Germani

Germani, idee chiare e pedalare. Sentiamolo…

26.09.2020
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Dopo Antonio Tiberi ecco un altro talento dal Lazio: Lorenzo Germani, ciociaro di Roccasecca (Frosinone), classe 2002.

Il giovane portacolori della Work Service Romagnano è stato secondo al campionato italiano juniores di Montegrotto Terme e ha inanellato poi altri successi nei due anni in questa categoria. Dopo un passaggio non certo facile tra gli juniores, Germani ha trovato fiducia e costanza di rendimento.

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Germani in trionfo al Gp Garfagnana 2019
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Vittoria al Gp Garfagnana 2019
Lorenzo, partiamo dalla corsa tricolore: come è andata? Più gioia o amarezza per la piazza d’onore?

E’ un secondo posto che sa più di amaro che di soddisfazione. Ero contento perché avevo corso bene, ci credevo, ma ho avuto rammarico perché mi è mancato davvero poco (ha perso in volata da Andrea Montoli, ndr).

Avete fatto una fuga lunga…

Siamo partiti a 40 chilometri dal traguardo, prima eravamo un gruppetto di otto corridori e poi siamo rimasti in due. Ho provato a staccare Montoli in tutti i modi ma non ci sono riuscito.

Che tipo di corridore ti senti?

Abbastanza completo direi. Riesco ad adattarmi bene a molti percorsi e a molte situazioni, ma non nelle volate. E mi piacciono le cronometro.

Come dicevamo il tuo primo anno da juniores non è stato facile, ti sei rotto il femore: come è andata?

Era il 9 gennaio e mi stavo allenando. Ho preso una buca e sono finito sul bordo di un marciapiede. Mi sono rotto il femore destro e ho riportato uno strappo nel muscolo vasto mediale della gamba sinistra. E questo mi ha dato molti problemi, però sto recuperando bene.

Cosa hai pensato in quel momento?

All’inizio non ho realizzato bene, sentivo solo un gran dolore. Quando poi ho capito la situazione, ho cercato subito di guardare positivo. In fin dei conti ero un primo anno e avrei avuto tempo per recuperare. Inoltre ho avuto vicino molte persone, a partire dai miei genitori. Sono stato due mesi completamente fermo. Sono anche ingrassato 4-5 chili.

Quando sei risalito in sella?

Il 21 marzo, primo giorno di primavera, una rinascita. E sono tornato in corsa il 28 aprile. Era una gara piatta e sono riuscito a finirla. Mi sono messo a disposizione dei compagni di squadra.

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Il podio del tricolore junior 2020 (da sinistra) Germani, Montoli, Calì (foto Scanferla)
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Tricolori junior (da sin.) Germani, Montoli, Calì (foto Scanferla)
Però, che tenacia!

Sì, ce la metto sempre tutta. La cosa particolare è che il 9 giugno, esattamente sei mesi dopo l’incidente, sono tornato alla vittoria. Era praticamente a casa e sono riuscito a vincere nonostante non fossi in forma. Poi ho conquistato altre due corse, ma quel giorno ho davvero capito che avevo recuperato e che potevo tornare a guardare avanti.

Hai una salita test?

No, qui nella bassa Ciociaria ho diversi percorsi, mi piace cambiare. Per questo preferisco fare gli allenamenti lunghi, quelli di 4 ore. Mentre amo poco gli scatti.

C’è un corridore che ti piace?

Cancellara perché era un vero fenomeno e ha vinto il Fiandre, ma anche De Gent e Wellens. Mi piacciono i corridori che attaccano, che non hanno paura. Mi riconosco in loro perché non si tirano indietro quando c’è da far fatica.

Chi ti ha trasmesso la passione per la bici?

Mio papà Maurizio, lui l’ha presa una decina di anni fa e io l’ho seguito. Lui tra gli amatori e io tra i G3.

Che scuola fai?

Lo scientifico, ma ho già finito perché ho fatto la primina. Per adesso non andrò avanti, voglio vedere come andranno le cose e concentrarmi sulla bici.

Montoli, dalla paura alla gioia del tricolore juniores

26.09.2020
3 min
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Andrea Montòli, con l’accento sulla seconda O. Anche per il grande Gino Bartali c’era un problema di pronuncia del suo cognome quando era agli inizi: a Ginettaccio l’accento glielo mettevano sulla seconda A. Speriamo che questa similitudine sia di buon auspicio per il giovane lombardo.

Scherzi a parte, Andrea Montoli, classe 2002, veste i colori del mitico C. C. Caturino 1902 e questa estate a Montegrotto Terme (Padova) si è laureato campione italiano juniores.

Andrea Montoli primo sul traguardo tricolore di Montegrotto Terme lo scorso 5 settembre
Andrea, partiamo da quel giorno tricolore…

Già dopo pochi chilometri ero in fuga con un gruppetto di 17. Poi ci hanno ripreso e sono ripartito con un altro drappello. Man mano ci sgranavamo e alla fine siamo rimasti in due, io e Lorenzo Germani. In totale ho fatto 110 chilometri di fuga su 140. Ho pensato che se volevo quel risultato me lo sarei dovuto cercare.

Hai sentito la pressione? O meglio, in generale senti la corsa?

Stavo bene e la corsa così ondulata era adatta alle mie caratteristiche, tuttavia non mi aspettavo di vincere. Non ero tra i favoriti. Quel giorno ero un po’ teso, però alla fine mi sono detto che era una gara come le altre. Soprattutto quest’anno, col fatto del covid, eravamo sempre gli stessi. Diciamo che ero più determinato che teso. Di solito non sono uno che si chiude prima del via, non sto in silenzio, scherzo coi compagni.

Hai una storia particolare. Un problema di salute che ti aveva anche impedito di correre e non solo…

Mi hanno trovato un linfoma tre anni fa, ho fatto sei cicli di chemio fin quando a novembre 2017 mi hanno dichiarato ufficialmente guarito. Ora continuo a fare dei controlli. Durante quel periodo ero debole, ho perso i capelli, però un paio di giri al mese con mio padre Mario riuscivo a farmeli. La bici era la mia passione. Quando i medici mi hanno detto che potevo risalire in sella è stato come ripartire da zero.

Come hai vissuto quei mesi?

Sono sempre stato molto motivato. Sapevo che la malattia c’era e che andava combattuta. Era una “cosa da fare” e così l’ho fatta, senza starci a pensare troppo. Ammalarsi a 15 anni non è da tutti. Spero che la mia storia possa essere da esempio per gli altri. Non bisogna arrendersi mai, i limiti si possono superare. Ho sentito la forza di un guerriero, perché è così che mi sentivo. Inoltre dire che i miei genitori me l’hanno “venduta” bene, mi hanno accompagnato pian piano e non hanno mai usato la parola tumore.

Quando sei tornato a correre? E soprattutto tutto ciò ti ha reso più forte?

Sono tornato a correre da allievo di secondo anno. Ora in corsa quando sono in difficoltà mi dico sempre di stringere i denti, che questa fatica è una vera cavolata. Per il resto ci sono le tattiche, i movimenti, i lavori di squadra che sono quelli e che si acquisiscono sempre di più. E in tal senso noi compagni della Canturino ci troviamo e ci muoviamo bene.

Prima hai detto che il percorso ondulato si adattava alle tue caratteristiche: che tipo di corridore ritieni di essere?

Un passista veloce. Mi sono piazzato bene anche nelle gare in salita, però preferisco gli strappi o al massimo le salite di 3-4 chilometri, avendo un buono spunto negli sprint ristretti posso dire la mia.

Dallo scorso anno Montoli corre per il C.C. Canturino, eccolo in posa con la maglia tricolore
E quindi all’italiano ti andava bene arrivare in volata? Conoscevi Germani?

Lui lo conoscevo, sapevo che era tra i migliori. Ho capito che ce l’avrei potuta fare ai 300 metri perché ero in seconda posizione, quella migliore per uno sprint a due.

Ti alleni da solo o con i tuoi compagni?

Esco spesso con i compagni di squadra e mi piace perché è più divertente che allenarsi da soli. Seguiamo i programmi di Ruggero Borghi. Facciamo le sue tabelle, ma senza potenziometro, almeno io. Ancora mi trovo bene solo con il cardio.

Hai un campione preferito?

Vincenzo Nibali, ho anche avuto modo di conoscerlo. E’ stato prima di una Coppa Bernocchi di qualche anno fa. Il nostro medico sociale era Carlo Guardascione che era anche il medico della Bahrain-Merida. Quando siamo andati nel suo hotel il dottore lo ha chiamato e Vincenzo è sceso. Abbiamo fatto le foto e ci ha fatto gli in bocca al lupo. Mi piace anche Peter Sagan e spesso ascolto le storie di Giuseppe Saronni, anche lui è di Parabiago come me.