quando vediamo che all’estero fanno quasi solo quello. Gli organizzatori pian piano si stanno facendo avanti, vedi il Giro del Veneto. E le gare alle quali abbiamo partecipato avevano un livello ottimo. Ci vorrà un pochino di tempo, ma sono sicuro che quel gap verrà presto colmato.